mercoledì 30 novembre 2011

sabato, via Garibaldi

Sabato primo pomeriggio. Seya arriva a Venezia e, gambe in spalla, va a Ca`.
Cugina: "Sei venuta a piedi?"
Seya: "Oh, yes"
Cugina: "Ma almeno hai tagliato per San Lio?"
Seya: "No, no. Riva e poi Via Garibaldi?"
Cugina: "Perche`?"
Seya: "Perche` ci sono i cadetti dell'Accademia Navale in libera uscita che bevono lo spritz nei bacari di Via Garibaldi"


Seya

lunedì 28 novembre 2011

nebbia

Vi è mai capitato di girare una città in mezzo alla nebbia, di notte?
Voi sapete dove andare perchè avete fatto quella strada centinaia di volte, i vostri piedi, forse addirittura le vostre scarpe, conoscono il percorso e le sue insidie. Siete sicuri ma la nebbia vi rende fragili perchè non vedete.
Sarà questa la strada giusta?
I piedi vi ci portano perchè la conoscono bene, la mente però si ferma a domandarsi quale sia l'incrocio giusto da perdere.
Tutto, intorno a voi, sembra amplificarsi.
La vista serve a poco e quindi ci si affida agli altri sensi.
L'olfatto è carico di umidità e di freddo e quindi serve a poco, il gusto è inutile perchè il sapore della notte screpola le labbra, il tatto è poco raccomandabile perchè le mani, la pelle, esposta al freddo si intorpidisce.
E allora usate l'udito.
Sentite tutti i rumori della città dormiente.
La televisione della casa dell'ultimo piano, in cui la signora non riesce a dormire, il calpestio mal sicuro di chi ha fatto baldoria e a tentoni torna a casa, il pacchetto di sigarette che viaggia con voi sul selciato alla ricerca di un angolino dove decomporsi.

Avete presente queste sensazioni? avete presente questi attimi?
Bene, amplificateli alla n-sima potenza ed avrete un millesimo di quello che ho provato io, stanotte, a Venezia, tornando a casa.

Venezia di notte è, secondo me, magica.
Di giorno è bella, il sole riscalda la pietra d'istria che abbaglia quanti si affacciano sulla Laguna, la calca di gente ti fa apprezzare ogni singolo angolo che tu riesca a vedere come se fosse una conquista, il ciondolio dei vaporetti ti presenta le Porte d'Acqua da cui si affaccia la gente, ignara di essere immortalata dai turisti.
Ma di notte?! Di notte, è uno spettacolo.
E' vuota, silenziosa, immobile.
I negozi chiudono intorno alle 19.30 e tutti corrono verso i ristoranti, affollano le pizzerie, si rintanano nei bar da cui escono intorno alle 22 per andare a dormire, esausti per la giornata appena conclusa e non si accorgono di passare davanti a monumenti mozzafiato che in giornata hanno fatto a gara per fotografare.
Ma se c'è la nebbia, tutto cambia.
La gente resta a casa, o in albergo, per il freddo e la paura di non vedere, di non riconoscere posti a lei noti e dunque, quei pochi pazzi che si avventurano per le calli, hanno l'immenso privilegio di immergersi in un'altra Venezia.

