domenica 28 agosto 2011

cuoca pasticciona

Sono due giorni che ho una gran voglia di dolci. Cosa strana per me, per cui il mio amore spassionato per paprika, curry e peperoncino è direttamente proporzionale al mio odio per lo zucchero.
Comunque, ieri mattina ho preso il quaderno di ricette di mia nonna, ormai da anni eredità di mia madre, e mi sono messa a fare Creme Fritte a iosa.
Ovviamente non mi sono venute belle perfette e fragranti, ma quando mai!
Ieri erano troppo molli, oggi grumose.
Quelle di oggi sono riuscita a friggerle e ce le stiamo già pappando, quelle di ieri sera sono state convertite in una crema densa al limone, servita sopra biscotti briciolati, annegati nel Marsala.
Stasera torno al salato. E' il turno per la pizza. Ho già rinfrescato il lievito madre ed impastato la pasta da pizza, che ora lievita, felice e soddisfatta di questo caldino.

Tanto per rendervi partecipi, ecco la ricetta per le creme, direttamente dal quaderno di famiglia!

Crema Frita Venessiana

3 scuieri de farina
3 scuieri de sucaro
Meso litro de late
pizego de sal
scorsa de limon
Vaneia
3 rossi de vovo
Lavorar insieme vovi, farina, sucaro. Metar su'l fogo a bagnu, el late co'l limon e la vaneia, missiando sempre. Zontarghe ea mistura e missiar fintanto che se vede la polentina no la cresse più. Roversarla su'l tegame e, pena la se sarà desfredada, tagiarla a grossi dadi. Al momento de frisar sta crema,  passar i dadi (alti manco un deo) in te l'ovo sbatuo, po dopo in te'l pangratà e frisarli in ogio caldo.

Conseio: missiar co'l limon.

Mia nonna aveva poi scritto una speudo nota storica:

Sta crema frita la xe na vecia usansa venessiana, che tutti la magnava de gusto, sia i siori che i poareti. Na volta la gera cussì popolar che i la vendeva, bel che pronta da frisar, da tuti i paneteri o anche ne le boteghe de i casolini.


Seya

venerdì 26 agosto 2011

scrittura

Ci stavo pensando oggi in aula studio, in un momento di pausa dopo 3 dimostrazioni e non so quante definizioni.
Io adoro scrivere. E adoro scrivere a mano.
Prendo un foglio bianco o, al massimo, a righe e parto a scrivere tutto quello che mi serve o che devo memorizzare o, spesso e volentieri, che mi passa per la testa.
Settimana scorsa ho recuperato le fotocopie di 10 anni di esami di analisi I che mi ero fatta il primo anno per avere esercizi e li ho imboscati (letteralmente) in borsa, da cui li estraggo a mucchietti e li uso come fogli di brutta, e non solo.
Ne ho ancora un discreto quantitativo e penso che saranno i miei compagni di studio per la prossima settimana, prima del famigerato esame di Metodi.
Oggi poi, in un momento di "spiritualismo calligrafico", mi sono messa a scrivere con le lettere gotiche, quindi ho preso le matite colorate (che vengono sempre e inesorabilmente con me) e ho decorato i titoli e gli enunciati.
Fatica sprecata hanno detto Angioletto Mio e Principessa, anche loro in aula studio, visto che prima di andare via li ho buttati nel cestino però io mi sono divertita e, inoltre, ora ricordo che la definizione di Trasformata di Chauchy interviene inevitabilmente nella deficione di Indice di Avvolgimento e nel Teorema del Residuo.
Il tutto grazie allo stesso colore e allo stesso font con cui erano scritti questi tre argomenti.

