martedì 14 ottobre 2014

La Fiera delle Parole 2014

Il weekend passato si è svolta a Padova la Fiera delle Parole, manifestazione culturale che, nell'arco di una settimana, presenta libri, riflessioni, commenti di attualità e star letterarie.
La nobiltà dell'impresa è notevole, la realizzazione, come tutti gli anni, lascia a desiderare.
Pochi volontari, quelli che ci sono poco informati, cambi di programma non comunicati, eccessiva rigidità nell'ingresso/uscita agli interventi.
Poi in realtà la situazione è piacevole e ti riporta a contatto con la parte più intima di te.

Io ho avuto la possibilità di seguire solo 3 incontri.

il primo, Nicolai Lilin, ex caso letterario con la sua Educazione Siberiana, ha presentato il suo ultimo lavoro, il primo vero romanzo. Persona curiosa, piacevole, molto schietta ma educata. E molto anticonformista. O meglio, presenta un punto di vista a cui non siamo abituati. Discutibile, ma interessante.
Io e Zia abbiamo convenuto che il personaggio Kolima (suo soprannome) è molto solido ed è complicato capire dove finzione e realtà si fondano.

Il secondo incontro ha fatto felice mia madre. Andrea Vitali è uno degli autori che legge più volentieri in questo periodo. E' un autore "di campagna", ricorda tanto i Guareschi con le sue vicende popolari, comiche e concrete.
Anche l'autore è così, comico ma realista. Medico di base, ha nelle sue tasche una notevole quantità di aneddoti che lavora in maniera molto schietta creando tragicomiche storie reali.

L'ultimo incontro cui ho partecipato è stata la "reading" di Valerio Massimo Manfredi sul suo ultimo romanzo sulla vita di Odisseo.
Con la partecipazione di Sebastiano Somma e di altra tizia attrice, l'incontro è stato un continuo alternarsi tra letture e commenti storico-letterari. Pesonalmente mi aspettavo un approccio più storico e meno romanzato riguardo ad una storia trita e ritrita ma sempre affascinante, però Valerio è così. Anche in Aleksandros c'è la stessa, prevalente, componente romantica.
Non mi è particolarmente piaciuto però è stato un piacevole ripasso.

Nel complesso, tante code, tante ingiustizie, incontri molto monolaterali (cioè pochi dibattiti) e tanta gente.
Questa è la vera cosa positiva.




Seya

venerdì 3 ottobre 2014

tristezza

Sono triste. Una di quelle tristezze strane, improvvise, che ti farebbero scoppiare in lacrime in mezzo ad una piazza affollata se non fossi dotata di un pò di autocontrollo.
Non c'è un vero motivo.
Non c'è neanche qualcuno su cui scaricare il mio stato d'animo.

Forse è il fatto che questa settimana non mi hanno chiamato per l'aeroporto, forse la pesantezza della settimana in stage, forse la mancanza di una figura stabile al mio fianco, forse ancora la delusione del nuovo corso di russo.
Per non parlare di quello di pattinaggio.

Boh. Oggi gira così.

Me ne vado in Foresteria.



seya

lunedì 29 settembre 2014

il cellulare

il mio povero cellulare, 7 anni di vita portati benissimo, ha iniziato a dare forfait.
O meglio, il touchscreen ha iniziato a fare le bizze, e quindi dopo settimane di insulti e litigate con l'elettronico pezzo di plastica, ho deciso di chiedere a mio padre per un cellulare nuovo.

Lui: "Ottimo! Tieni questo" cioè il suo Galaxy s4 "così mi posso prendere l'ultimo...".

Ho come la sensazione che non aspettasse altro..

Seya


PS: l'idea di avere un cell che si collega a internet mi mette ansia..

giovedì 18 settembre 2014

Le due vie del destino - the railway man

Colin Firth non ne sbaglia una.
Okay, è uno dei miei attori preferiti, ma non sono di parte se dico che anche nel suo ultimo film dà una interpretazione magistrale di un veterano di guerra inglese in piena crisi post trauma.

La storia è scontata ma poco conosciuta, ovvero il tema trattato (la costruzione della ferrovia nel sud est asiatico da parte dei prigionieri inglesi, sotto la mano dura dei giapponesi) è poco conosciuto, per me proprio sconosciuto, però la trama si scopre facilmente già dalle prime battute.

No vi svelo come si svolge la storia perchè vi lascio il piacere di godere dell'arte di Firthe colleghi, mi soffermo invece a sottolineare quanto mi sia piaciuta la fotografia e quanto abbia apprezzato la scelta del tema.

Con una tematica, la Seconda Guerra Mondiale, trita e ritrita, si è riusciti a estrarne una visione nuova e insolita. Il fronte asiatico (che personalmente non ho mai nè studiato nè sentito) e le sue difficoltà, i prigionieri di guerra considerati schiavi per costruire quella che adesso è una realtà: la grande ferrovia.
A questa ambientazione storica, si è sovrapposta una storia reale e si è scavato nell'anima di un soldato giovane e sognatore che, in seguito alle torture e alle privazioni subite, è diventato un uomo silenzioso e tormentato.
La ricerca di risposte e di una vendetta, l'amore di una brava donna, il supporto di un amico, condiscono il tutto di quei temi universali e cari ai più.

Bello, vale il prezzo del biglietto!

Buona visione!



Seya

giovedì 11 settembre 2014

teoria o pratica?

Leggevo 10 minuti fa un intervento di Saviano sull'Espresso sulla riforma della scuola.
Premesso che non ho capito quasi nulla della riforma, uno dei concetti che condivido con Saviano è "Non sapevo cosa fare, così ho fatto una riforma della scuola".

Io sono uscita dal Liceo appena in tempo per salvarmi dalla Moretti e ho visto da fuori tutte le successive modifiche. 
Adesso che lavoro (cioè, finche non finiscono lo stage e la stagione in aeroporto) mi rendo conto quanto sia limitata la formazione che ho ricevuto. Non parlo solo di Liceo, ma anche di università.

O meglio, non limitata, quanto piuttosto bah, non saprei neanche come definirla!

Lavorando in aeroporto mi rendo conto che alla gente con cui comunico in lingua poco (più o meno dai) interessa che io usi una perfetta consecutio temporum o che la mia pronuncia sia oxfordiana. Cose su cui invece ho perso ore e ore sui banchi di scuola e università, quando avrei piuttosto avuto maggior bisogno di ampliare il lessico.
Lavorando qui in stage, mi rendo conto che non interessa a nessuno che io programmi in 25 linguaggi diversi o che abbia fatto certificazioni informatiche diverse.
Qui usiamo Excel (non una versione Pro, ma proprio quello casalingo!) per l'ottanta percento del tempo.
Alla faccia della modernità e dell'efficienza lavorativa!
Che poi io stia lavorando con dei metodi preistorici, va beh, è questo posto che funziona ancora a pennino e carta lavorata a mano.
E la cosa che mi fa arrabbiare, è che ai colloqui o sugli annunci di lavoro ti chiedano tutte queste abilità e certificazioni, che poi non ti aiuteranno minimamente.
Mi rendo conto che l'esperienza pratica è assolutamente necessaria.

Le riforme, i progetti scolastici e tutte le menate sono importanti e indispensabili ma per lavorare servono stage e periodi sul fronte lavorativo. 
C'è tutta una generazione che arriva a 27 anni, senza aver mai portato una pizza ad un tavolo o presentato una fattura a un commercialista.
La maggior parte dei miei amici sono tra questi.
E non capiscono me che mi nego alle uscite perchè sonoo stanca dopo 8-9 ore di lavoro.

Bisorrebbe dare fondi e strutture per uniformare il sistema scolastico ma poi buttare soldi nella produzione, perchè limitandosi a riformare la scuola e facendo sentire i ragazzi mai abbastanza qualificati (Dio solo sa quante volte mi hanno fatto sentire un'idiota ignorante), li costringerai ad uscire da questo paese.

Non capisco se sono solo io a pensarla così.

Se potessi inventare la mia scuola ideale, ora come ora, sarebbe un mix equo tra praticità e problemi reali, e la meraviglia storica, artistica e letteraria.
Perchè ..

"O frati", dissi "che per cento milia 
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia

d'i nostri sensi ch'e' del rimanente
non vogliate negar l'esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza". 



Seya

PS: in onore di Mela, sto rileggendo i Viceré!

lunedì 8 settembre 2014

Io sono un gatto

Il romanzo è stato scritto nel 1905 in Giappone da Natsume Soseki e ha per protagonista un gatto che vive in casa della famiglia di un insegnante di inglese.

La storia non ha un vero e proprio filo conduttore od una trama che evolva nel tempo, però rappresenta lo spaccato della vita di inizio secolo scorso in un mondo completamente da quello vissuto in Europa.

Ci si muove in risciò o vetturine, si indossano kimono, si scrivono haiku e si recita il no.
O meglio, questo è quello che fa il padrone del gatto, strambo personaggio che si crede più colto e versatile di quanto sia in realtà.
Uomo di poche abilità ma tanti giudizi, il professore è circondato da una combricola di amici strani che gli fanno visita continuamente e alterano quelle che sono le sue certezze su una realtà in continuo mutamento.

Personalmente ho trovato la traduzione (non posso parlare diprosa, non avendolo io leto in lingua originale) un pò pomposa e pesante.

La storia è accattivante e il punto di vista anche, eppure finisce in secondo piano quando la palpebra ti cala per i ghirigori stilistici inseriti.
Che poi, 'sto gatto, sarebbe da fargli fare un viaggio di sola andata per Vicenza in alcuni momenti.
(Visentin magna gati!).

Boh, provate a leggere e poi fatemi sapere!




Seya

venerdì 29 agosto 2014

di maestri e insegnanti

Stavo leggendo il blog di Mel e le sue vicissitudini con le supplenti della sua infanzia, quando mi sono tornate in mente la maestra Lucilla e la maestra Francesca.

La prima era la mia maestra di "tutto tranne lingue" alle elementari (tutti i cinque anni), la seconda la maestra di inglese dalla terza alla quinta elementare.
Premettendo che ho fatto una scuola a metodo Montessori alle elementari, ho dei bellissimi ricordi di entrambe.