Fare le calli piccole e strette delle zone residenziali porta veloci alle proprie mete ma non ti fa apprezzare lo spettacolo. E allora che fai?
Facile, prendi via Garibaldi, ti immergi in riva degli Schiavoni e poi ti tuffi in Piazza San Marco.
E resti impalato.
Le luci dei lampioni ti spianano la strada e ti avvertono che non sei solo, altri, pochi, hanno il coraggio di camminare con te in mezzo al freddo e al buio.
I vaporetti sono fermi, quelle poche linee che funzionano la notte vanno talmente piano da non emettere quasi rumore. San Giorgio è invisibile al di là del canale.
Sali i ponti velocemente e cerchi di scaldarti con quel poco esercizio fisico, fino a quando non arrivi davanti al Ponte dei Sospiri, finalmente spacchettato, e non lo guardi meravigliata.
Una luce bianca lo illumina a giorno e lui sembra spiccare finalmente pulito e rinato in mezzo alle nuvolette di vapore acqueo e ossigeno.
Fiancheggi Palazzo Ducale e riconosci a malapena le colonne della passeggiata del primo piano, il rosa dei suoi muri, solitamente così splendente, appare pallido e immobile, le colonne tornite fanno risaltare i capitelli lavorati che hai finalmente il tempo e la possibilità di vedere con calma.
Nessuno è in vista.
Superi il Palazzo e ti porti verso il centro di Piazza San Marco, lasciandoti da parte le passerelle prontamente tirate fuori per la stagione.
Alzi gli occhi verso la Basilica e ammutolisci.
In un istante senti tutta la potenza e la ricchezza della tua storia, della tua Repubblica, e ti fai piccolo. Le decorazioni spiccano in mezzo alla nebbia con prepotenza e si mostrano, loro, di una bellezza ineffabile, a te piccolo uomo (okay, donna) piccolo e insignificante.
Loro dureranno per sempre, tu?
Ti guardi intorno e non c'è nessuno, poi improvvisamente una risata di bambino, il richiamo di un genitore.
Non sei sola  ad ammirare la città in queste condizioni, ci sono altri, attenti, lungimiranti, che hanno deciso di fare il "giro lungo" per tornare in albergo e vivono con te l'esperienza di un solennità antica e difficilmente rinnovabile.
Sospiri soddisfatta, ti chiudi nel tuo tabarro e ti immergi nuovamente nella notte, pronta ancora una volta ad innamorarti.




Seya

venerdì 25 novembre 2011

fenomenologia del mandarino

Una delle prime cose che Seya ha notato quando ha iniziato l'Università era la quantintà di cibo e bevande che consumavano gli studenti.
Pacchetti di patatine, stecche di cioccolata, blister di merendine venivano quotidianamente ingurgitate dagli studenti, tutte annaffiate da dosi di caffé a livelli stellari.
Probabilmente gli studenti di matematica dei primi due anni (e pochi affezionati degli anni successivi) riescono a consumare in una settimana quanto prodotto dall'Etiopia in un mese, in fatto di caffé. Quelli degli anni successivi sono talmente assuefatti (vedi Seya) che lo hanno completamente eliminato dalla loro dieta per passare a dosi elevate di té e succhi di frutta. L'effetto è opposto ma la nevrosi diminuisce.
Seya si è subito detta "No alle schifezze" e così ha iniziato a procurarsi notevoli quantità di frutta che quotidianamente riempiono la sua borsa.
Durante il primo anno un paio di mandarini bastavano per tutta la giornata, ora la dose è drasticamente aumentata.

Oggi.

Appena entrata si accorse che metà della classe stava mangiando. brioches, crostatine, dolci vari, barrette alla frutta venivano passate di banco in banco.
Stella alza le spalle e commenta: "Colazione, perchè ti stupisci?"
Seya mangia il primo mandarino.

Entra il Prof di Geometria e annuncia che durante la pausa consegnerà i compitini della settimana scorsa. Tre quarti dell'aula, che inizialmente era ben intenzionata a seguire, inizia a mangiare e bere in modo compulsivo. Crinc-croc-crac. Crakers, grissini e pan biscotto riempiono le bocche.
Seya mangia il secondo mandarino.

Durante la pausa vengono consegnati i compiti, con tante belle parole del professore che ci invita caldamente a imparare a scrivere in italiano e lasciare il matematichese agli addetti ai lavori.
Metà classe mangia per sopperire alla delusione, l'altra per festeggiare.
Seya mangia il terzo mandarino.