E' lo stesso procedimento che uso con i ragazzini delle ripetizioni.
La mia fortuna vuole che ogni anno, a ripetizione, io abbia a che fare con dei casi disperati. Mi sono comunque accorta nel tempo che l'associazione colore/argomento rende le cose se non più chiare, almeno più meccaniche e riesce ad aggirare il problema della mancanza di pensiero logico/di causa-effetto che dilaga come un contagio in un rifugio malsano.
Proprio le difficoltà sempre maggiori che trovo con i ragazzini mi stanno facendo perdere non poco la voglia di dare ripetizioni e sono quasi quasi tentata di propormi solo per materie umanistiche.
Io non ho pazienza, e questo è un mio difetto, ma la preparazione di certi personaggi è veramente allucinante. Se poi si aggiunge alle poche voglie di sapere e studiare tipiche dell'adolescenza, siamo a cavallo.

Comunque, tornando alla mia carto-mania, sono molto molto soddisfatta del mio quaderno di appunti che ha tonalità calde, dal giallo al rosso e font simpatici, dall'Arial al Calibri...

Principessa: -Tu non sei una matematica normale..-
Seya: - ..la Matematica Normale (intendendo la matematica in spazi normati con supporti finiti, per noi del mestiere o quasi, "normale") ha una possibilità di applicazione un pò bassina...vuoi mettere la Modellistica infinito-dimensionale??-



Seya

giovedì 25 agosto 2011

nebbia in Val Padana

E' una citazione colta, ma anche la triste realtà degli ultimi tre giorni.
Ebbene sì!
E' scesa la nebbia.

Inizia a notte fonda e si alza intorno alle 9.30 del mattina.
L'unico, e neanche piccolo, problema è che si tratta di AFA.
Afa che ti strozza quando scendi dal bus per andare aula studio, afa che ti appanna gli occhiali da sole che tieni sulla testa come cerchietto, afa che ti fa sudare creando una lucida e fastidiosa patina sulla pelle.

Quando si sposterà questo dannato anticiclone africano???

In realtà il problema è che sto studiando il "modello matematico" della metereologia classica.
Stasera vi racconto!

Seya

martedì 23 agosto 2011

In&Out

In&Out è uno dei miei film preferiti.Uno di quei pochi che posso vedere in ogni condizione fisica, mentale e umorale e uscirne sempre con un gran sorriso. Quindi quando, ieri sera, facendo zapping ho visto il bel visino di Kevin Kline con papillon e zainetto non ho potuto fare a meno di saltellare allegramente sul divano e pensare, ancora una volta, quanto assomigli a S di Firenze.



E' un film squisitamente divertente, a tratti parodiale (il personaggio di Dillon è parodia pura ed esilarante), ma che se lo guardi con un minimo di occhio ti fa pensare.
Il problema è sempre quello: la discriminazione dovuta all'orientamento sessuale.
E, inevitabilmente, mi viene in mente la trafila che ha dovuto intraprendere Al, fidazato di Angioletto Mio, per trovare lavoro.

Al è un bel ragazzo di 28 anni con la lingua biforcuta ma molto responsabile e serio. E' un gay dichiarato a tutti tranne che alle sue due sorelle, cui vuole un bene dell'anima, e ha una laurea con due master in Scienze delle Comunicazioni Multimediali.
Eppure è andato avanti un anno e mezzo a cercare lavoro.
E' divertente vedere che in tutti i suoi colloqui le domande personali fossero presenti in dosi massicce.
Condizione familiare? Domicilio? Ah, suo padre non c'è? Come mai? Ha in mente di sposarsi?
Ovviamente quando lui ammetteva la proprio omossessualità, molti storcevano il naso, fino a che, stanco di non trovare, ha deciso di aggirare la questione.

E lì fu la comica!

Il responsabile di un'azienda chiese ad Al se fosse fidanzato e lui non negò, se avesse programmi di convivenza o matrimonio e lui mentendo affermò che il matrimonio fosse nei suoi progetti così come la prole.
Il colloquio andò ancora oltre e Al se ne andò soddisfatto, sperando nel posto.
Il giorno dopo lo chiamarono dicendogli che non lo avrebbero assunto perchè temevano che, visti i suoi desideri di famiglia, potesse sottovalutare il suo lavoro!

Quando ce lo raccontò, non ci credavamo.