La prima era un vulcano di idee e di attività.
Sulla trentina, single a vita, amante del Messico, con un grosso orecchino piumato a metà dell'orecchio destro. Mi ha insegnato a scrivere e a contare. Mi ha insegnato la grammatica e la storia.
Ho ancora il sussidiario che usavamo in classe e quasi in ogni pagina c'è un ticket colorato che lei assegnava per ricordarci di vedere altre fotocopie o altre fonti che man mano ci forniva.
Mi ha fatto amare la storia e l'evoluzione della civiltà come neanche Philippe Daverio potrebbe.
Ero malata di egittologia. Sapevo tutto delle mummie e dei riti funebri dell'Antico Egitto.
Ci insegnava anche scienze, ma solo le gite e le visite che facevamo, riuscivano a farmi apprezzare la materia.
E la grammatica.
Credo di essere una delle poche persone rimaste che sa fare l'analisi grammaticale-logica-del periodo a occhi chiusi.
Il metodo Montessori ha aiutato, ma la sua grinta e la sua dedizione hanno fatto il 90% del lavoro.
In quinta, alle soglie dell'esame di fine anno, ha regalato a ciascuno un libercolo. Il mio era un libro di poesie con un suo messaggio sulla prima pagina: "Per amare il mondo, devi guardarlo ogni giorno come se uscissi per la prima volta di casa".
Che avesse già percepito il mio tormento futuro?
Alcuni anni fa, durante la pausa di uno spettacolo teatrale, sentii le mie vicine di posto parlare di una maestra che corrispondeva alla sua descrizione. Sembrava fosse malata.
A maggio ho avuto la conferma che è mancata per un tumore qualche anno fa.

La maestra Francesca era di tutt'altra pasta. Dolce e posata, era giovane e inesperta quando è arrivata nella nostra classe ma con la sua flemma e gentilezza ci ha conquistati.
Studiavamo inglese già dalla prima elementare ma, se prima di lei ci limitavamo a imparare vocaboli e far disegni con didascalie in inglese, con lei abbiamo iniziato a masticare la lingua.
E quindi giù di grammatica e di dialoghi in inglese. E canzoni!
Ogni giorno, o quasi, tornavo a casa con una canzone da ascoltare e completare il testo.
Se ho un buon orecchio per la lingua, devo ringraziare la maestra Francesca.
Sempre a maggio di quest'anno però la doccia fredda.
Aveva 42 anni, questo dicembre, e moriva in ospedale di anoressia.
Ci sono rimasta malissimo.


Eppure seppur con un pò di tristezza, ricordo con affetto queste due donne.



Seya

lunedì 25 agosto 2014

L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio

L'ultimo romanzo di Murakami è, come tutti i suoi libri, una storia a più strati.
Ci si può limitare a leggerne la trama e ad assaporare il banale cammino di rinascita di un protagonista anonimo che ha subito una forte perdita, i suoi amici del cuore, e che anni dopo fa luce sulla vicenda grazie alla donna che ama.
Si può arrivare al primo strato e capire che il percorso del protagonista è una rinascita che prevede l'affrontare tutti i grandi temi tragici della vita: la sensazione di abbandono, la depressione, la solitudine, la paura del rifiuto, l'incapacità di capire i motivi più profondi delle proprie e delle altrui azioni.
Si può giungere al secondo livello, quello musicale, e riconoscere che Listz e la raccolta de "Gli anni di Pellegrinaggio" a partire dal paese del male fino alle vacanze in Italia, sono il liet motive di un personaggio che, come tutti i personaggi di Murakami, non capisce nulla di musica ma vive dentro di sé le emozioni di alcuni pezzi poco noti ma molto profondi.
E poi c'è l'ultimo strato, o almeno quello a cui sono arrivata io, anche con l'aiuto di critici ben più colti e completi di me: i colori.
Tazaki si autodefinisce l'Incolore. il motivo più immediato è la mancanza di un ideogramma "colore" nel proprio nome, mentre tutti i suoi amici ne hanno uno; il motivo più profondo è che in lui, a differenza che nei suoi amici, non ci sono caratteristiche preponderanti. E' un ragazzzo normale, talmente normale da essere anonimo.
Poi da grande la sua anonimità diventa universalità.
Chiunque può essere Tazaki.
E il percorso di rinascita che intraprende nel libro è come una passeggiata nell'arcobaleno. Dal nero della disperazione, al grigio delle ombre di Haida e dei suoi sogni agitati, al rosso della passione per Sara e la presa di coscenza, il verde della sincerità di un amico che, ad anni di distanza, ammette gli errori del passato e le nuove consapevolezze del presente, al giallo della nuova felicità.
Ma non si raggiunge il bianco.
Perchè in Giappone, il bianco, e quindi Shiro, sono sinonimo di morte.

Buona lettura!




Seya

martedì 19 agosto 2014

Dallas Buyers Club

Dallas buyers Club è uno di quei film che nelle afose serate di agosto, attira una folla variegata e variopinta, tenendola seduta sulle scomodissime sedie di plastica per due ore.
In realtà in dirittura d'arrivo, la palpebra cala e i piedi chiedono pietà, ma voglio credere sia a causa del caldo e dell'orario.

Inizia velocemente, rallenta nel frattempo per far spiegare le dinamiche burocratiche con cui litiga il protagonista, punta un faro silenzioso sulle vicende personali dell'uomo e conclude in pochi minuti.
Il format della storia è già stata vista, quello che mi ha reso particolarmente sorpresa è stata l'interpretazione di Matthew McConaughey.
Abituata come sono a vederlo come il bello del film e più raramente come attore serio e completo (ricordiamo per dovere di cronaca il bellissimo Il Momento Di Uccidere), qui ha fatto tutt'altro.
Magro come un grissino e irriconoscibile, ha dato una prova di grande maestria recitativa, calandosi nei panni di un rozzo ma intelligente texano malato di AIDS che rifiuta la cura a base di AZT e propone, supportato da un bravo e serio medico, una cura più naturale e rinforzativa.
La storia affonda le radici nelle vicende di una persona relamente esistita e che con i suoi sforzi, e quelli di anche qualche altro malato, ha permesso di rivedere la diagnosi sui malati di HIV.

Non parlo oltre della trama, anzi, invito tutti a vedere il film, anche solo perchè abbiamo nella stessa pellicola due Oscar, Matthew e Jared Leto, quest'ultimo grande amore della mia vita (almeno a livello platonico) fin da Alexander.



Seya

lunedì 11 agosto 2014

positività

Sono in ufficio da sola con niente da fare. Nell'altro reparto regna il caos. Ho aperto la porta per dichiararmi disponibile per qualunque tipo di collaborazione e aiuto ma ho fatto dietrofront lanciando un debole messaggio "se avete bisogno, io ci sono".
Sono qui, isolata nel magazzino, a leggere e fare piccoli lavori secondari.
E a pensare.

Tanti pensieri, alcuni tristi, alcuni già più positivi.

Ho due lavori (cioè uno stage e un lavoro a chiamata..molto frequente!) e la cosa mi fa piacere. Guadagno qualcosa, imparo e mi confronto.
Le soddisfazioni però sono proprio poche.
Appena ho idea di essere maggiormente considerata, subito ricado nel vuoto.
Qui in azienda (lo stage), mi sento invisibile. Sono quel fantasma che nessuno vede o sente ma che esegue tutti i lavori lunghi e di routine. E le cui iniziative personali sono proprio poco valutate.
Ho provato, timidamente - meglio sottolinearlo -, a suggerire dei diversi modi per gestire questo o quello ma non sono stata minimamente valutata.
Settimana scorsa sono tornata a casa in lacrime perchè la frustrazione è un boccone pesante da digerire.
Il lavoro in aeroporto mi soddisfa maggiormente, per alcune cose, e mi permette di fare una cosa che durante la settimana proprio non faccio: parlare.
Ho conosciuto persone meravigliose e sorprendenti, di fronte alle quali spesso mi sento inadeguata. Eppure mi diverto.
Però a livello lavorativo non mi sembra di progredire. Per carità, non è un lavoro che richieda chissà quali doti, al di là di quelle linguistiche, però davvero è pesante (anche fisicamente) restare 6-8 ore nella stessa postazione (e posizione!).

Lavoro 9 giorni su 7 e nessuno sembra notarlo.
Non un complimento, non un segno di comprensione se mi nego per un'uscita o torno a casa prima.
Inevitabile dal momento che sono circondata da persone che studiano e non hanno mai lavorato, però tesori miei!
Senza contare che nell'arco di 3 giorni ho visto e interagito con due vecchie conoscenze che, con la loro sola presenza, hanno la capacità di distruggere tutte le mie fragili convinzioni.
Se le ho allontanate da me, ci sarà un motivo, no?

E l'unica persona con cui vorrei parlare, uscire e confrontarmi è in vacanza e non me la sento di disturbarla.

Soprattutto vorrei che il mondo intero smettesse di preoccuparsi per la mia mancanza di relazioni sentimentali. L'altra sera stavo per replicare in maniera molto scontese a Medico per la sua domanda "E tu nessuna novità di cuore?". Come se io dovessi per forza essere la metà di una coppia.
Io non mi basto, questo si sa, però non ho nè il carattere nè l'interesse (nè il tempo) di portare avanti la ricerca di una metà.
Devo ancora imparare a stare bene con me stessa! Figuriamoci quando mai riuscirò a stare bene con gli altri.

Intanto leggo e studio.
Le uniche cose che mi danno sicurezza e creano in me la percezione di avere uno spessore.
E questi sono i miei veri pensieri positivi.



seya


martedì 5 agosto 2014

il Capo

La domanda del giorno è: perchè il mio Capo, che dovrebbe essere in ferie, si presenta in ufficio e rompe l'anima?



Seya

martedì 29 luglio 2014

Fuochi d'artificio

Ammetto di essere partita prevenuta ma di essermi convinta sapendo che io, con Guida e i Volontari, sto da dio.
Destinazione: sagra di Rovolon, sui Colli Euganei.
Situazione: sagra di paese, moderatamente popolata, cena rustica e buona, anche se un pò scarsa di porzioni e tanta birra.
Sorpresa: i fuochi d'artificio!

Era segnalato uno spettacolo pirotecnico e si sapeva che ci sarebbe stata una bella scena in cui natura, notte fonda e fuochi colorati avrebbero creato un quadro unico.
Ma non mi aspettavo una scena come quella poi vista.

Il profilo dei Colli, gli alberi nella immediata vicinanza, la notte scura e lampeggiante per l'imminente temporale.
E i fuochi a pochi metri.
Dritti sopra la testa.
Io con la testa completamente ruotata all'indietro per poter vedere tutte le luci.
La bocca spalancata e le braccia incrociate a trattenere i brividi.
La musica in sottofondo.
Una sensazione ineffabile di piccolezza.