Durante la seconda ora (sempre geometria), chi mangiava per delusione, continua ad ingozzarsi, gli altri distribuiscono compiti (per i controlli incrociati, ndr) e cibarie varie.
Seya mangia il terzo mandarino (con l'aiuto di Stella).

Pausa principale della mattinata.
L'aula si svuota e tutti corrono alla coffeé room per svaligiare le macchinette e tornano carichi di barrette di cioccolato, biscotti, salatini e litri e litri di caffé e té.
Seya mangia il quarto mandarino.

Terza ora (probabilità), panico generale. Il professore (Codino) corre come un forsennato per finire il programma e snocciola nozioni e teoremi come briciole di Pollicino che però non si sa dove portino.
Dieci persone in tutto cercano di seguire e annuiscono come gli animaletti delle macchine con le teste movibili, tutti gli altri si perdono e iniziano ad attaccare le barrette di cioccolata precedentemente acquistate per la disperazione.
Seya mangia il quinto mandarino.

Pausa di 5 minuti d'orologio concessa da Codino. I pochi studenti che avevano seguito mangiano e fanno merenda, tutti gli altri copiano come dei forsennati.
Seya mangia il sesto mandarino.

Ultima ora (probabilità), Codino si rende conto di aver concluso parte del programma con quasi 10 ore di anticipo rispetto all'anno scorso (che eravamo a trimestri, ndr) e chiede scusa, concedendo una libera uscita anticipata di quasi mezz'ora.
La classe si svuota e tutti corrono in mensa a mangiare.
Seya mangia il settimo mandarino.

Altri tre mandarini sono stati poi consumati durante la sessione di studio in vista dell'esame di domani.(*)


Seya

*Sì, a Matematica si fanno gli esami di sabato.

mercoledì 23 novembre 2011

durante lezione

Ero a lezione di Analisi Reale quando mi arriva questo sms da EPGIC (che segue Geometria, insieme a Stella).

EPGIC: Oddio, cosa vedono i miei occhi. Balbal (prof di geometria, ndr) oggi indossa: scarpe: marroni
              pantaloni: verde militare
              maglione: grigio-verde acqua
              camicia: azzurra
              maglietta intima: lilla
              occhiali: neri
Oddio, sono sconvolto!!
Seya: Come hai fatto a vedere la maglia intima?
EPGIC: Credimi, non lo vuoi sapere. Ora e` convinto che i punti galleggino nella sfera n-dimensionale
Seya: Ma almeno hanno il salvagente?

Silenzio.

Stella: EPGIC mi ha detto di comunicarti che non ti parlera` per il resto della settimana, a meno che non abbia crisi isteriche di puro carattere stilistico. Che gli hai fatto?




Seya

Edit: abbiamo pranzato tutti insieme più che tranquillamente, e io e EPGIC abbiamo riso e scherzato tranquillamente!

domenica 20 novembre 2011

lui/lei/lui

Oggi è la giornata mondiale per il ricordo di vittimi della transgender-fobia ma che cosa ci costa ricordare tutti quelli che hanno subito violenze perche "diversi"?
Nessuna festa, nessuna celebrazione ufficiale, nessuna messa detta per loro. Probabilmente non ci sarà neanche una notizia sul tg nazionale, Vespa non farà il modellino della casa dell'ultima violenza, che probabilmente si è consumata questa mattina stessa, e non si deporranno corone di fiori davanti a nessun monumento.




Ma questo la rende una ricorrenza meno importante?

Io non credo.
Forse, anzi, ne accresce il valore perchè chi si ferma un attimo a guardare fuori dalla finestra, a ripensare a quell'amico o quell'amica che sono state vittime di bullismo e aggressioni, chi accende una piccola candela, lo fa per convinzione, perchè ci crede totalmente, perchè lo pensa davvero.