Per fortuna alla fine ha trovato un posto e nè al suo capo, nè alle sue colleghe sembra interessare che lui abbia una foto di lui e Angioletto sulla scrivania e che sia più che afferrato in fatto di moda e design.
Tutto è bene, quel che finisce bene: Mi ha chiesto di accompagnarlo a vedere un pò di case per andare finalmente fuori casa e, una volta che Angioletto si sarà laureato (cioè tra meno di un anno), proporgli la convivenza. Ovviamente l'altro non lo sa e io mi devo trattenere ogni volta che li vedo dal sorridere loro a 32 denti a quest'idea!


Seya

sabato 20 agosto 2011

il Cigno Nero

Ieri sera sono andata al cinema all'aperto in centro a Padova e finalmente ho visto il Cigno Nero.

Nina (Portman), una ballerina classica, psicopatica dalla tecnica perfetta, frigida e piena di fobie a causa della madre, riesce ad ottenere la parte di Odette nella produzione de Il Lago dei Cigni. Il coreografo (Cussell) decide che deve interpretare sia il cigno bianco, Odette, che il cigno nero, Odile. (Il che di per sè è praticamente impossibile....*). Nina deve trovare dentro di sè il cigno nero e questa ricerca la porterà ad un esaurimento nervoso da cui non si riprenderà, morendo alla fine.

Questo è il riassunto molto terra-terra ma il film non è banale, anzi!
E' bellissimo eppure non lo rivedrei neanche sotto pagamento. E' girato bene, la fotografia è interessante, l'interpretazione della Portman, che finalmente ha abbandonato le parti da bella con gli occhioni da cerbiatta, magistrale. Però mette angoscia!
A me piacciono molto i thriller, specialmente quelli psicologici ma qui siamo al limite dell'horror.

Ieri sera, finito di vederlo, invece di vedere i titoli di coda come mio solito, sono letteralmente fuggita dalla mia sedia e ho fatto il giro largo (cioè ho attraversato quasi tutto il centro) per andare a prendere la macchina e tornare a casa, tanta era l'agitazione che mi aveva messo addosso.
Però è assolutamente da vedere una volta..

Seya

* questo me lo ha detto la mia Principessa che è una ballerina classica, non professionista.

mercoledì 17 agosto 2011

trans e donne

I trans “donne all’ennesima potenza” perché lasciano in pace gli uomini?

di Maria Luisa Agnese

Sorprende l’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo che, parlando con Repubblica della sua vicenda con i transessuali, la spiega così:
“Sono una presenza accogliente che non giudica. I transessuali sono donne all’ennesima potenza, esercitano una capacità di accudimento straordinaria. Mi sono avvicinato per questo a loro, cercavo un sollievo legato alla loro femminilità. È il loro comportamento, non la loro fisicità, quello che le rende desiderabili”.
Sorprende questa esaltazione della femminilità attraverso una figura che Marrazzo considera accogliente per eccellenza. Abbiamo il massimo rispetto per chi ha fatto una difficile scelta di vita, e Almodovar ce ne ha raccontato la corposa umanità, tuttavia le parole di Marrazzo possono suonare stonate: quasi una provocazione per tante donne, mogli e madri, che si vedono scavalcate e umiliate nel loro ruolo. Infatti, nonostante l’apparente mitezza dei toni, il ragionamento di Marrazzo sembra voler indicare che la vocazione della donna “all’ennesima potenza” è solo quella di confortare, e sembra voler dire alle donne contemporanee di non essere adatte a vivere questa “vocazione”. Avvertendole che, se non son capaci loro di essere nutrici e vestali del riposo guerriero, l’uomo può cercare altrove.
Colpisce in modo negativo che si esalti un’idea della donna – la donna–geisha – che non pone problemi e non interloquisce e per ciò stesso risulta rilassante. Meno impegnativa per l’uomo guerriero della donna-compagna con cui sostenere un rapporto dialettico. E infatti: “È, tra i rapporti mercenari, la relazione più riposante. Avevo bisogno di suonare a quella porta, ogni tanto, e che quella porta si aprisse”, sono sempre parole di Marrazzo.
Insomma, la sua esaltazione della femminilità sembra più che altro votata all’autodifesa. Anche se dice di amare le donne – alle quali nell’intervista rivolge continue scuse – e di amarle così tanto da cercarle anche nei trans (in versione riposante), non approfondisce mai il rapporto con loro: è più preoccupato di ribadire la propria identità di maschio, più preoccupato di dire ai maschi io sono uno di voi, io anche là in quella stanza ero uno di voi. Sembra parlare ai maschi – i maschi che teme lontani e disturbati dall’omosessualità – per riconquistare il loro rispetto.
E voi, geishe o compagne, e voi guerrieri stanchi, che ne pensate delle donne all’ennesima potenza che lasciano in pace gli uomini?