Da riproporre l'anno prossimo.




Seya

venerdì 25 luglio 2014

A sud del confine, a ovest del sole

Il libro di Murakami ha tutti i tratti caratteristici dell'autore. Prentesi aperte, finali non chiusi, narrazioni a più livelli.
E' un Murakami a tutti gli effetti.
Però in un certo senso mi è piaciuto più di altri suoi libri.
Come se avesse fatto un salto in avanti rispetto a Norwegian Wood, che già mi aveva lasciato molto piacevolmente colpita.

Parla (in prima persona) di un ragazzo e della sua crescita dall'infanzia fino alla maturità. O alla presunta tale.
Sì, perchè in Hajime resta sempre un vago sentore di inadeguatezza che lo aveva attanagliato fin da bambino.
Nato figlio unico in un periodo in cui tutti avevano fratelli, Hajime si scontra con una ragazza (prima bambina poi adulta) che è una contraddizione vivente.
Nella vita non conosce mezze misure e vede il mondo diviso in bianco e nero, però poi ricorrono nella sua dialettica termini come "forse" e "qualche tempo", che sono tutt'altro che netti.
Lei vuole da Hajime tutto, che lasci moglie e lavoro, ma poi non gli lascia niente, neanche un vecchio disco jazz.
E Hajime impara con sofferenza e tensione morale che accettare il grigio della vita è, forse, sinonimo di vera felicità.
Ma quanto male fa lasciare il bianco/nero?

Domanda aperta, detta e non detta. O almeno, domanda che io ho estrapolato dalla lettura del libro.
E non è sbagliata.
Accettare il grigio significa anche rinunciare al vero grande amore, ma impossibile, per abbracciare l'amore sereno e costante di qualcun'altro. Stesso per il lavoro e per i sogni.
Ed è difficile.

Saranno i parallellismi con il mio status, più mentale che altro, attuale a farmi fare certi ragionamenti ma il libro proprio qui si sofferma.
Chi ha il coraggio di andare sempre più a Sud e conoscere cosa c'è effettivamente a Sud del Confine, oppure di volgere lo sguardo a Ovest e scoprire da cosa è composta la terra a Ovest del mondo?

Qualcuno di radicale e forte, rispondo io.

Se esiste, aggiungo.




Seya

giovedì 24 luglio 2014

ablaré

Il mio corso di spagnolo serale è finito ieri.
E già non so come trascorrere le mie serate.
Oddio, poter stare un attimo in casa e andare a doormire presto, non mi spiace di certo.
Però adesso ricomincerà il balletto delle uscite e del vedersi che, per quanto mi faccia piacere, a volte mi rende antipatica perchè un orario per uscire, vedi le 22, che per Angioletto e co è normale, per me è la morte.
Io a quell'ora devo già essere con un piede in camera da letto se il giorno dopo voglio essere vagamente vigile sul lavoro.

Lavoro..

Mah, mi sembra che questo periodo io sia più lamentosa del solito! La verità è che qui posso sfogarmi, fuori mia madre o chi per essa, mi fermano, stoppano, si intrufolano e non mi permettono di concludere un ragionamento.

Poi hanno anche troppa pazienza, eh!

L'ultima del mio Capo è che "siamo in Italia, scriviamo in italiano" anche se il cliente in questione è austriaco. Proprio un modo progressista di pensare.
La Strana invece è in agitazione perchè cambiano le etichette (notiamo la serietà della questione) per le spedizioni.
Fosse per me cambierei il modus operandi da zero. Ho anche un paio di idee concrete e le scrivo nel quadernino man mano che prendono forma.
Il problema è a chi proporle.
Il mio Capo non è assolutamente in grado di capirle.
Il suo Capo non mi dà minimamente attenzione.
Il Gran Capo è carino e gentile con me ma, per quanto buono, è proprio svampito!

Devo capire come muovermi.


Intanto leggo e vado avanti.
Al momento sul mio comodino, o meglio sulla mia scrivania, c'è A sud del confine, a Ovest del sole di Murakami. Bello!!!!!

lunedì 21 luglio 2014

Redentore

E' passato un altro Redentore.
Altra cena in famiglia, altro Gran Pavese, altri fuochi, altro casino, altra nanna.
La routine annuale non mi pesa nè mi deprime ma quest'anno ammetto di aver goduto proprio poco della sensazione di meraviglia e spensieratezza della festa.
Stanchezza e sonno.
Solitudine.
Una famiglia che, per quanto bene le voglia, risulta ingombrante.

Zia al solito ha preso in mano la situazione e ha deciso, cucinato, comandato, brontolato.
Mamma al solito si è lamentata.
Papà al solito è arrivato per i fatti suoi e ha fatto quello che voleva lui, con i suoi tempi.
Cugina al solito ha cercato di mantenere intatta casa sua.

Sempre i soliti.
Tutti e cinque.

Non so se la cosa mi piaccia o meno.

Lamentele a parte, i fuochi sono risultati belli e lunghi. Un pò calanti nella zona centrale ma con un finale con il botto, nel vero senso della parola.
Neanche troppa gente, almeno dove eravamo appioppati noi.
Soliti ragazzi ubriachi che disturbano e rovinano la serata ai più. Volevo proporre al più rumoroso del gruppo di buttarsi in acqua e verificare se così il cervello gli si riempiva di qualcosa, ma come mio solito ho lasciato perdere. Poi ho considerato che, viste le condizioni dei ragazzi, non ci avrei guadagnato niente di buono in una lite.

Tornata a Ca mi sono fatta una gran bella dormita.

Adesso sono in ufficio.



Seya

giovedì 10 luglio 2014

snobbismo culturale

Visto che lavoro tutti i giorni (ma proprio tutti tutti) in media 9h, ho pensato bene di iscrivermi ad un corso intensivo serale di spagnolo. Costicchia un pò per i miei gusti però ammetto, dopo due lezioni, di trovarmi molto bene con l'insegnante.
Inoltre a lezione siamo solo in tre e quindi riusciamo a parlare sufficientemente.

L'ho iniziato per tanti motivi, e nessuno in realtà!
La scusa di aggiornare il mio registro linguisticoper il lavoro aeroportuale durante i weekend e la necessità di non perdere una lingua che può sempre tornarmi utile.
Poi c'è anche la necessità di far girare i due neuroni che mi ritrovo e che dopo 8h di un lavoro monotono e ripetitivo tendono alla fusione e alla staticità cerebrale.
Per concludere, ovviamente, con il motivo più basso ed egoista: elevarmi dalla condizione di forza lavoro in um mondo maschilista e facilmente appagato.
Non per cattiveria nè per alterigia, però sento l'ambiente che mi circonda limitato.
Non mi sono mai considerata una snob e non mi sono mai comportata come tale ma questa mia scelta serale io la vedo come snobbismo culturale.

Ed è aria fresca.

Improvvisamente nella mia testa tante memorie, tante frasi e tanti piccoli tasselli di un puzzle si ricompongono.
Il volontariato in Spagna, il sole di Manzanares, i colori della stanza da ridipingere, le risate con il gruppo internazionale. Ma anche le serate passate a studiare spagnolo.

E ancora una volta mi sono ricordata che io sono altro.



Seya

martedì 8 luglio 2014

non per sempre

C'è una battuta di Burlesque che mi è venuta in mente stamane entrando in magazzino con la Strana: "non sarai la nuova arrivata per sempre".

Ieri sera c'è stata una tromba d'aria non indifferente e, per me che ero a casa da sola, ha comportato pulizie e tapparelle chiuse fino a notte tarda.
Stamattina, arrivando con la Strana in magazzino, individuiamo il Capo che girovaga per il locale a distribuire documenti e sfumacchiare. Si avvicina, saluta e si rivolge alla Strana per chiederle dei danni eventualmente subiti ieri sera.
Io trasparente.

Non ho potuto non pensare alla battuta di Cher e chiedermi quanto tempo deve passare (sono quasi due mesi) prima che io abbia uno spessore qui dentro.




Seya

giovedì 3 luglio 2014

Talento Innato

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Le regole del Premio sono:

1) Utilizzare il logo (girate gli occhi a sinistra)
2) Menzionare chi vi ha nominato…Mel!
3) Nominare 10 Blogger, nei quali scorgete la dote del Talento, notificando loro la nomination… Ognuno è libero di accettare o rifiutare, ma risparmiatemi                                 eventualmente “recusazioni” di carattere cattedratico. Si tratta di un gioco. Visto                         però che io non seguo le regole, lascio totale libertà a chi legge di partecipare e                         giocare, se ciò gli aggrada. Ammetto che però di alcune persone sarei curiosa                           di leggere gli scritti...Sì, Amedeo, parlo di te!
                                           4) Rispondere alle domande.


Prima di partire con i quesiti però ci vuole una piccola prefazione.

Io scrivo, e con "scrivo" intendo proprio storie, racconti e diari, più o meno da quando avevo sette anni. Era nata come emulazione di Cugina per la quale, anche se non mi crederà mai, ho un'attenzione particolare. All'epoca, lei adolescente, partecipava a concorsi amatoriali e scriveva storie che io non capivo.

E ancora ho alcuni dubbi su dei passaggi.

Ho continuato senza mai rendere nota questa mia inclinazione praticamente a nessuno. Ovvero non faccio leggere le mie cose. Mai. A nessuno.

Sono cose mie su cui nessuno deve metter parola.


Chiusa la prefazione, ecco le mie risposte.


1) Quando hai capito di amare la “scrittura”? Quando, una mattina, di molti anni fa, mi sono svegliata pensando a come rendere un passaggio di un racconto che all'epoca era in piena gestazione. Era come un attacco d'ansia, in senso buono. Non vedevo l'ora di attaccarmi ad un pezzo di carta (ebbene sì, solitamente, elaboro le prime cose a mano e poi nel trascrivere a pc faccio alcuni cambiamenti) per buttare giù mie idee.

2)Ti ispiri mai alla tua realtà? No, o meglio non nel generale. Magari alcune scene o alcuni "background" sono legati alla mia realtà, ma in generale vivo in mondi completamente diversi dove, oltre ad avere il corpo di Nicole Kidman, ho il carattere di ferro di Frida Khalo e la vivacità intellettuale di Philippe Daverio. Scherzi a parte, non scrivo mai in prima persona e mai di me, ma tendo ad identificarmi con alcuni particolari personaggi. Inevitabile.

3)Se potessi partecipare e vincere una competizione letteraria o fotografica importante, quale sarebbe? Il giorno in cui parteciperò ad un concorso letterario, potete tranquillamente chiamare il 118 e rinchiudermi a Villa Tigli (Manicomio) perchè avrò dato di matto.