Io frequento la comunità LGBT di Padova ormai da cinque o sei anni e anche se negli ultimi tempi sono un pò "latitante",  penso sia ancora la mia comunità. Quella dove ho conosciuto persone stupende, dove ho visto i miei amici trovare la propria anima gemella, dove ho acquisito senso di appartenenza e di responsabilità, quella dove sono anche un pò cresciuta.
Perchè anche questo è un aspetto di me.
A volte, quando si conosce una persona nuova, si tende a catalogarla, a giudicarla, a riconoscerne solo alcuni aspetti. E' normale, nessuno gira con un cartello sulla testa che dice chi sei, che cosa fai, quali geni sono nel tuo corpo.
Poi frequenti la persona, la vedi a tutto tondo, e ti rendi conto che lei non è altro che un piccolo mix, a volte ben riuscito, di esperienze, realtà e vite diverse.
Ci sono persone che sono soddisfatte di essere questo piccolo mix, altre che lo sono meno.
Ci sono persone che non amano la propria famiglia, la propria città oppure alcune esperienze che le hanno formate e definite.

Ci sono persone che non amano il proprio corpo.
E non parlo di chi si lamenta dei chili di troppo, dei capelli ricci o della statura.
Parlo di chi non si riconosce.

Per me è una sensazione strana, stare davanti ad uno specchio e ammettere a voce alta: questo non è il mio corpo, questo non sono io.
Ci sono persone che lo accettano, persone che lo nascondono, persone che lo rinnegano e persone che lo cambiano.
Decidere di cambiare il proprio corpo è un atto di coraggio.
Significa definitivamente chiudere una parte del proprio passato e aprire un mondo nuovo.

A me da fastidio quando si dicono frasi scontate e banali riguardo alla transessualità.
Per carità, a volte anche io potrei starmene zitta, indubbiamente, però non riconoscere che forza sta dietro ad un atto così definitivo, mi irrita.
Un pò come quando si parla di aborto.
Avete mai notato che a parlare di aborto sono quasi sempre gli uomini o donne che non hanno (che non vogliono avere) figli?
Neanche uno si preparasse all'aborto come si prepara per andare dall'estetista, così, segnandolo sull'agenda.
Non ci si rende conto (o non completamente almeno) di cosa questo possa significare, che dolore possa portare alla donna in questione, che magari anela la maternità con tutte le sue forze.

Stessa cosa per il riassegnamento sessuale.
Nessuno dice che deve diventare una pratica "facilemente" ottenibile, quasi per gioco o per scherzo, però neanche bloccarla completamente.
Io credo che ognuno abbia diritto di vivere nel corpo che più ama. Perchè chi è grasso può andare in palestra, chi ha il seno piccolo può farsi una plastica e chi è sensa capelli può farsi un trapianto?
Perchè la libertà gli dà il diritto di decidere cosa fare del suo corpo.
Perchè chi vorrebbe cambiare il proprio corpo viene catalogato come diverso?
E poi, da quando la parola "diverso" è diventata sinonimo di "sbagliato" o "negativo"?
Da dove ci viene questa paura per la diversità?
Perchè se uno soffre per il proprio corpo non lo può cambiare?
Non è rimasta neanche un pò di pietàs virgiliana al mondo, un sentimento non cattolico, di pietà, compassione, vicinanza al dolore altrui?

Non è una strada facile e non è una strada scontata ma non parlarne non rende le cose più semplici, affatto.
Ci sono persone che sono morte perchè non se ne è parlato.
Non se ne parla in famiglia, non se ne parla a scuola, non se ne parla nelle comunità.
E' questa la libertà?

Non so quale forma di ricordo possa essere migliore oggi, forse non c'è una forma di ricordo adeguata ma quando questa sera, dopo la doccia, mi guarderò allo specchio e mi renderò conto che il mio corpo ha molti difetti, il mio pensiero andrà a chi ha avuto il coraggio di cambiare il proprio corpo, non per essere più bello, più sexy o più scopabile, ma solo per essere se stesso.




