martedì 29 luglio 2014

Fuochi d'artificio

Ammetto di essere partita prevenuta ma di essermi convinta sapendo che io, con Guida e i Volontari, sto da dio.
Destinazione: sagra di Rovolon, sui Colli Euganei.
Situazione: sagra di paese, moderatamente popolata, cena rustica e buona, anche se un pò scarsa di porzioni e tanta birra.
Sorpresa: i fuochi d'artificio!

Era segnalato uno spettacolo pirotecnico e si sapeva che ci sarebbe stata una bella scena in cui natura, notte fonda e fuochi colorati avrebbero creato un quadro unico.
Ma non mi aspettavo una scena come quella poi vista.

Il profilo dei Colli, gli alberi nella immediata vicinanza, la notte scura e lampeggiante per l'imminente temporale.
E i fuochi a pochi metri.
Dritti sopra la testa.
Io con la testa completamente ruotata all'indietro per poter vedere tutte le luci.
La bocca spalancata e le braccia incrociate a trattenere i brividi.
La musica in sottofondo.
Una sensazione ineffabile di piccolezza.

Da riproporre l'anno prossimo.




Seya

venerdì 25 luglio 2014

A sud del confine, a ovest del sole

Il libro di Murakami ha tutti i tratti caratteristici dell'autore. Prentesi aperte, finali non chiusi, narrazioni a più livelli.
E' un Murakami a tutti gli effetti.
Però in un certo senso mi è piaciuto più di altri suoi libri.
Come se avesse fatto un salto in avanti rispetto a Norwegian Wood, che già mi aveva lasciato molto piacevolmente colpita.

Parla (in prima persona) di un ragazzo e della sua crescita dall'infanzia fino alla maturità. O alla presunta tale.
Sì, perchè in Hajime resta sempre un vago sentore di inadeguatezza che lo aveva attanagliato fin da bambino.
Nato figlio unico in un periodo in cui tutti avevano fratelli, Hajime si scontra con una ragazza (prima bambina poi adulta) che è una contraddizione vivente.
Nella vita non conosce mezze misure e vede il mondo diviso in bianco e nero, però poi ricorrono nella sua dialettica termini come "forse" e "qualche tempo", che sono tutt'altro che netti.
Lei vuole da Hajime tutto, che lasci moglie e lavoro, ma poi non gli lascia niente, neanche un vecchio disco jazz.
E Hajime impara con sofferenza e tensione morale che accettare il grigio della vita è, forse, sinonimo di vera felicità.
Ma quanto male fa lasciare il bianco/nero?

Domanda aperta, detta e non detta. O almeno, domanda che io ho estrapolato dalla lettura del libro.
E non è sbagliata.
Accettare il grigio significa anche rinunciare al vero grande amore, ma impossibile, per abbracciare l'amore sereno e costante di qualcun'altro. Stesso per il lavoro e per i sogni.
Ed è difficile.

Saranno i parallellismi con il mio status, più mentale che altro, attuale a farmi fare certi ragionamenti ma il libro proprio qui si sofferma.
Chi ha il coraggio di andare sempre più a Sud e conoscere cosa c'è effettivamente a Sud del Confine, oppure di volgere lo sguardo a Ovest e scoprire da cosa è composta la terra a Ovest del mondo?

Qualcuno di radicale e forte, rispondo io.

Se esiste, aggiungo.




Seya

giovedì 24 luglio 2014

ablaré

Il mio corso di spagnolo serale è finito ieri.
E già non so come trascorrere le mie serate.
Oddio, poter stare un attimo in casa e andare a doormire presto, non mi spiace di certo.
Però adesso ricomincerà il balletto delle uscite e del vedersi che, per quanto mi faccia piacere, a volte mi rende antipatica perchè un orario per uscire, vedi le 22, che per Angioletto e co è normale, per me è la morte.
Io a quell'ora devo già essere con un piede in camera da letto se il giorno dopo voglio essere vagamente vigile sul lavoro.

Lavoro..

Mah, mi sembra che questo periodo io sia più lamentosa del solito! La verità è che qui posso sfogarmi, fuori mia madre o chi per essa, mi fermano, stoppano, si intrufolano e non mi permettono di concludere un ragionamento.

Poi hanno anche troppa pazienza, eh!