4)In cambio di una ingente somma di denaro, riusciresti a realizzare qualcosa lontanissima dalle tue corde? Leggi risposta precedente.

5)Ami sperimentare? Decisamente sì, in ogni ambito della mia vita.

6)Offri qualcosa di inedito alle persone che ti seguono e credono nelle tue capacità? Se parliamo di blog, mah, credo che l'unica cosa che io trasmetta sia uno scorcio su una piccola vita. Se parliamo di storie, il desiderio di trasmettere grandi ideali e soluzioni geniali ai problemi della vita è offuscato dalla incapacità (vigliaccheria) di pubblicare.



Seya

mercoledì 2 luglio 2014

Fashion Blogger - corretto

Visto che sono un genio, oggi, durante la pausa pranzo, mi sono messa a compilare il mio "selfie" fashion blogger dal terminale dell'ufficio.
Ho hatto copia incolla con quello di Mel per avere l'ordine delle domande e poi mi sono buttata a comporre l'opera.
Al punto di pubblicare, mi si scollega la sessione (perchè non si può usare internet in ufficio e quindi mettono i blocchi ad ogni azione). Quando la riapro, senza pensarci, pubblico e chiudo.
Neanche riletto.
Ho pubblicato il profilo di Mel (salvato per dio solo sa quale motivo).
Rendiamoci conto quanto sono fusa..

Questo per dire: Scusa Mel, non volevo appropriarmi del tuo fashion style. E scusate lettori, non volevo farvi credere di non indossare il giallo.

Andiamo con il mio selfie!

La mia divisa: Pantaloni. Sempre. Comodi, sportivi, tipo trekking. Solitamente neri o color panna. Lunghi. Qualche jeans. E t-shirt. Sempre in cotone e tinta unita, o con qualche stampa. Banditi pallini/quadratini/puntini e le righe. Amo le scollatura strane. Mai maniche lunghe. Se proprio ho freddo, indosso una felpa ma sollevo le maniche. Calzini bassi coloratissimi. Qualche camicia, sempre colorata.
I colori: Pantaloni neutri (neri o beige) ma maglie di tutte le tinte dell'arcobaleno, con particolare predilezione per arancione, rosso e giallo. Poco verde. Azzurro e blu ridotti all'osso.
Scarpe: Sportive, in tela, tipo converse. E i miei intramontabili infradito in cuoio palestinese. D'inverno uno stivaletto Lumberjack del secolo passato (ma tanto comodo) per la neve. Adoro i tacchi ma li indosso proprio male. Poi, va beh, gli stivali da acqua alta.
Gioielli e accessori: Orecchini. Sempre. Dai più piccoli anonimi alle "sCione" zingaresche. Solitamente abbinati ai colori delle maglie. Pochissime collane. Mai bracciali o orologi (odio tutto ciò che mi "struscia" i polsi). Molti cappelli e qualche sciarpina. E le bandane!!
Sempre: Orecchini.
Mai: Guanti.
Cosa mi piace del mio guardaroba: che non esiste: ho un appendino anni Trenta per cappotti su cui appendo le grucce con i pantaloni. Le maglie sono stippate in un'anta.
Cosa vorrei cambiare: magari qualche capo più elegantino.
Trucco: Quasi sempre gli occhi: matita, mascara e qualche ombretto. Mai rossetto o fard. Tanti disastri.
Ossessione: calzini colorati e bassi.
Negozi preferiti: Desigual per i colori e le fantasie ma le taglie mi fanno morire. In realtà poi compro a istinto, dovunque (tranne i negozi cinesi che emanano sintetico nell'aria) e quasi a qualunque prezzo. Se mi piace, lo compro. Poi al massimo il bancomat non passa e mi metto a pulire il pavimento per pagarmi la maglia.
Il prossimo acquisto: Dipende cosa vedrò la prossima volta che vado a fare la spesa...o che ne ho il tempo!
Un errore: I taccazzi (12 cm) per l'Arena. Mi hanno massacrato i piedi. E mi hanno fatto raggiungere quote elevate (2 metri verso il cielo)
Un sogno: Avere dei vestiti su misura. Sartoriali.



Seya

martedì 1 luglio 2014

riepilogo odierno

Non sono morta. O meglio, sto soppravvivendo. se poi si vuole chiamarla vita, fate pure.
Diciamo che dopo il periodo nero del "odio questo lavoro/posto/gente/tramtram" è arrivata la consapevolezza che è un lavoro e che sono fortunata ad avere qualcosa da fare invece di starmene in casa a deprimermi.

In realtà la cosa non è poi così migliorata, semplicemente sto prendendo mano con alcune fasi del lavoro e mi metto sotto con quelle, cercando nel frattempo di assimilare più capacità ed abilità possibili.
l posto continua a lasciarmi perplessa e per quanto riguarda la gente, mah, mera conoscenza. Nessuna complicità, nessun coinvolgimento.
Anche colpa mia si deve dire..

In ogni caso, i lati positivi sono che ho i soldi per iscrivermiad un corso estivo di spagnolo che mi serve per il lavoro in aeroporto e ho una macchina (cioè carmen di mia madre) quasi tutta per me.

E sto leggendo.

Uno dei motivi per cui scrivo poco è proprio questo: lavoro talmente tanto al pc che arrivare a casa e continuare a battere tasti su una tastiera mi deprime.
E quindi leggo.
Mi sono finita quasi tutto Wilbur Smith e ho letto un paio di Kinsella (lo so, non è alta letteratura, ma è divertente) che avevo lasciato indietro.
Adesso ho un malloppo di libri di Terziani che Zia mi ha rifilato in vista di un'improbabile viaggio in Giappone per l'anno prossimo.

Sono piena.

More news should come soon!




Seya

lunedì 9 giugno 2014

cocoloco padova

Ieri ho partecipato alla mia prima partita di wheelchair hockey, hockey in carrozzina elettrica. Era una dimostrazione, in quel della foresteria.
GiC, il ragazzo a cui faccio ripetizioni, ha iniziato a praticare questo sport a Ottobre, riadattando la sua carrozzina da città e mettendoci tempo ed entusiasmo.

La partita è una gara di autoscontri.
Divertente ed entusiasmante, i ragazzi dimostravano voglia di partecipazione e grinta, correndo dietro la palla e spingendola con la carrozzina o con le mazze (chi può brandirle) verso la porta avversaria.

La squadra di GiC è mista, sia ragazzi con disabilità fisica dalla nascita, sia ragazzi che in seguito a incidenti di diversa natura, si sono ritrovati in carrozzina.
Eppure fanno gruppo.
Merito dell'allenatore (molto interessante dal punto di vista fisico, tra l'altro) che ha voluto che i ragazzi fossero uniti e facessero cose insieme.

E sono i campioni nazionali.

questo il sito della squadra

Molto orgogliosa del mio GiC!!


Seya

venerdì 23 maggio 2014

frustrazione

Il lavoro, o meglio lo stage, procede.
Alcune cose si stanno chiarendo e alcune pare stanno trovando una risposta. Tengo le orecchie aperte e gli occhi spalancati ma non cedo troppo sugli orari, primo perchè non ho la copertura inail oltre le 18 e lavoro in un magazzino pieno e popolato di macchinari, secondo perchè faccio lavori ripetitivi e noiosi, oltre che meccanici e alienanti e se non stacco, poi fondo.

Invece domani è il mio compleanno e lavoro in aeroporto. Primo turno con Cugina come capo.
E' anche il suo compleanno.
Le ho proposto di presentarci con la torta-cappello...

Sto pensando di proporre un cocktail facile e veloce per domani sera ma sono un pò scazzata.
Ho voglia di lamentarmi.

Mela torna da Milano per le elezioni e mi ha chiesto (prima di sapere del lavoro) di trovarci dopocena con suo moroso perchè vuole cenare con i suoi.
Sono stata zitta ma avrei voluto risponderle: "è il mio cazzo di venticinquesimo e ho avuto una settimana del cazzo, puoi mica trovare del tempo solo per me?"
L'uso di volgarità dovrebbe far capire quanto mi sento frustrata.
Angioletto mi ha proposto di andare a cena a casa sua con i suoi genitori lunedì. L'ultima volta che ho cenato lì, ho rischiato un colpo di allergia.

Non so che fare...

Intanto riprendo il lavoro sperando che le 18 arrivino presto.




Seya


mercoledì 21 maggio 2014

alienazione..forse no

Dopo due giorni e una serata di sfogatura profonda, oggi sono arrivata in ufficio con un atteggiamento un pò diverso e mi sento meglio.
Oddio, ancora non capisco niente e ancora mi sento isolata, ma sono giunta alla conclusione che invece di stringere i denti per evitare di far uscire la frustazione, mi metto con calma a chiacchierare con la Strana (così ho soprannominato la collega, il cui nome indica un particolare destino con me) e a farmi scivolare addosso il fatto che a volte sparisca con la chiave per la macchinetta del caffè. Magari si prende davvero solo un caffè però l'idea che faccia combricola senza propormi di, per lo meno, conoscere le/i tizie/i con cui si vede, mi manda un pò fuori di testa.
Ma è Strana quindi cerco di non farmi impressionare...altrimenti addio pazienza.

Criceto ieri, santa donna che ha avuto pazienza con me e con le mie fisime, mi ha soprannominato "Signora delle Pare" e probabilmente non ha torto.
Mi limito a ridere e a pensare che a volte farsi tanti problemi è un pregio: studi piani B all'infinito.



Seya

lunedì 19 maggio 2014

alienazione

Il primo giorno di stage si è rivelata una delusione totale.
Ero abituata alla logistica come qualcosa di intellettuale e simpatico, in cui devi pensare a cosa dare/fare per occuparsi dell'ordine della bottega.
Ma ero abituata a volumi molto minori e ad occuparmi del lavoro dalla A alla Z.
Qui invece non faccio altro che inserire numeri dentro schermate e tabelle excel.
A un certo punto mi hanno proposto di fare buste, ho fatto i salti di gioia.

Lo so che la prima impressione non è vincolante e che io, per prima, do impressioni strane alla prima gente, però oggi veramente ho rischiato le lacrime tornando a casa.
Spero che dormire bene questa notte mi faccia vivere meglio la giornata di domani. E spero che le cose migliorino.

Una delle cose peggiori è l'isolamento.
Sono in un piccolo ufficio a due magazzini, due grandi magazzini, dal resto della struttura.
E siamo in tre, oggi in due, e i magazzinieri della cooperativa entrano ed escono senza salutare.