Seya

giovedì 17 novembre 2011

Venezia-Londra A/R

Questa mattina mi sono svegliata nervosa e un po' pensierosa. Parte e' dovuto all'esame di domani, parte alla noia della vita a Padova.
Per carita`, non e` poi cosi' male come citta` ma mi manca la mia casa, o meglio il posto in cui io mi sento a casa.
Ora come ora questo significa che mi manca Venezia, ma potrebbe anche significare che ho un voglia pazzesca di andare a Londra (10 mesi senza andare a trovare Her Majesty sono troppi).

Vi e` mai capitato?
Avete mai bisogno di tornare nella vostra citta`, non necessariamente quella di nascita, non necessariamente quella di residenza, non necessaria quella piu` conosciuta. Ma lei, l'unica citta` in cui non vi sentite soli anche se non conoscete nessuno, in cui riuscite a sorridere anche se vi hanno appena fregato, in cui pensate di essere migliori di quanto effettivamente non siate.

Mi manca Venezia.
E mi manca Londra.

Due citta` cosi' diverse ma che amo cosi' tanto.

Di Venezia amo il profumo di mare, pesce e alcool, il casino di turisti, studenti e vaporetti affollati, l'apparente noia della gente, la sua apparente immobilita`. Come se, come citta`, dovesse necessariamente vivere solo del suo Settecento e dei suoi musei e ponti, mentre nella realta` c'e` un fermento incredibile e brulicante di artisti e letterati.
Di Londra amo esattamente il contrario, il fatto che sia cosi' potente ed evidente la sua innovazione, la sua velocita` di cambiamento, la sua frenesia e la inevitabile eterogeneita`.

Di Venezia mi mancano i ponti, le "sconte", i negozietti nascosti nelle corti, i pavimenti in marmo veneziano, i vaporetti per le isole, la luce potente di Riva degli Schiavoni, i giardinetti di Sant'Elena e la sensazione che piu' ti allontani da Piazza San Marco per raggiungere i giardini della Biennale, piu' entri in un mondo diverso, meno turistico, piu` veneziano.
Di Londra mi manca la libreria di cucina di Notting Hill, i ristoranti indiani ad ogni angolo, i giardini di Kensington, dove stendersi a leggere e poi prendere velocemente sonno, Covent Garden e i musicisti che fermano i turisti per le scale, la Whittard, la possibilita` di sedersi per terra, alla National, per disegnare, contemplare, emozionarsi e vivere l'arte, la metro.

Di Venezia ammiro la sfrontatezza, la doppiezza, la stronzaggine della gente (che io incarno abbastanza bene), il campanilismo.
Di Londra ammiro la liberta`, il menefreghismo, lo humour, l'integrazione, la multiculturalita`.

Forse il mio essere un Gemelli determina il mio amore per due posti cosi` antitetici, o forse e` solo la consapevolezza che e` grazie a cio` che ho vissuto in questi due posti, che sono diventata quello che sono oggi.
In ogni caso, I'll be there in a hurry!



Seya

martedì 15 novembre 2011

gayezza estetica

EPGIC oggi ha raggiunto un grado di gayezza estetica quasi inquietante.

Seya sedeva pacifica vicina a Stella e faceva le parole crociate, mordicchiando una matita
EPGIC si avvicina visibilmente irritato.
EPGIC: Oggi sono incazzato!
Stella: Che ti è successo?
EPGIC: Guardami! Sembro un barbone! Questa sciarpa non quaglia..
Stella: non .. ?
EPGIC: non quaglia, non ci sta. E' esteticamente rivoltante!
Stella: A me non pare..
EPGIC: Ah, sei così borghesemente limitata..
Seya nel frattempo alza gli occhi e guarda il ragazzo con occhio clinico.