L'ultima del mio Capo è che "siamo in Italia, scriviamo in italiano" anche se il cliente in questione è austriaco. Proprio un modo progressista di pensare.
La Strana invece è in agitazione perchè cambiano le etichette (notiamo la serietà della questione) per le spedizioni.
Fosse per me cambierei il modus operandi da zero. Ho anche un paio di idee concrete e le scrivo nel quadernino man mano che prendono forma.
Il problema è a chi proporle.
Il mio Capo non è assolutamente in grado di capirle.
Il suo Capo non mi dà minimamente attenzione.
Il Gran Capo è carino e gentile con me ma, per quanto buono, è proprio svampito!

Devo capire come muovermi.


Intanto leggo e vado avanti.
Al momento sul mio comodino, o meglio sulla mia scrivania, c'è A sud del confine, a Ovest del sole di Murakami. Bello!!!!!

lunedì 21 luglio 2014

Redentore

E' passato un altro Redentore.
Altra cena in famiglia, altro Gran Pavese, altri fuochi, altro casino, altra nanna.
La routine annuale non mi pesa nè mi deprime ma quest'anno ammetto di aver goduto proprio poco della sensazione di meraviglia e spensieratezza della festa.
Stanchezza e sonno.
Solitudine.
Una famiglia che, per quanto bene le voglia, risulta ingombrante.

Zia al solito ha preso in mano la situazione e ha deciso, cucinato, comandato, brontolato.
Mamma al solito si è lamentata.
Papà al solito è arrivato per i fatti suoi e ha fatto quello che voleva lui, con i suoi tempi.
Cugina al solito ha cercato di mantenere intatta casa sua.

Sempre i soliti.
Tutti e cinque.

Non so se la cosa mi piaccia o meno.

Lamentele a parte, i fuochi sono risultati belli e lunghi. Un pò calanti nella zona centrale ma con un finale con il botto, nel vero senso della parola.
Neanche troppa gente, almeno dove eravamo appioppati noi.
Soliti ragazzi ubriachi che disturbano e rovinano la serata ai più. Volevo proporre al più rumoroso del gruppo di buttarsi in acqua e verificare se così il cervello gli si riempiva di qualcosa, ma come mio solito ho lasciato perdere. Poi ho considerato che, viste le condizioni dei ragazzi, non ci avrei guadagnato niente di buono in una lite.

Tornata a Ca mi sono fatta una gran bella dormita.

Adesso sono in ufficio.



Seya

giovedì 10 luglio 2014

snobbismo culturale

Visto che lavoro tutti i giorni (ma proprio tutti tutti) in media 9h, ho pensato bene di iscrivermi ad un corso intensivo serale di spagnolo. Costicchia un pò per i miei gusti però ammetto, dopo due lezioni, di trovarmi molto bene con l'insegnante.
Inoltre a lezione siamo solo in tre e quindi riusciamo a parlare sufficientemente.

L'ho iniziato per tanti motivi, e nessuno in realtà!
La scusa di aggiornare il mio registro linguisticoper il lavoro aeroportuale durante i weekend e la necessità di non perdere una lingua che può sempre tornarmi utile.
Poi c'è anche la necessità di far girare i due neuroni che mi ritrovo e che dopo 8h di un lavoro monotono e ripetitivo tendono alla fusione e alla staticità cerebrale.
Per concludere, ovviamente, con il motivo più basso ed egoista: elevarmi dalla condizione di forza lavoro in um mondo maschilista e facilmente appagato.
Non per cattiveria nè per alterigia, però sento l'ambiente che mi circonda limitato.
Non mi sono mai considerata una snob e non mi sono mai comportata come tale ma questa mia scelta serale io la vedo come snobbismo culturale.

Ed è aria fresca.

Improvvisamente nella mia testa tante memorie, tante frasi e tanti piccoli tasselli di un puzzle si ricompongono.
Il volontariato in Spagna, il sole di Manzanares, i colori della stanza da ridipingere, le risate con il gruppo internazionale. Ma anche le serate passate a studiare spagnolo.

E ancora una volta mi sono ricordata che io sono altro.



Seya

martedì 8 luglio 2014

non per sempre

C'è una battuta di Burlesque che mi è venuta in mente stamane entrando in magazzino con la Strana: "non sarai la nuova arrivata per sempre".

Ieri sera c'è stata una tromba d'aria non indifferente e, per me che ero a casa da sola, ha comportato pulizie e tapparelle chiuse fino a notte tarda.
Stamattina, arrivando con la Strana in magazzino, individuiamo il Capo che girovaga per il locale a distribuire documenti e sfumacchiare. Si avvicina, saluta e si rivolge alla Strana per chiederle dei danni eventualmente subiti ieri sera.
Io trasparente.