Non voglio dire niente su Marrazzo e su quello che è successo. Mi dà solo fastidio quanto leggo. Ho come la sensazione che l'autrice dell'articolo vada volontariamente a cercare la polemica. Poi magari ha ragione, però non mi sembra che le parole siano così denigratorie come vuole farci pensare.
Se gli piacciono i trans, vabbé! Che sarà mai!
Se le trova più femminili delle donne vere, boh, forse avrà ragione. Forse hanno una considerazione di loro stesse come donne che a molte femmine manca.
Ciò non significa che io mi senta umiliata o "sorpassata".
Forse sbaglio io, ma la sensazione è questa...

Seya

sabato 13 agosto 2011

L'editoria è una Mafia

Qualche giorno fa la mia Guida mi ha messo una pulce nell'orecchio e quindi mi sono informata.
L'Editoria è una Mafia. Parole sue che io non ho compreso fino a che non ho letto l'articolo "in libreria come al supermercato" di Ae (luglio 2011).
Ecco quello che ho scoperto.

Nella filiera del libro che parte dall'editore e arriva alle libreria, come spesso accade, è il passaggio intermedio, quello della Distribuzione, a mangiarsi la fetta più consistente di torta. La grande distribuzione, infatti, trattiene intorno al 50% del prezzo di copertina, senza contare i costi di produzione, Iva (4%), sconti delle librerie. In sostanza se un libro costa 10 euro, all'autore arrivano 1,20 euro.
Il problema fondamentale è che in Italia, tutti questi passaggi, sono nelle mani di pochi attori.
Cinque grandi editori si spartiscono più del 60% del mercato: Mondandori (Mondadori, Einaudi, Sperling&Kupfer, Piemme, Altro), RCS (Marsilio, Adelphi, Skira, Cioccinella, RL, Lisard, Etas, Bompiani, Sonzogno, Rizzoli, BUR), GMS (Longanesi, TEA, Salani, Corbaccio, Guanda, Vallardi, Fazi, Bollati-Boringhieri), Gunti (Dami, TCI, Nada, Ed. Scienze, Borgo, Motta, Fatatrac, Melbook), Effe (Feltrinelli).
I 2500 editori restanti si spartiscono circa il 37% del mercato.
Di fatto, poi, tre di questi mostri hanno il controllo delle principali catene di librerie e delle librerie online.
E stiamo parlando di un industria che vale 3,4 miliardi di euro l'anno.

"In questo quadro di mercato oligopolio a perderci sono soprattutto i più piccoli, editori e librai, e i consumatori, di fronte al rischio evidente di omologazione dell'offerta. E' evidente, infatti, che se una casa editrice ha il controllo sulle librerie, non farà altro che spingere in tutti i modi le vendite dei propri libri. I meccanismi del gioco, ormai, seguono logiche tipiche della grande distribuzione, più che degli operatori culturali" dice la professoressa Capelli, docente di economia delle imprese editoriali presso l'Università di Tor Vergata, Roma.