Non ho idea di che faccia abbiano gli altri lavoratori e non so quando e come avvicinarmi.
Domani mi porto il pranzo e cerco qualcuno con cui consumarlo.
Se le cose dovessero risultare ancora difficili, mi porto una biblioteca di libri e me li godo nella pausa pranzo.

Magari invece le cose andranno bene.
Non so, sono molto molto giù di morale. Ma bisogna ammettere che le aspettative erano alte: ho rinunciato ad un altro lavoro e un progetto Leonardo per questo.
Mi auguro che ne valga la pena.
Me lo auguro con tutto il cuore.



Seya

domenica 18 maggio 2014

Giornata contro l'omofobia

Anche con tutta la buona volontà del mondo, ieri proprio non sono riuscita a "festeggiare" o "commemorare" come ho sempre fatto.
Ansia, giornata apatica, voglia di starmene sola a scrivere (impossibile), sonno arretrato e musei aperti di sera.

Troppo.

Troppi pensieri, troppe paure e tutto è andato a quel paese.

Avrei voluto scrivere una tiritera sull'importanza dell'uguaglianza, della non discriminazionione, della libera espressione, ma sarei risultata una in mezzo a tanti che dicono la stessa cosa.
Perchè non si fa un provvedimento a livello europeo?
In europa ci sono persone molto più avanti e intelligenti di noi, perchè non forzare la mano?
Perchè non portano soldi.
Perchè non conviene.
Si parla tanto di lobby e interessi privati, però questi non si traducono poi per chi della lobby non fa parte e vuole solo vivere la sua vita privata, sentimentale e sessuale in sacrosanta pace.

Sinceramente sono stupita che la comunità di Padova, la più numeorsa dopo Roma, non abbia organizzato nulla. Ma poi penso a chi fa parte del comitato e scuoto la testa.
Tanta disco, tanta festa e poca consapevolezza.
A volte mi viene quasi voglia di prenderli a calci.

Mah, non so bene cosa dovrei dire e come dovrei articolare il mio pensiero, quindi la chiudo con una battuta sentita ieri sera, che mi ha lasciato amaro e dispiacere.
Piazza dei Signori, Padova. Un casino inimmaginabile e una sporcizia che, né io né Cricetino, avevamo mai visto.
Un ragazzetto, praticamente un bambino, richiama un suo amico con un sorriso ammiccante e canzonatorio
"Ehi frocetto, vie 'n pò qui"
Dietro di lui era sventolava una bandiera con su scritto NO OMOFOBIA, probabilmente dimenticata lì dalla manifestazione pomeridiana.

Mi ha messo tristezza e mi ha fatto sentire molto incompresa.
Normalmente sarei andata lì ad attaccar rissa, ma ieri proprio non ero io.
Sono tornata a casa con la testa pesante e ho dormito fino alle 9 passate.



Seya

mercoledì 14 maggio 2014

La sedia della felicità

La sedia della Felicità è una simpatica commediola, molto veneta e discretamente romantica dove Mazzacurati ha messo gli ultimi ideali stralci della sua vita e del suo lavoro.
Purtroppo il grande regista ci ha lasciato a inizio anno, però qualcosa ci ha lasciato.
Come questo film.

Mastrandrea, affezionato dei ruoli noir e seri, si butta a capofitto in un ruolo ironico e simpaticamente perdente. Un tatuatore divorziato e in debito che si getta nella folle ricerca di una sedia e del tesoro all'interno.
La Ragonese è un'estetista un pò folle che pur di salvare la propria attività, non esita a cercare uno scrigno perduto in una sedia.
Battiston, mio grande e grosso amore, è un prete ludopatico e avido che non esita ad usare il senso di colpa per estorcere informazioni e soldi.
E poi tutta una serie di macchiette che arricchiscono il film di concreta realtà e veneta vivacità.

Nel complesso, i 3€ meglio spesi della settimana!



Seya 

sabato 10 maggio 2014

Terme

Ieri giornata di sole e pseudo-relax.
Insieme a Mamma siamo andate alle terme di Galzignano a passare la giornata nell'acqua.
Avevamo preso gli ingressi via coupon ancora a Dicembre e ieri ne abbiamo finalmente approfittato. Lei si è presa un giorno libero dal lavoro, io ho saltato russo.
Per punizione ora sono color peperone.

Siamo arrivate presto e abbiamo approfittato delle piscine vuote e della sensazione acqua calda-aria fredda.
Il problema è arrivato quando siamo andate alla ricerca degli spogliatoi.

Abbiamo attraversato un corridoio buio e umido, totalmente piastrellato e silenzioso.
Nessuno in vista.
Alla destra si è aperta una porta a vetro e, sbirciando dentro, abbiamo visto una testa canuta e rada emergere da un mucchio di coperte e asciugamani.
Urliamo e corriamo verso il fondo del corridoio.

Più tardi ci spiegano che è il corridoio delle cure con i fanghi e che il povero signore tedesco che faceva il trattamento era vivo e vegeto.



Seya

domenica 4 maggio 2014

invidia

Sto morendo di invidia. Non scherzo, proprio da rodermi dentro.
E' proprio vero che tutte (okay, forse non tutte, ma parecchie) fortune vanno a chi non se le merita.

"E", la mia amica (conoscente?) di matematica che si era trasferita a Trento per la specialistica e poi si è fatta sei mesi a Singapore, ha ottenuto un dottorato di 5 anni in Svezia.

Non sono gelosa del dottorato. Non è una cosa che mi interessa e l'argomento è tra i più noiosi (anche se redditizi) esistenti.

Sono gelosa della Svezia.
La Svezia è bellissima, civile, pulita, libera, serena. Con dei ritmi cadenzati e ben chiari. Persone gentili e disponibili e architetture da fiaba.
Per non parlare della natura.

Sia chiaro, dal punto di vista meritocratico e di voto/punteggio se lo merita, anche parecchio. E' proprio la persona che non..non è giusto!
Mi rodo, mi rodo da matti!

Finchè era a Trento l'ha fatto esare a tutti, prendendosela perchè nessuno è mai andata a trovarla (a parte la sottoscritta, e a parte il capodanno lì trascorso).
Poi a Singapore grande rabbia perchè nessuno si faceva vivo online.
Adesso cosa fa?
Che sia la volta buona che impara che le persone non le deve far sentire contrette o in colpa per ogni cosa, o peggio ancora che non fanno?
Non credo proprio.
Non è cambiata in 6 mesi a Singapore, non cambierà a Goteborg, dove si è molto più europei, anche se cinque anni sono parecchi.
Rigida, dura e seria. Praticamente una stalattite.

Riempirà conoscenti e quei pochi rimasti di foto e commenti, facendo morire di invidia quanti non si possono godere la bellezza del sole a mezzanotte e di senso di colpa chi non avrà la possibilità di andare a trovarla o rispondere ai suoi messaggi.
E quelli che resteranno qui si mangeranno le mani, sentendosi dei perfetti idioti perchè non sono riusciti ad ottenere i suoi stessi successi e sono alla disperata ricerca di un lavoro o di un briciolo di felicità.

Uffa!

Poi, alla fine, la cosa non mi interessa. Non ci parliamo da quasi un anno con buona pace da entrambe le parti. Però non posso smettere di pensare che non è giusto.


Seya


PS: la notizia mi è arrivata tramite Angioletto, altro che si meriterebbe 'na scarpata in fronte.

mercoledì 30 aprile 2014

Casting

No, non mi vedrete a Xfactor (anche perchè vi romperei i timpani ancor prima di avvicinarmi al microfono) o a MasterChef (Potrei anche farlo, ma non credo reggerei la pressione e le offese di Bastianich).
Ho fatto un casting per modelle di capelli. In sostanza mi pagano per farmi tingere e tagliare i capelli.

Ora, come voi sapete, io ho un pessimo rapporto con i parrucchieri. Sono talmente affezionata al mio Parrucchiere d'Infanzia che l'idea che qualcun'altro mi metta le mani nei capelli (letteralmente), mi fa un pò impanicare.

La cosa divertente però è ricordare le squinzie le smorfiose che si sono presentate.
Alcune tiratissime, alcune sciattissime, altre più spaventate di me, ma nel complesso tutte molto chic. Io sembravo una monaca paragonata a molte di loro.
Tacchi alti, canotte attillate e trucco ricercato, loro. Felpa calda, raffreddore e scarpe da ginnastica, io.
Sentirle parlare poi, è stato come ricadere al Liceo, quando tutte volevano andare in tv o sfilare per Tizio o Caio, e in sostanza far soldi.
Per loro sfortuna, la selezionatrice era una donna, anche piuttosto tosta, e poco interessata a profili e smorfie.
Cercavano capelli "difficili" da sistemare, non tette sode e tacchi alti. Per fortuna!

Ero divisa tra il desiderio di tornarmene a casa per curare il mio raffreddore (e magari sentire se quelli dello stage sono morti) e la curiosità di restare e vedere come sarebbe andata a finire.

Alla fine ho passato il casting: ho allontanate le smorfiose a suon di fiancate e starnuti.
E così l'11 pomeriggio mi faranno bionda. E mi pagano!

venerdì 25 aprile 2014

Le massime della mia insegnante di russo

ты можешь быть с частливой, только надо очень сильно этого хотеть.
Tu puoi essere felice, solo occorre (avere) molto forte il desiderio (di esserlo).


человек должем быть уверен в себе, должен умегь постабить на карту всё для того, чтобы мечта стала пеальностью.
Un uomo deve essere sicuro di sè, deve saper puntare sulla carta (poker) tutto, perchè il suo sogno diventi realtà.


-все женшины одинакавы-
-нет, женшины разные, просто нам нравятся похожие женшины-
-Le donne sono tutte uguali-
-No, le donne sono diverse, semplicemente a noi piacciono simili-


счастье похоже Hа короткое письмо от любимого: читается быстро, а заканчивается ешё быистрее...а слова так и остаются словами, а не реальчостью.
La felicità è simile ad una lettera breve da parte dell'amato: si legge velocemente, e finisce ancora più velocemente..e le parole così rimangono (solo) parole, mai realtà.



Seya

giovedì 24 aprile 2014

GiC goes on!

Le mie ripetizioni con GiC (il ragazzo con deficit neuro-motoria che seguo) continuano. Ora è in terza media e gli esami si avvicinano.
Sarà la Primavera, sarà la voglia che ha di andare ad un liceo e di non sentirsi troppo indietro rispetto agli altri, fatto sta che il suo rendimento, almeno per quanto riguarda la matematica è ottimo.
O meglio, dovrei dire, ottimo con me.