Capelli neri, molto corti, perfettamente curati, barba lasciata volutamente e attentamente incolta, occhi grandi e sopracciglia curate. Camicia bianca con righe bordeaux e fiori dello stesso colore, cardigan (dal taglio "da nonno") dello stesso colore con bottoni dorati. Jeans chiari.
Polsino in cuoio scuro, abbinato con la cintura di marca e con le scarpe, anch'esse di marca.
Borsa di design tenuta sul gomito.
E Sciarpina in seta a righe rosse e gialle mollemente lasciata attorno al collo.

Seya si alza, gli toglie la sciarpina, prende il polso di Stella e le toglie un bracciale in cuoio, che lega attorno al collo di EPGIC che si guarda riflesso alla finestra, soddisfatto.
EPGIC: Notevole! Mi piace! Mi hai salvato! Ti prego, diventa la donna della mia vita.
Seya: no grazie, se vuoi ti presento l'uomo della tua vita..
EPGIC: no, grazie .. e comunque, non sai che ti perdi!
Seya: Tu non sai cosa ti perdi! 




Seya

domenica 13 novembre 2011

Oh, Forno!

E' arrivato! Il mio nuovo, ultimo, grande amore.
E' grande, è caldo, è stilisticamente perfetto e soprattutto funzionante.
La sua linea morbida, il suo color senese e la ruvida pelle gli donano quell'aria vissuta tipica dei bei uomini.
Ma lui non è un uomo... è più!

Ecco a voi Eleven Tree, ultimo arrivato in Casa sui Colli, altrimenti detta Foresteria Albrizzi.
Forno a legna professionale, funzionante e fortemente voluto dalla sottoscritta e dal padre di lei.
Poiché è stato posato l'11/11/11, il suo nome è e sarà Eleven Tree, anche se in quel del Gran Ducato di Toscana Gentlemen si ostina a chiamarlo "Oh, Forno!".

Oggi è stato acceso per la prima volta e con mia somma gioia abbiamo potuto apprezzare la profondità della cavità che permetterà di cuocere tre pizze in contemporanea, oltre ad altre prelibatezze tipiche.
Ieri la spesa di pale, palette, truccioli vari, legni e pinze..oggi l'incontro!
Inutile dirlo, amore a prima vista.
Lui sembra ricambiare dal momento che, in attesa che si ristaldasse a dovere, Seya ha potuto sedersi su una delle sedie di giunco della stanza con una vecchissima edizione di Peter Pan in francese e godere del piacevole tepore di cui il forno ha voluto renderla partecipe.

Non vedo l'ora di poterci cucinare.

Mamma, quanto sono gasata all'idea!

accensione

prove tecniche




Seya

giovedì 10 novembre 2011

in vista della riunione

Oggi in Magazzino, nel reparto dell'usato, c'era l'assalto delle cavallette. Una cosa allucinante.
Per uscire dal Comes e andare in ufficio (bisogna passare per l'usato) ho fatto praticamente funambulismo.
Ho driblato uno spilungone con dei pantaloni grigi per poi saltare e scavalcare una sedia portata da una signora di mezza età che stava svuotando la casa del padre, poi ho scansato sulla sinistra un giovanotto di colore con i pettorali che risaltavano sotto la maglia attillata e, infine, mi sono dovuta abbassare per permettere a due ragazzi chiaramente indiani di portare verso l'uscita dei materassi.

Una volta in ufficio sembrava, invece, di essere in biblioteca.
Un silenzio tombale e un disordine degno del caos primordiale.
E allora cosa fa Seya, in vista della riunione serale per la presentazione delle specialità natalizie?
Pulisce, riordina, sposta, solleva, spazza e spolvera.
Quindi torna in Comes (sempra attraversando la giungla), riempie un carrello con tutte specialità e torna in ufficio.

Dopo un'ora circa la sala sembrava quasi accettabile in fatto di ordine (io sono una disordinata cronica e quindi l'ordine totale non ci sarà mai) e due bei tavoli imbanditi con torroni, cioccolatini, canditi e miele.
Le sedie disposte in cerchio e i fogli da distribuire prontamente fotocopiati e rilegati.