L'unico mezzo che resta ai piccoli è il volontariato. Spesso si lavora mossi da un ideale e si pubblica a prezzi stracciati, che speso consentono a malapena di coprire i costi di produzione, oppure si pubblica gratuitamente, o quasi. L'accesso di questi libri "di nicchia" alle librerie di catena resta spesso proibitivo.
Per molti la soluzione è saltare in toto la distribuzione e vendere direttamente, ma non è poi così semplice.
Quello che fa vivere i piccoli librai è la Saggistica, che spesso le grandi catene non tengono, perchè preoccupate a cercare il BestSeller.

Il BestSeller è una chimera eppure a fine mese, fatti i conti, spesso è quello che garantisce le maggiori entrate.
Feltrinelli in media deve il 15% del proprio fatturato ai libri della Top100. Ma quello che ci sta dietro cos'è?
I libri periscono in fretta. L'editoria tende a diversificare sempre di più l'offerta, stampando meno (circa 3000 cpie) ma di più titoli (circa 60000). In media un libro resta sugli scaffali per un mese, molti non ci arrivano neanche. Per avere una qualche chance di successo un libro dovrebbe entrare in modo massiccio in una libreria, magari in una di quelle orride piramidi all'entrata che il bambino di turno farà cadere addosso a te o al commesso che ti segue.
Se un libro non vende, si stamperanno altri titoli in modo che la loro vendita copra i costi di produzione di quello che non è andato. In sostanza un cane che si mangia la coda.

Il libro è un prodotto da supermercato. I libri che non vendono vengono mandati al macero perchè non è conveniente tenerli in magazzino in attesa di essere venduti.
E si perde qualità. Un esempio eclatante è Herta Muller che ha vinto il Nobel nel 2009 e fino all'anno prima era pubblicata da Keller, un minuscolo editore del gruppo Editori Riuniti.
Le vetrine delle librerie, inoltre, sono in vendita. I prezzi non ci è dato di saperli ma ogni editore ne compra una data quantità e decide che titoli mettere in bella mostra. La scelta di esporre Bruno Vespa piuttosto che James Clavell dipende solo da accordi commerciali.
E non deve sorprendere che tutti i maggiori dirigenti della grande distribuzione hanno un curriculum che vanta posti dirigenziali presso le maggiori catene di Supermarket.

Spesso ci si lamenta con i ragazzi che sono nelle grandi librerie perchè non sanno mai indicarti dove si trova il titolo che tu cerchi. Il problema che anche lui non lo sa. Spesso non ha la formazione da libraio, ma è un lavoro che fa per sbarcare il lunario, spesso non ha le competenze, ma pechè non viene data lui la possibilità di seguire corsi di formazione, spesso non può proprio parlare perchè gli hanno detto di vendere il libro X della Casa Y.
Questa è dequalificazione professionale.
E soprattutto si perde quel rapporto umano, di fiducia e scoperta reciproca, che nasce invece avendo un bravo libraio di professione e di passione.

Non pensate che i libri scolastici siano immuni da tutto questo. In quattro si dividono il mercato (Mondadori, Zanichelli, RCS e Pearson) e la famosa riforma Gelmini, ma chissà perchè?, è andata a potenziare ulteriormente la ricchezza e il monopolio di due di queste case (indovinate quali). Come lo ha fatto? Costringendo gli insegnanti a decidere che libri una classe dovrà adottare per i successivi 2-3 anni. A noi la scelta è stata passata come una diminuzione delle spesa, nella realtà le Case Editrici hanno aumentato precedentemente i prezzi e, sapendo che nei successivi tre anni avrebbero dovuto aumentare le tirature del dato libro, si sono organizzate perchè quello vengo inserito in graduatoria anche per il triennio successivo.