Non ho potuto non pensare alla battuta di Cher e chiedermi quanto tempo deve passare (sono quasi due mesi) prima che io abbia uno spessore qui dentro.




Seya

giovedì 3 luglio 2014

Talento Innato

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Le regole del Premio sono:

1) Utilizzare il logo (girate gli occhi a sinistra)
2) Menzionare chi vi ha nominato…Mel!
3) Nominare 10 Blogger, nei quali scorgete la dote del Talento, notificando loro la nomination… Ognuno è libero di accettare o rifiutare, ma risparmiatemi                                 eventualmente “recusazioni” di carattere cattedratico. Si tratta di un gioco. Visto                         però che io non seguo le regole, lascio totale libertà a chi legge di partecipare e                         giocare, se ciò gli aggrada. Ammetto che però di alcune persone sarei curiosa                           di leggere gli scritti...Sì, Amedeo, parlo di te!
                                           4) Rispondere alle domande.


Prima di partire con i quesiti però ci vuole una piccola prefazione.

Io scrivo, e con "scrivo" intendo proprio storie, racconti e diari, più o meno da quando avevo sette anni. Era nata come emulazione di Cugina per la quale, anche se non mi crederà mai, ho un'attenzione particolare. All'epoca, lei adolescente, partecipava a concorsi amatoriali e scriveva storie che io non capivo.

E ancora ho alcuni dubbi su dei passaggi.

Ho continuato senza mai rendere nota questa mia inclinazione praticamente a nessuno. Ovvero non faccio leggere le mie cose. Mai. A nessuno.

Sono cose mie su cui nessuno deve metter parola.


Chiusa la prefazione, ecco le mie risposte.


1) Quando hai capito di amare la “scrittura”? Quando, una mattina, di molti anni fa, mi sono svegliata pensando a come rendere un passaggio di un racconto che all'epoca era in piena gestazione. Era come un attacco d'ansia, in senso buono. Non vedevo l'ora di attaccarmi ad un pezzo di carta (ebbene sì, solitamente, elaboro le prime cose a mano e poi nel trascrivere a pc faccio alcuni cambiamenti) per buttare giù mie idee.

2)Ti ispiri mai alla tua realtà? No, o meglio non nel generale. Magari alcune scene o alcuni "background" sono legati alla mia realtà, ma in generale vivo in mondi completamente diversi dove, oltre ad avere il corpo di Nicole Kidman, ho il carattere di ferro di Frida Khalo e la vivacità intellettuale di Philippe Daverio. Scherzi a parte, non scrivo mai in prima persona e mai di me, ma tendo ad identificarmi con alcuni particolari personaggi. Inevitabile.

3)Se potessi partecipare e vincere una competizione letteraria o fotografica importante, quale sarebbe? Il giorno in cui parteciperò ad un concorso letterario, potete tranquillamente chiamare il 118 e rinchiudermi a Villa Tigli (Manicomio) perchè avrò dato di matto.

4)In cambio di una ingente somma di denaro, riusciresti a realizzare qualcosa lontanissima dalle tue corde? Leggi risposta precedente.

5)Ami sperimentare? Decisamente sì, in ogni ambito della mia vita.

6)Offri qualcosa di inedito alle persone che ti seguono e credono nelle tue capacità? Se parliamo di blog, mah, credo che l'unica cosa che io trasmetta sia uno scorcio su una piccola vita. Se parliamo di storie, il desiderio di trasmettere grandi ideali e soluzioni geniali ai problemi della vita è offuscato dalla incapacità (vigliaccheria) di pubblicare.



Seya

mercoledì 2 luglio 2014

Fashion Blogger - corretto

Visto che sono un genio, oggi, durante la pausa pranzo, mi sono messa a compilare il mio "selfie" fashion blogger dal terminale dell'ufficio.
Ho hatto copia incolla con quello di Mel per avere l'ordine delle domande e poi mi sono buttata a comporre l'opera.
Al punto di pubblicare, mi si scollega la sessione (perchè non si può usare internet in ufficio e quindi mettono i blocchi ad ogni azione). Quando la riapro, senza pensarci, pubblico e chiudo.
Neanche riletto.
Ho pubblicato il profilo di Mel (salvato per dio solo sa quale motivo).
Rendiamoci conto quanto sono fusa..