E' attento, segue, chiede, fa gli esercizi, ricorda le regole e le applica.
Il problema sorge davanti alla verifica.
Gli prende il panico e va in crisi.

Ho escogitato più modi per cercare di farlo sentire maggiormente a suo agio ma poche cose sembrano funzionare. Senza contare poi che la nuova insegnate di sostegno non è esattamente una cima in matematica, anzi.
Mi sono anche proposta di dare ripetizioni a lei, ma figuriamoci se se ne preoccupa!
Per lei GiC è uno dei tanti che ha seguito finora e se tutti sono passati indenni (!) all'esame, non è sicuramente lei il problema.
Avrei voluto tirarle i capelli.

Per me GiC è una piccola scommessa, oltre che un enorme orgoglio.
Vero, ha delle verifiche semplificate e vero, inetivabilmente i suoi voti, oggi come il giorno dell'esame, saranno accuratamente limati sulle sue capacità, ma è anche vero che il libro di testo è unico e se lui riesce a risolvere un'equazione difficile sul libro, lo fa esattamente come tutti i suoi compagni.
Ora, se lui non riesce neanche ad iniziare un'equazione semplice sulla verifica, cara la mia esperta, fatti da parte!

E' che non sono abilitata a seguire GiC durante le lezioni e le verifiche, ma veramente vorrei esserci e vedere in che modo si svolgono i fatti.

Morale della storia, GiC ha ottimi voti per quanto riguarda l'orale e mediocri (per non dire pessimi) sullo scritto.
L'esatto contrario che con me.

Abbiamo metri di misura diversa ma le situazioni non possono essere così divergenti!

Spero di trovare una chiave o un qualcosa che permetta a GiC di fare i bellissimi esami che si aspetta e di ottenere i risultati che merita.


Seya

mercoledì 23 aprile 2014

attese

Mi stanno facendo dannare.
Mi hanno confermato lo stage ma non mi chiamano per la firma del contratto e la cosa mi manda in bestia...oltre che in ansia.
Anche perchè io ho già avvisato in giro, dicendo che durante la settimana (e per i prossimi sei mesi) avrei lavorato (e quindi ciao volontariato e lavoro in aeroporto) e prendendomi pacche sulle spalle da amici, parenti e conoscenti.
Insomma, al solito non sono riuscita a starmene zitta.
E ora ho il terrore che mi rimandino o che non mi chiamino mai più.
E io ho rinunciato a due lavori e un progetto leonardo per loro.

Ansia ansia ansia ansia ansia ansia!!!




Seya

sabato 19 aprile 2014

I love shopping... di libri

Chi di voi non ha letto la collana I love shopping? *Mani che si alzano da tutte le parti*.
Scherzi a parte, venire in Foresteria a me piace un sacco.
Basta nominare la località perchè io inizi a dormicchiare e sospirare pensando a quanto potrei leggere, dormire e mangiare. E cucinare!

Stamattina ho deciso di fare due passi, ma proprio veloci veloci in centro al paese. Dovevo prendere un regalino per Medico che, ormai un mese fa, ha compiuto gli anni.
Dopo la commissione, sono entrata nella purtroppo unica libreria del posto e mi sono smessa a spulciare.
Un pò di tutto, alcuni best seller e tanti libri religiosi.
Ho ordinato "streghe" della Gruber con l'idea che i 10€ del libro preferisco darli a loro piuttosto che ad amazon, ho letto le qurte di copertina di tutti i libri presenti, non religiosi per lo meno, e alla fine da una pila di libri ne ho scelto uno da comprare.
Rileggendo i titoli e scegliendo la mia preda mi sono resa conto di due cose:
a) io detesto comprare qualunque cosa (specialmente abbigliamento) ma comprerei vagonate di libri, e lo farei anche se non temessi una lenta e dolorosa (credo per scuoiatura) da parte di mia madre, altra fanatica di libri ma più concreta di me sugli spazi della nostra unità abitativa;
b) che amo generi estremamente diversi.

La rosa dei candidati variava da un saggio sulla storia antica ("In principio fu Troia") a un libro sulle religioni (Una sorta di "da dove vengono i credo del mondo"), passando per Murakami (quanto mi piace) e per una guida sulle casate reali europee (sia mai che mi trovi un principe, o una principessa).
E li avrei comprati tutti, con la buona volontà di leggerli tutti...un giorno.

Ma visto che tra Foresteria, Cà e Padova sono piena di letture, anche importanti, che non ho ancora portato a termine (o alla luce), mi sono limitata al sequel di "Educazione Siberiana", "Caduta Libera".

Ebbene sì, in una libreria religiosa ho comprato un libro che parlo di violenze, omicidi e mafia.
Ma il prequel è così bello!



Seya

mercoledì 16 aprile 2014

stage

Alla fine ho scelto il lavoro, o meglio lo stage. Sei mesi pagati, a Padova, lavoro che credo potrebbe piacermi.
L'alternativa era un Progetto Leonardo in Lettonia nell'ambito turistico. Sarebbe stata una bella esperienza, meravigliosa, ma anche una spesa.
Vorrei invece guadagnare qualcosa.
Alla fine questo è l'unico motivo per cui lo faccio. Per la mia indipendenza.
I miei non ne sono poi così contenti perchè mi avrebbero voluto in Lettonia e io ho sempre paura in questi casi perchè non voglio piegare la testa e ammettere che hanno ragione.
E ho paura per i parallellismi con la situazione universitaria.
All'epoca avevo rinunciato a Milano per non ricordo neanche più quale motivo e ancora adesso me ne pento.
Spero che le cose cambino questa volta.
E spero che lo stage inizi presto così smetto di domandarmi come sarebbe stato.



Seya

domenica 13 aprile 2014

Ansia

Il weekend volge al termine e l'inizio della settimana porta con sè nuove scelte, nuove sfide e forse una nuova vita.
Domani qualcosa potrebbe cambiare ma ho paura di scoprire in che senso questo avverrà.
Per quanto io mi sforzi di apparire la solita forte e diretta, in realtà mi rodo dentro e le poche persone che mi conoscono e con cui io mi apro, lo percepiscono.
L'ansia mi rode il fegato.
Incrociamo le dita.


Seya

martedì 8 aprile 2014

L'immagine della città europea

La mostra " L'immagine della Città Europea" è la dimostrazione di quante volte in Italia si facciano mostre bellissime e curiose ma prive di ogni intento didattiche e prive di un filo conduttore.

Il Museo Correr di Venezia ha messo insieme carte e mappe di alcune delle più famose città europee, principalemnte italiane a dire il vero, nonchè dei quadri che dovrebbero farci intuire come si presentassero le suddette ai viaggiatori.
In teoria la mostra presenta un profilo cronologico e si dovrebbe percepire un cambiamento dalle prime carte a inchiostro e buona volontà, fino alla cartografia stampata.

Ora, io mi chiedo, come diavolo si fa a capire nel profondo un'evoluzione così significativa e così importante senza uno straccio di spiegazione nè sonora (leggi audioguide o visite guidate) nè scritta (depliant, cartelli, denominazioni)??

Tra l'altro il Museo Correr ha una bella collezione di mappe e mappamondi antichi di reale pregio, quindi perchè non includerli nella mostra?
La risposta è semplice, per far pagare due biglietti, uno per la mostra, uno per il museo (che io e Cugina ci siamo girate tranquillamente perchè gratuito in quanto residenti).
Eppure avrebbe fatto un bell'effetto vedere, ad esempio, la matrice tipografica di una grande carta di Venezia e il suo risultato vicine. Invece, solo la carta, senza alcuna indicazione riguardo al fatto che il museo contenga anche la matrice.
E come questo, tanti esempi di piccole cose che si sarebbero potute fare per rendere la visita molto più istruttiva e anche interessante.

Il risultato? Un'accozzaglia bellissima e curiosa di carte e quadri da cui non si ricava molto.
Un peccato. Veramente.

Alla fine, non so se consigliare o meno la visita. Da una parte sì, perchè Bellotto è sempre bellissimo, perchè alcune cose sono curiose e perchè un giro per il museo de sconton fa sempre bene all'anima; d'altra parte sono 5€ che senza un minimo di spiegazione o senza un accompagnatore che due cose te le sa raccontare non vale la pena spendere.

Piccola nota divertente:
Davanti a questo quadro,
Io: "L'ho già visto...alla mostra di Bellotto!"
Curgina: "E' di Bellotto"
Io: "Sono un genio"
Cugina: "E' solo memoria"


Seya

lunedì 7 aprile 2014

Spring Awaking

Spring Awaking è un'opera teatrale di tale Frank Wedekind che il Teatro Goldoni di Venezia ha presentato la settimana scorsa in versione musical.
Allegro e frizzante, un pò retro ma con buon aggancio al moderno, racconta le vicende di un gruppo di ragazzi (anni 50-60??) alle prese con il sesso.
In una società in cui istituzioni e famiglie sono chiuse e poco liberali, i ragazzi si rivolgono domande e dubbi e si confrontano con le pulsioni che tutti i giorni agitano i loro animi.
Alla fine della storia, uno dei ragazzi si uccide perchè dilaniato dallo scontro giusto/perverso che è nella sua mente, un altro convince l'amico che l'amore omosessuale è divertente quanto quello eterosessuale, una ragazza è vittima di violenze paterne ma sta zitta per non finire come l'amica, allontanata di casa per vergogna, e una, ingannata dalla madre che non le ha mai spiegato nulla sul concepimento, non solo resta incinta, ma muore durante un operazione di aborto clandestino.

Al di là della storia e della oggettiva bravura dei ragazzi (cast molto giovane e dinamico) che hanno cantato dal vivo (con musica dal vivo) per due ore con salti e balli, la questione resta spinosa nel passato come oggi.

Ho sempre più la sensazione che la sessualità venga presa troppo seriamente fino ad una certa età (8-10 anni), poi alla leggera (fino ai 20-25) per tornare ad essere seri e contriti al riguardo superati i trenta.
Eccezioni escluse ovviamente.
Si pensa che i bambini debbano essere protetti e rassicurati (ma fino a che punto è una protezione e dove diventa un inganno?) che il mostro con un occhio solo (citazione "Runaway bride, ndr) non si occupa dei fanciulli, poi si passa alla fase "oh, mio dio, è meglio che diciamo subito certe cose ai ragazzi prima che ci portino la figlia della vicina incinta a tredici anni" e si chiudono gli occhi su comportamenti e atteggiamenti che andrebbero sorvegliati (non dico corretti, ma in alcuni casi ci starebbe anche). Poi la palla passa ai ragazzi stessi e le famiglie e le istituzioni non fanno più alcun commento.