Ora, io non sono un'estremista.
Anche io frequento Feltrinelli, compro libri alla Giunti di Venezia e mi diverto a leggere sui divani del Melbook Store di Padova ma, leggere queste cifre e, più che altro, vedere la questione da un punto di vista che non sia quello dei giornali o della tv mi ha fatto riflettere.
Non ha senso dover girare cinquanta mini librerie per un libro semisconosciuto, quando sai che enrtrando da Rizzoli basta che ti dirigi al reparto Stranieri.
Basta che questo modo di pensare non diventi eccessivo ed imperante.
Nel magazzino dell'Usato che frequento c'è anche un'ampia sezione di libri usati che io puntualmente spulcio e compro a prezzi stracciati. E' un'attività che mi diverte e, in un certo senso, mi fa pensare che qualcosa di buono per rovinare gli ingranaggi di un mercato che non funziona, lo faccia anche io.

Seya

come un ladro...

Mamma: "Non fare tardi che domani dobbiamo fare un sacco di cose"
Seya esce senza rispondee perchè già sa che farà tardi.

Ore dopo, intorno alle due, decide di uscire dal Village e tornare a casa. Macchina, strada (rigorosamente 50 all'ora visto che il suo tasso alcolemico non è esattamente nella norma), manovra per entrare in garage (e questa dovrebbe essere un test per verificare chi dopo aver bevuto può guidare o meno).
Seya estrae le chiavi del garage dallo zainetto, apre, appoggia le chiavi in macchina e finalmente entra. Recupera lo zainetto, chiude il garage e si avvia silenziosa verso le scale.
La casa è buia e silenziosa, segno che i genitori dormono saporitamente.
Come un ladro, si avvicina furtiva alla porta e si tasta le tasche laterali dei pantaloni militari alla ricerca delle chiavi.
Panico.
Sudore freddo lungo la schiena.
Cerca disperatamente nello zaino.
Niente, ha lasciato le chiavi in macchina, cioè dentro al garage.
Si guarda intorno ma non c'è via d'uscita.
Respira e con fare tremante avvicina un dito al campanello, suonando.
Campane rimbombano nel quartiere padovano poi in lontanaza si sente un urlo:
"Ma ti sembra l'ora di tornare?" seguito da altre parole che è meglio non trascrivere.
Seya entra in casa con le orecchie basse ed il capo piegato, correndo verso la stanza dove dorme per non subire ulteriori rimproveri.

Stamattina.
Mamma: "Ti avevo detto di non fare notte!"
Seya: "In effetti non ho fatto notte...ho fatto mattina"

Ora Seya prepara la conserva di pomodoro da sola (15Kg!)

Seya

giovedì 11 agosto 2011

primo turno in cassa

In un pomeriggio sono riusciti a darmi della razzista, della xenofoba, della stronza, della paziente, della staccanovista, della gentile signorina, della simpatica, della disponibile, della "troppo giovane per le responsabilità che ho", della antipatica.

Dove è succeso tutto questo? Al mercatino dell'Usato del Magazzino dove faccio volontariato.

Ero in cassa e, ovviamente, le trattative sui prezzi erano al centro dei discorsi.
Senza un "buongiorno", la gente si avvicinava e metteva pile di cose sulla cassa chiedendo sconti. Ed io inflessibile non li concedevo.
Alcuni accettavano e andavano con le loro buste, altri andavano alla ricerca del Responsabile, che mi metteva i piedi in testa e concedeva sconti a go-go.
La rabbia che non mi ha fatto salire questo suo comportamento!
Io non sono cattiva o stronza o inflessibile come tanti mi hanno gentilemente descritto questo pomeriggio ma, dal momento che i prezzi sono bassissimi di loro, e che molti ne approfittano, non trovo il caso di attuare ulteriori sconti. Inoltre penso che, da momento che i prezzi sono già decisi e segnati, non debbano essere ulteriormente discussi. Last but not least, non mi piace che la gente mi metta i piedi in testa e che mi disqualifichi davanti ad estranei, e nel particolare ai clienti.
Se il mio responsabile concede cose che io non do, andando contro le regole, tutti si metteranno in testa che basta rivolgersi a lui per superarmi. Odio essere "aggirata" in questo modo, specilamente perchè sono molto competente in materia.
Passare da un negozio in cui ero uno dei pilastri e nessuno metteva in discussione le mie parole, a meno di avere la ragione dalla sua parte (e parole me ne sono prese molte) , ad essere l'ultima di turno non mi piace molto.
Mah.. vedremo!