Seya ha però la sensazione che manchi qualcosa ma torna in Comes e chiama i responsabili per avere un parere.
Lodi e commenti positivi.

Finito il suo turno, Seya si arma di cuffiette, mette la musica e, gambe in spalla, torna a casa.
Poi si ferma con gli occhi spalancati.
-No, non è possibile .. -
Afferra il cellulare e chiama disperatamente la responsabile Comes.
-Grazia! Grazia! Mi sono dimenticata una cosa per stasera. Da mettere sul tavolo..-
-Cosa? Mi sembrava ci fosse tutto!-
-Panettoni e Presepi!-



Seya

mercoledì 9 novembre 2011

di eliche e co...

Prof: bla bla bla..e questa e' la funzione Elica. Un po' come l'elica del DNA. Sapete cos'e`, vero? Quando studiavo io non l'avevano ancora scoperta
Seya: O.O

Seya fa due conti rapidi rapidi:

scoperta e prima pubblicazione della funzione Elica 1953 
eta' di studio 15~26 
=
 ~75

Dopo la pausa
Pricipessa: adesso con chi fai lezione
Seya: con nonno Beppi!




Seya

lunedì 7 novembre 2011

carciofa inside

Sono un pò di giorni che non mi sento nè carne nè pesce.

Questo significa che non capisco cosa dovrei fare riguardo a diverse questioni e cosa invece dovrei accettare.
Non riesco a capire se sono io che sto diventando insofferente nei confronti di certi atteggiamenti o che sto semplicemente dis-imparando a stare in mezzo alla gente.

Il problema è forse la gente.
 Chi è la gente? Chi sono le persone che mi circondano?

L'anno scorso il gruppo dei volontari era diventato una seconda famiglia per me e prima di loro avevo una compagnia, la Compagnia, con cui si usciva e si rideva. Ora entrambi i gruppi sono a brandelli.
Il primo perchè le persone, tutte sopra i trenta, sono andate avanti con le loro vite e famiglie, lasciando il volontariato, la compagnia...bhé..lì mi sono allontanata io (e loro non mi hanno certo impedito di farlo) perchè non mi piacevano molte cose.

Ma chi mi resta adesso?

"Pochi ma buoni" dice Angioletto che però spesso e volentieri esce con Al (giustamente) e gli amici di lui, "io sto bene così" dice Principessa, alimentando un cinismo già smisurato di natura, "Io ci sono" dice E che però ora studia a Trento.

Ma il problema non è il numero, non lo è mai stato, quanto forse le persone stesse.
Forse i rapporti non si sono evoluti, non sono cresciuti con noi.
Ho passato un weekend con Principessa e, per quanto sia stata bene, non ho percepito un briciolo di complicità nonostante i sette anni di amicizia che ci legano.. e la cosa mi spaventa.

Non capisco se sono io che ho qualcosa che non va, se ho fatto le scelte sbagliate, se ho preteso (e pretendo ancora) troppo dalle persone che mi circondano o se semplicemente mi sto facendo un gran numero di pare mentali.

La mia ginecologa, ormai un mese fa, tra un parola e l'altra ha detto "è difficile essere giovani adesso" e io mi domando se il problema è il "essere giovani" o il "adesso".

Inutile, sono proprio carciofa dentro.




Seya

venerdì 4 novembre 2011

dall'estetista

Oggi sono andata a fare la mia prima pulizia del viso grazie a un coupon preso ad un prezzo stracciato.
Da fuori è stata una comica, per me una tragedia.

Sono arrivata con mezz'ora di anticipo tanto ero tesa, poi si presenta Concetta, una signora siciliana molto gentile, un pelo ruffiana per i miei gusti, che mi prende giustamente in giro per la mia tensione.