Io non ho mai ricevuto una vera educazione sessuale, nè a casa (dove è tuttora un argomento simil-tabù), né a scuola dove le timide lezioni di educazione sessuale erano tutte incentrate sul "non fare sesso, che ti viene la gonorrea".
L'ho sempre vissuta male e la vivo ancora male.
Metà dei miei problemi con me stessa derivano da qui ma non ne faccio una colpa a nessuno.
Anzi, cerco di illuminare gli altri perchè non siano restii al contatto fisico quanto lo sono io.
E in questo mio sembrare mai scandalizzata o molto liberale di fronte alle vite sessuali altrui (della serie, mi sorbisco ore e ore di racconti altrui...mi voglio male!), la percezione che ho è che il sesso sembri il grande muro, il grande ostacolo fino alla prima fatidica volta, per poi passare ad un'allegra ginnastica, e finire a ventiquattro anni a dire "Oh, ma non riesco a vivere senza. Sono proprio una puttana!" (frase che ho sentito la settimana scorsa).
Per dover di cronaca, il mio campione non si limita a persone eterosessuali, ma comprende lesbiche/gay e un transessuale.

Se poi c'è di mezzo una relazione seria, il tutto assume necessariamente una visione emblematica.
E' tutto un ripetersi di "se lui mi lecca lì, non ti scoccia che lo dica?, allora vuol dire che mi ama davvero" e "se mi amasse davvero non vorrebbe mai che io la toccassi di dietro".
Quando si è in una relazione, tutto quello che succede tra le lenzuola è commisurato al più o meno amare l'altro.

Ma quand'è che si raggiunge l'equazione, essere porcelli nella nostra stanza da letto (o sull'amaca, o dove si vuole) non influisce sull'amore che proviamo?

Conosco più di tre persone (facciamo cinque considerando i miei genitori) che risponderebbero "quando si è dei pervertiti", dove la peccaminosa parola ha un'orrenda accezione.
A me fa quasi ridere.

Ho provato a chiedere a più di una persona se stessero bene con loro stesse in generale, ma anche riguardo alla loro vita sessuale, e la risposta quasi totale (dove il quasi è influenzato dalla birra e dal linguaggio colorito di certi miei confidenti) è "Io godo".
Della serie, che domanda fai?
Magari ci serve un altro decennio per arrivare a certe questioni.

Morale della favola, il musical è elettrico e dinamico, piacevole da vedere e ottimo spunto di riflessione su un argomento in cui il cervello è sempre l'ultimo chiamato a testimoniare.


Seya

venerdì 4 aprile 2014

tulipani

Mamma: "Seya, hai visto che belli i tulipani?!"
Io: "tulipani?"
Mamma: "Sì, sono sul terrazzo. Li hai presi tu!"
Io: "io?"
Mamma: "Si, in Olanda, in aeroporto quando siamo tornati dalla Svezia...li hai piantati tu!"
Io: "Ah.."


sabato 29 marzo 2014

Mondiali Pattinaggio

Come sapete, il mio amore per il pattinaggio sul ghiaccio non ha confini e quindi i periodi primaverili, quando si concentrano Mondiali e Olimpiadi mi vedono in postazione davanti alla tv.
Cosa dire, non siamo stati delusi.
Tante assenze, inevitabile vista la stagione olimpica, poche polemiche e buoni risultati...e specialmente meritati!
Non per aprire dibattiti ulteriori, ma la medaglia alla Sostnikova nelle donne e quella a Trankov&compare nelle coppie sono state regalate (per non dire comprate).
Ho anche da ridire sulla danza, ma lì la cosa è stata meno evidente.

Lasciamo perdere! Nessuno di loro era presente (notevole la paura di dimostrare che la medaglia è stata comprata?!) e quindi la gara è stata più combattuta che mai. Posizioni aperte a go-go e tanto agonismo.
In un palazzetto strapieno, davanti ad un pubblico ottimo (ogni riferimento al "nazionaliamo" di Sochi è puramente voluto!) i pattinatori hanno alternato meravigliose performances ad altre più deludenti, ma tutte molto vere.
Il tubo non ha ancora caricato nulla però a presto metto i link..a voi il giudizio!


Seya

sabato 22 marzo 2014

la scoperta Casella

Da quando è partita l'iniziativa (orai due anni fa) sono un'attenta ed entusiasta partecipante di MusicEmotion, la chermesse cinematografica di musica sinfonica.
Non che sia un grande impegno (parliamo di 4 concerti a stagione, praticamente una nullità) però mi ricollega ai piaceri della pace, della solitudine, dell'individualità.
Non è infatti un piacere che condivido, un pò perchè non saprei a chi proporre la cosa, un pò perchè infondo mi piace sentirmi non più colta, però più ricercata sicuramente, di alcune altre persone.

Mercoledì sera, con mamma, abbiamo assistito al concerto del maestro Noseda su musiche di Casella e Respighi.
Personalmente sono arrivata al cinema sbuffando: la musica italiana non mi piace nè antica, nè moderna.
Quando sono uscita (a parte il sonno), ero entusiasta.
Il pezzo di Respighi non è altro che l'assemblaggio di opere precedenti e secondarie (musiche per fluto che ricordano tanto le scene mitiche, dove ninfe e fauni danzano in allegria).
Casella invece è stato una scoperta.
Praticamente si tratta di un tale, ovviamente un genio/prodigio del pianoforte con un infanzia triste e tormentata (tanto per sfatare gli stereotipi), che a cavallo tra Ottocento e Novecento ha composto pezzi orchestrali secondo le influenze del periodo.
Un anticipatore di Stravinski, un affezionato a Mahler e un tormentato alla Shostacovich.
Studiare a Parigi gli ha permesso di entrare in contatto con i grandi dell'epoca (allievo di Faurie, amico di Ravel e conoscitore della classica musica mittleuropea) e di tutte queste amicizie e conoscenze ha fatto un sunto in una serie di concerti molto paricolari e stranamente poco conosciuti.
Dico stranamente non perchè era italiano o che, ma per la modernità di alcuni pezzi.
Le parti lente dei concerti sono una palla (anche la Sinfonia n.12 in alcuni punti lo è, a mio avviso) e le presentano come un omaggio/incontro con Mahler (ma io non conosco Mahler e quindi poco posso dire).
Le parti movimentate invece sono da togliere il fiato.
Moderne e dinamiche, sembra quasi di trovarsi nel traffico cittadino all'ora di punta e di essere sul punto di perdere un appuntamento importante. Una corsa, una foga e in tutto questo la sensazione di essere vivi.
Meraviglia pura.
E io che non apprezzo i pezzi caotici, faccio un doppio complimento.
Ed è strano che qualcuno così attuale sia poco proposto. Non parlo neanche di insegnarlo a scuola perchè le nostre povere nuove generazioni è già tanto se sono in grado di distinguere un violino da un pianoforte: tra tagli e insegnanti e ragazzi poco preparati/interessati/motivati l'ignoranza musicale regna sovrana.
Parlo proprio di concerti in cartellone. Stravinski è osannato, di Mahler Accardo ha fatto un cofanetto (ce l'ho ma non l'ho ancora sentito), Shostakovich viene passato come artista d'elite e Ravel è strapagato. Casella, tutti se lo dimenticano.
Un peccato perchè è notevole.

Piccolo commento su Noseda, il direttore d'orchestra. Allora, bravo come pochi, bisogna riconoscerlo, ma bisogna fare qualcosa per la sua sudorazione copiosa.
Già lui è pallido e chiaro, in più con un completa (taglio giapponese) nero sempra Piton albino, se poi ci si mette pure un continuo grondare sudore da tutti i pori, il risultato è a metà tra il disgustoso e il preoccupante.
Consiglio sciarpina per raccogliere sudore facciale e movimenti del corpo più contenuti: infervorarsi va bene, perdere il 50% dell'acqua corporea no.


Seya

giovedì 20 marzo 2014

burocrazia leonardiana

Volevo scrivere un bel post sul concerto di ieri sera però la diatriba (tutta interiore) con la burocrazia di poco fa mi ha spento.

Mi sono candidata per un Progetto Leonardo (uno dei pochissimi aperti a chi abita in Veneto) prorogato (e ovviamente non publicizzato).
Ma non poteva certo essere così semplice.
Non potevano certo richiedere che tu compilassi un modulo e lo inviassi via mail.
No.

Devi scaricare il modulo e compilarlo e firmarlo a mano (niente firma elettronica). Devi allegare copia della carta d'identità e del codice fiscale, e assicurarti che il documento non scada prima dell'eventuale partenza perchè vogliono poterlo usare per la prenotazione del volo (il mio scade tra 2 mesi però all'anagrafe non mi fanno il nuovo documento prima di un mese prima della scadenza, salvo casi eccezionali).
Il problema è che tutti questi devono essere inviati come unico file in pdf.

Di per sè la cosa ha senso e, all'apparenza, risulta semplice. Però ovviamente il programma di scannerizzazione non è a prova di idiota (come invece dovrebbe essere ogni programma base).
Non si può decidere la "digitalizzazione di più pagine" prima della prima digitalizzazione, no. Bisogna digitalizzare la prima e poi aggiungere in coda le successive pagine.
Ovviamente l'ho scoperto dopo aver fatto il procedimento 4 volte.
Una pagina info?

La stessa cosa deve essere fatta con i CV, due. Uno in italiano, uno in lingua del paese di destinazione (nel mio caso 3, perchè ovviamente sono idiota e mi sono candidata per Lettonia e Spagna e quindi ho inviato i CV in inglese e in spagnolo...per fortuna non mi hanno chiesto il lettone!).
Tutti i CV devono essere firmati (e inglobati in un unico file PDF).

Riassunto della procedura: tu stampi 25 fogli (modulo, CV in lingua e co) e poi scannerizzi tutto come vogliono loro, così loro non devono stampare pagine e pagine di roba.

Il tutto deve essere inviato tramite PEC.
E per fortuna che io ho un padre dotato di PEC perchè l'attivazione della mail richiede una settimana e una visita all'ufficio postale.


La scadenza? Domani a 12.00.