Seya

martedì 9 agosto 2011

La mia povera Londra

Quello che sta accadendo a Londra in questi giorni mi rattrista molto.

Amo Londra molto profondamente perchè come città mi comunica tanta libertà ed individualismo, come persone mi dà un gran senso di diplomazia e ordine, come abitudini mi fa fare grandi risate ma anche mi rilassa molto.
La città è bellissima non solo per i monumenti, i musei e la combinazione tra antico e moderno, ma anche perchè è vivibile.
E' una delle pochissime metropoli, almeno tra quelle che conosco io, in cui si riesce a vivere e si può trovare lavoro.
Se sei eccentrico e fantasioso, non vieni guardato come un pazzo; se hai dei bisogni particolari, troverai altri come te e che ti appoggeranno; se sei solo, non puoi sentirti triste.
E poi ci sono gli inglesi.
Hanno un humour strepitoso e una sofisticatissima capacità di centrare sempre il punto con parole delicate ed eleganti.
L'inglese è così: preciso e ordinato.
Tra gli inglesi è molto facile riuscire a capire chi ha studiato e dove (anche lì i dialetti sono piuttosto prepotenti), chi esce da una famiglia di un certo status e chi invece vive tra i giovani, tra cui spopola lo slang.
E poi l'ordine, la pulizia, i giardini, la metro, gli stand dei kebab...

Potrei andare avanti all'infinito a parlare di Londra ma preferisco riguardare le foto degli ultimi anni in attesa di tornarci a fine Settembre, prima del ritorno sui banchi di scuola..ops! Dell'Università!

Covent Garden 2010


Hyde Park 2010




British Museum 2006

domenica 7 agosto 2011

Santa Seya protettrice dei cuori infranti

Cugina: "Io e lui venivamo sempre qui (Leroy Merlen) nei weekend. Io guardavo i cuscini e lui i cavi. Quanti bei pomeriggi.."
Seya: "Oh, guarda! Qui dietro c'è un nuovo locale!"

Cugina: "Per ferragosto pensavamo di andare a Sant'Erasmo (Isola vicino Venezia)"
Seya: "Sant'Erasmo? Mille anime, un campo di carciofi e una micro spiaggia?"
Cugina: "Sì. E' l'isola dove io e lui volevamo trasferirci. Ci sono le scuole, il panettiere la spiaggia, ma nessuna farmacia"
Seya: "Perchè per ferragosto non andiamo in centro a Padova a vedere i fuochi?"

Cugina: "Il mare è mosso. Se ci fosse stato anche lui oggi non avremmo potuto prendere il vaporetto. Sai, per il mal di mare"
Seya: "Più spazio per noi"



Seya

sabato 6 agosto 2011

Les Chat

Un'amica di Cugina ha lasciato a questa il proprio gatto per un paio di settimane, durante le quali anche Seya era con lei.

Padrona:"Mi raccomando, non cambiategli la dieta altrimenti diventa isterico"

La dieta in questione era composta da cibo per cani e crocchette per cani. Seya e Cugina si guardano e annuiscono perplesse.
Prime due notti di totale insonnia: il gatto è nevrasterico (cioè nervoso e isterico)!
Il giorno dopo Seya va a fare la spesa e per sbaglio compra una scatoletta di cibo per gatti e la sera, in assenza di altro, la danno al gatto.
Ha dormito per 12 ore di fila. Ad un certo punto Seya e Cugina si avvicinano per sentire se è ancora vivo..giusto per curiosità.
Decidono di dare al gatto cibo adatto alla sua natura per le restanti settimane e poi la padrona viene a riprenderselo, senza incidenti.

Oggi Seya e Cugina incontrano per strada la padrona.
Padrona: "Ma cosa avete fatto al gatto? Sembra sia stato per due settimane alle terme! E' buonissimo!"

Seya e Cugina non svelano il segreto ma si scambiano il cinque con un sorriso.


Seya