Questo per dire: Scusa Mel, non volevo appropriarmi del tuo fashion style. E scusate lettori, non volevo farvi credere di non indossare il giallo.

Andiamo con il mio selfie!

La mia divisa: Pantaloni. Sempre. Comodi, sportivi, tipo trekking. Solitamente neri o color panna. Lunghi. Qualche jeans. E t-shirt. Sempre in cotone e tinta unita, o con qualche stampa. Banditi pallini/quadratini/puntini e le righe. Amo le scollatura strane. Mai maniche lunghe. Se proprio ho freddo, indosso una felpa ma sollevo le maniche. Calzini bassi coloratissimi. Qualche camicia, sempre colorata.
I colori: Pantaloni neutri (neri o beige) ma maglie di tutte le tinte dell'arcobaleno, con particolare predilezione per arancione, rosso e giallo. Poco verde. Azzurro e blu ridotti all'osso.
Scarpe: Sportive, in tela, tipo converse. E i miei intramontabili infradito in cuoio palestinese. D'inverno uno stivaletto Lumberjack del secolo passato (ma tanto comodo) per la neve. Adoro i tacchi ma li indosso proprio male. Poi, va beh, gli stivali da acqua alta.
Gioielli e accessori: Orecchini. Sempre. Dai più piccoli anonimi alle "sCione" zingaresche. Solitamente abbinati ai colori delle maglie. Pochissime collane. Mai bracciali o orologi (odio tutto ciò che mi "struscia" i polsi). Molti cappelli e qualche sciarpina. E le bandane!!
Sempre: Orecchini.
Mai: Guanti.
Cosa mi piace del mio guardaroba: che non esiste: ho un appendino anni Trenta per cappotti su cui appendo le grucce con i pantaloni. Le maglie sono stippate in un'anta.
Cosa vorrei cambiare: magari qualche capo più elegantino.
Trucco: Quasi sempre gli occhi: matita, mascara e qualche ombretto. Mai rossetto o fard. Tanti disastri.
Ossessione: calzini colorati e bassi.
Negozi preferiti: Desigual per i colori e le fantasie ma le taglie mi fanno morire. In realtà poi compro a istinto, dovunque (tranne i negozi cinesi che emanano sintetico nell'aria) e quasi a qualunque prezzo. Se mi piace, lo compro. Poi al massimo il bancomat non passa e mi metto a pulire il pavimento per pagarmi la maglia.
Il prossimo acquisto: Dipende cosa vedrò la prossima volta che vado a fare la spesa...o che ne ho il tempo!
Un errore: I taccazzi (12 cm) per l'Arena. Mi hanno massacrato i piedi. E mi hanno fatto raggiungere quote elevate (2 metri verso il cielo)
Un sogno: Avere dei vestiti su misura. Sartoriali.



Seya

martedì 1 luglio 2014

riepilogo odierno

Non sono morta. O meglio, sto soppravvivendo. se poi si vuole chiamarla vita, fate pure.
Diciamo che dopo il periodo nero del "odio questo lavoro/posto/gente/tramtram" è arrivata la consapevolezza che è un lavoro e che sono fortunata ad avere qualcosa da fare invece di starmene in casa a deprimermi.

In realtà la cosa non è poi così migliorata, semplicemente sto prendendo mano con alcune fasi del lavoro e mi metto sotto con quelle, cercando nel frattempo di assimilare più capacità ed abilità possibili.
l posto continua a lasciarmi perplessa e per quanto riguarda la gente, mah, mera conoscenza. Nessuna complicità, nessun coinvolgimento.
Anche colpa mia si deve dire..

In ogni caso, i lati positivi sono che ho i soldi per iscrivermiad un corso estivo di spagnolo che mi serve per il lavoro in aeroporto e ho una macchina (cioè carmen di mia madre) quasi tutta per me.

E sto leggendo.

Uno dei motivi per cui scrivo poco è proprio questo: lavoro talmente tanto al pc che arrivare a casa e continuare a battere tasti su una tastiera mi deprime.
E quindi leggo.
Mi sono finita quasi tutto Wilbur Smith e ho letto un paio di Kinsella (lo so, non è alta letteratura, ma è divertente) che avevo lasciato indietro.
Adesso ho un malloppo di libri di Terziani che Zia mi ha rifilato in vista di un'improbabile viaggio in Giappone per l'anno prossimo.

Sono piena.

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Seya