domenica 16 marzo 2014

Monuments Men

Ieri sera cinema. Ogni tanto ci vuole!
Il film mi ha incuriosito fin dai primi trailer: diciamolo pure, George Clooney sta molto meglio nei panni del regista che in quelli del cinico Dottor Ross.
E poi il tema è abbastanza insolito, o almeno lo è per me che di storia contemporanea (cioè post unificazione di Italia) sono totalmente ignorante.
Al Liceo non ho neanche fatto in tempo a studiare la Seconda Guerra Mondiale. La Prof esterna che ci siamo ritrovati in commissione è inorridita a leggere il nostro programma!
Quindi ogni libro o film che mi permetta di scoprire qualcosa di nuovo, è ben accetto.

Il film di Clooney è leggero ma non frivolo. Racconta la guerra con dettagli comici, al limite del paradossale, ma mai esagerati. Nessuna traccia di volgarità, di esibizionismo o di eccessiva melansagine.
Un film che ti permette di sorridere alle uscite di Murray e inorridire nel vedere dei capolavori bruciare in nome di non so quale ideale onnipotente hitleriano.
Nel complesso si esce dal film scissi: da una parte si ricordano le battutine e si ride di alcune scene, dall'altra la domanda persistente che il film ci rivolge, ovvero se un'opera d'arte valga la vita umana, resta a tormentarti.

Io non saprei dare una risposta sul momento: a livello razionale direi di sì al 2000%, ma poi ci sono anche le paure e le passioni che ci distinguono dai robot con cui fare i conti.
La cosa che più mi martella è la consapevolezza che molte cose non sono cambiate.
Anche nelle guerre attualmente in atto si stanno distruggendo strati e strati di storia. Tutta la cultura mediorientale sta andando in polvere in nome di un potere, più che altro economico, che ha poco dell'umano.
Durante il Natale ho letto Mille Splendidi Soli di Housseini e anche allora la questione mi aveva dilaniato, io che solo a sentir parlare di libri bruciati sudo freddo!

La cosa che più mi spaventa tuttavia è un'altra.
La tecnologia imperante, per quanto utile e bella ci sta rincretinendo. Me per prima, per carità.
C 'è ormai l'imperante idea che non serve andare al museo o alla chiesa (per non parlare delle biblioteche) perchè basta digitare su google il nome di quello che ci interessa ed ecco lì la meraviglia di un'immagina zoomabile, tutta tua, vicina quanto vuoi.
Vuoi mettere vedere la Tempesta del Giorgione comodamente seduta sul tuo letto, magari ancora in pigiama, poterla zoomare e studiare in ogni suo punto senza temere allarmi, guardiasala e turisti?
E' utile e triste allo stesso tempo.
La percezione che l'arte sia sempre lì, a nostra disposizione, senza dover fare la fatica di muoverci e spostarci, oltre che a renderci pigri e mentalmente chiusi, fa sì che la sua distruzione o il suo danneggiamento ci lasci quasi tranquilli.
Della serie, perchè devo preoccuparmi del museo di Bagdad quando basta che cerchi il sito online o qualche altra fonte, attraverso cui posso guardarmelo. E in internet vivrà per sempre.

Non so se riesco a spiegarmi bene o se risulto contorta.
Fatto sta che mi sento contorta dentro per questa mia intrinseca tristezza culturale che mi fa rimpiangere i Grand Tour settecenteschi.



Seya

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