Seya

lunedì 17 marzo 2014

Streghe

Da Natale si è risvegliato in me il forte desiderio di leggere e sono diventata una mangia libri.
Non scherzo! mi sono letta quasi tutto Wilbur Smith (che non avrà spessore classico ma è tanto avviincente), Housseini (che è sia sostanzioso che avvincente) e qualche altro libro a desta o a sinistra.
Ho finito proprio ieri Streghe di Lilli Gruber, un saggio a forma di intervista (o meglio, di serie di interviste) sulla condizione della donna in Europa. Credo sia del 2008.
Bello, bellissimo.
Avevo già avuto la possibilità di leggere ed apprezzare la veloce e ironica scrittura della giornalista in Eredità (altro bello da consigliare), ma qui, vuoi per il tema, vuoi per lo stile, vuoi per le voci che ne sono uscite, qui ha raggiunto lo splendore.
Non sherzo!
A parte l'essere andata a comprarmelo (cartaceo, che è meglio per le sottolineature!), l'ho riletto in alcune sue parti e ne ho valutato il contenuto in tempo per la questione della faccenda Quote Rosa in Parlamento.

Io non faccio politica e ho poche idee al riguardo, ma chiare, eppure due parole (banali e ritrite) le spendo.
Sono d'accordo con la Littizzetto che proprio ieri diceva che le quote rosa poco servono e che se uno è pirla, lo è a prescindere di quello che ha nelle mutande (dixit!), eppure secondo me ci vogliono.
Io non sono una femminista o una avversaria degli uomini, anche se in alcuni casi mi sento superiore, però ho la sensazione (percezione?) di trovarmi in una realtà statale in cui il concetto di Vir prevale su tutto.
Vir, non homo.
L'uomo virile, un pò sessista e di strette vedute, anche se vi dirà che le ha ampissime, esiste e comanda.
Lo vedo al lavoro da mia madre, lo vedo in televisione (sia nei film che nei tg), lo vedo in autobus.
E per scardinare questo fantomatico uomo di metallo, io le quote le userei.
Sono d'accordo che una persona di valore arriva dove vuole e si prende il suo posto e il suo ruolo senza sentirsi privilegiato, però credo che in occasione di parità sia necessario rivolgersi a chi è meno rappresentato o comunque visto in maniera meno forte, e quindi la donna.
La cosa però deve andare di pari passo con l'aumento dei servizi, con un maggiore aiuto alle famiglia, ma anche ai single, e con un miglior welfare in generale.
Ma tanto non si farà perchè è troppo importante portarsi a casa 85€ in più in stipendio invece di garantire asili nido, posti letto per gli anziani e rotazioni per medici e assistenti.

Sono disillusa.

Tornando al libro, sono felice ne contastare che le persone che nel mio piccolo ho sempre ritenuto intelligenti (in senso ampio del termine: sia per cultura, che per dialettica, che per idee) esprimono le posizioni a mio avviso migliori, e in modo più convinto.
Uno degli aspitti migliori dello scritto della Gruber è la vastità degli elementi trattati e delle "tipologie" di persone considerate.
Tra i temi ci sono i "classiconi" come l'aborto e i servizi alle famiglie. Tra le persone si spazia dalle prostitute, agli operatori sociali, ai politici, alle persone di spettacolo, alle camioniste.
Io forse avrei intervistato anche un paio di nonne e di nipoti, giusto per vedere le differenze storiche, ma stiamo veramente cercando l'ago nel pagliaio.
Che dire ancora?
Leggetelo e regalatelo.
Ogni donna dovrebbe farsi certe domande.


Seya

domenica 16 marzo 2014

Monuments Men

Ieri sera cinema. Ogni tanto ci vuole!
Il film mi ha incuriosito fin dai primi trailer: diciamolo pure, George Clooney sta molto meglio nei panni del regista che in quelli del cinico Dottor Ross.
E poi il tema è abbastanza insolito, o almeno lo è per me che di storia contemporanea (cioè post unificazione di Italia) sono totalmente ignorante.
Al Liceo non ho neanche fatto in tempo a studiare la Seconda Guerra Mondiale. La Prof esterna che ci siamo ritrovati in commissione è inorridita a leggere il nostro programma!
Quindi ogni libro o film che mi permetta di scoprire qualcosa di nuovo, è ben accetto.

Il film di Clooney è leggero ma non frivolo. Racconta la guerra con dettagli comici, al limite del paradossale, ma mai esagerati. Nessuna traccia di volgarità, di esibizionismo o di eccessiva melansagine.
Un film che ti permette di sorridere alle uscite di Murray e inorridire nel vedere dei capolavori bruciare in nome di non so quale ideale onnipotente hitleriano.
Nel complesso si esce dal film scissi: da una parte si ricordano le battutine e si ride di alcune scene, dall'altra la domanda persistente che il film ci rivolge, ovvero se un'opera d'arte valga la vita umana, resta a tormentarti.

Io non saprei dare una risposta sul momento: a livello razionale direi di sì al 2000%, ma poi ci sono anche le paure e le passioni che ci distinguono dai robot con cui fare i conti.
La cosa che più mi martella è la consapevolezza che molte cose non sono cambiate.
Anche nelle guerre attualmente in atto si stanno distruggendo strati e strati di storia. Tutta la cultura mediorientale sta andando in polvere in nome di un potere, più che altro economico, che ha poco dell'umano.
Durante il Natale ho letto Mille Splendidi Soli di Housseini e anche allora la questione mi aveva dilaniato, io che solo a sentir parlare di libri bruciati sudo freddo!

La cosa che più mi spaventa tuttavia è un'altra.
La tecnologia imperante, per quanto utile e bella ci sta rincretinendo. Me per prima, per carità.
C 'è ormai l'imperante idea che non serve andare al museo o alla chiesa (per non parlare delle biblioteche) perchè basta digitare su google il nome di quello che ci interessa ed ecco lì la meraviglia di un'immagina zoomabile, tutta tua, vicina quanto vuoi.
Vuoi mettere vedere la Tempesta del Giorgione comodamente seduta sul tuo letto, magari ancora in pigiama, poterla zoomare e studiare in ogni suo punto senza temere allarmi, guardiasala e turisti?
E' utile e triste allo stesso tempo.
La percezione che l'arte sia sempre lì, a nostra disposizione, senza dover fare la fatica di muoverci e spostarci, oltre che a renderci pigri e mentalmente chiusi, fa sì che la sua distruzione o il suo danneggiamento ci lasci quasi tranquilli.
Della serie, perchè devo preoccuparmi del museo di Bagdad quando basta che cerchi il sito online o qualche altra fonte, attraverso cui posso guardarmelo. E in internet vivrà per sempre.

Non so se riesco a spiegarmi bene o se risulto contorta.
Fatto sta che mi sento contorta dentro per questa mia intrinseca tristezza culturale che mi fa rimpiangere i Grand Tour settecenteschi.



Seya

sabato 15 marzo 2014

cercando lavoro

La mia ricerca di lavoro prosegue con una monotona altalena di Illusione e Disperazione.
Ho passato un anno (è già passato un anno dalla Laurea!) a cercare di vendermi come IT, amministrativa e gestionale. Adesso ho preso l'abilitazione turistica e mi vendo come Accompagnatrice.
Non ho avuto successo nel primo modo, vediamo un pò il secondo!
Ho più volte riscritto il CV, ho fatto corsi per migliorare durante i colloqui e per sembrare più seria e adulta di quanto io non sia.
Alla fine non non è servito a molto.
Almeno ormai mi sono chiarita su cosa vorrei fare: vorrei fare planning organizzativi, specialmente per i trasporti.
Avete presente quelle persone che dicono "tu, aereo, devi atterrare alla pista X perchè alla Y c'è un cargo e devi ripartire in 45 min!". Ecco, voglio farlo.
Non necessariamente a livello aereoportuale, ma anche portuale o ferroviario.
Eppure non si trov la possibilità-
Una volta non sono abbastanza qualifica, una volta non sono abbastaza grande ed esperta, una volta non sono un uomo.
Alla faccia della parità dei sessi.
Mia madre, intanto, gira il dito nella piaga con i suoi "pensavo volessi andare all'estero".
Cara madre, io all'estero ci andrei domani però non ho soldi e spalle coperte. E voi non mi potete mantenere a vita. Partire per l'estero senza un soldo è una dimostrazione di idiozia.
Anche perchè poi tornare con un pugno di polvere è molto deprimente.
Adesso vediamo se i 2000 e più curricula che ho mandato danno qualcosa.
Altrimenti mi vado a fare un gap year in Australia....
...se trovo i soldi!

Seya

lunedì 10 marzo 2014

a volte si ritorna

Torno dopo una pausa di riflessione, cioè dopo una fase di alternanza di depressioni, gioie e malumori.
in realtà non è cambiato molto in questi mesi di silenzio.
Sono sempre tra Venezia e Padova.
Sono sempre Single.
Sono sempre senza lavoro.
Ho solo rivisto alcuni rapporti, e altri sono stati rivisti dagli altri.
Con Ex c'è stata una colossale litigata intorno a Natalae e adesso ci si sente solo per insultaci (a dire il vero, lui mi chiama e mi scrive per insultarmi, io non replico e lo lascio cuocere nel suo brodo).
Principessa si è dimenticata della mia esistenza (e sono stufa di doverle strisciare dietro).
Idem per Stellina.
Medica ha preso l'abilitazione e studia per la specialistica.
Angioletto sta facendo la laurea ed è sempre più apatico, almeno io così lo percepisco.
Kalos ha scoperto le gioie del sesso e sto pregando perchè non si perda in mezzo a tutti gli amanti.
Mela si è trasferita a Milano per il master.
Cricetino è tornata e ogni tanto ci troviamo.
La famiglia sta bene. Un pò litigarella e stressata, ma ormai è lo standard tra queste quattro mura.
Ho un pò riscoperto mia cugina (ho vissuto per un pò da lei) però mi sembra di esserci ri-distanziate nuovamente.
Mio padre è intrattabile e io gli sto il più lontano possibile, ancora arrabbiata con lui per il suo disinteresse nei miei confronti.
L'unica costante, o meglio rinforzo, è Guida, e passo sempre più tempo con lei e nel suo negozio.
Poi cosa?
Faccio pattinaggio sul ghiaccio, il mio amore! e ho fatto un corso di russo. Adesso sto proseguendo gli studi da autodidatta ma l'autodisciplina non è uno dei miei maggiori pregi.
Ho fatto il patentino come Accompagnatore Turistico e spero che qualcosa si muova per l'estate.
E sono tornata qui.
Vediamo un pò come va...


Seya