C: Dai, vieni, stenditi e togliti camicia e maglia
S: ma io devo fare la pulizia del viso
C: sì, lo so. Togli la camicia e la maglietta
S: no...non voglio..e con cosa mi copro ora? (non avevo reggiseno)
C: dai, stenditi e iniziamo. Non essere così tesa
S: Tesa? io? qualcuno mi salvi. No..stammi lontana, non mettermi quella crema. cos'è quest'odore? Bleah, unto!
C: Su, respira, rilassati
S: Che cosa m..?
C: shhhhh! Silenzio. Asseconda il respiro e segui la musica
S: Musica? Questa nenia pseudo rilassante da film orientale? Pietà! No, via. Basta roba che puzza! Mi sento tutta unta e bagnata...weee..mamma!

Dopo quindici minuti
C: Adesso ti fai un bel bagno di vapore che fa tanto bene alla pelle e alle vie respiratorie
S: Ehm, ok
C: Io vado, tu cerca di rilassarti. Allontana la mente da ogni pensiero
S: Certo, come no! Ehi, non lasciarmi qui da sola. Mamma, che caldo! baaah! Ho caldo, come si spegne? Aria! Ma quanto manca? Ehi! C'è nessuno? Mai più...

Dopo cinque minuti
C: ancora una decina di minuti
S: noooo! Per favore, piuttosto le cose unte. Ho caldo!

Dopo quindici minuti
C: Oh, bene bene. La pelle si è depurata. Adesso si vedono tutti i punti neri. Sei capace a sopportare il dolore?
S: Perchè?
Concetta inizia a togliere punti neri e un meraviglioso brufolo che ho sul mento dall'ultima pasta al pomodoro
S: Ahi! Noo..male..Rivoglio il vapore! Rivoglio gli oli! Ahia! Qualcuno mi salvi! weee
C: Sei molto brava. Neanche una smorfia!
S: Sei fortunata a non leggere nella mia mente. Ahi! Adesso ho capito perchè le donne si fanno crescere le unghie: per potermi seviziare più facilmente. 

Dopo dieci minuti
C: Sei stata bravissima
S: §____§
C: Adesso mi faccio perdonare con un bel massaggino al volto
S: U.U..sì, era quello che aspettavo. Uh, che bello! Ehi! Perchè usi l'olio. Non ungermi! Bleah! Sono tutta appicicaticcia. Non vorrai mica farmi rivestire con questa robaccia addosso.
C: Senti l'energia che fluisce. Sei in pace con il mondo
S: no..decisamente non sono in pace con il mondo

Dopo cinque minuti
S: oh, sì, ancora. Massaggino. Ehi! Perchè ti sei fermata? Cosa vuoi farmi? Cos'è quella roba? Marrone?
C: Per finire una bella maschera di argilla e alghe per ritemprare la pelle
S: no, è fredda! Via, via via! 
C: Aspettiamo una decina di minuti poi la togliamo e sarai come nuova
S: §___§

Dopo quindici minuti
C: Ti ripulisco per benino e poi sei libera
S: Oh, dio, ti ringrazio!
C: La prossima volta pedicure e massaggio?



Seya

giovedì 3 novembre 2011

Frolla for you

Allora, allora... per rinfrancare gli animi, una bella ricettina!

Frolla SENZA UOVA

250 gr farina
125 gr burro o margarina o olio (attenzione! GRAMMI....lo dico perchè io ho sbagliato)
60 gr zucchero (o meno)
un pò d'acqua

Impastare il tutto e lavorarla come una classica pasta frolla. Far riposare per un'oretta in frigo e poi stenderla con un mattarello di legno. Si possono fare biscotti o crostate o dolci di altro tipo. Solita cottura.

Consigli: 1) diminuire la quantità di olio o burro e usare più acqua per impastare
              2) iniziare l'impasto con un robot da cucina a meno che non abbiate braccia forti e molta pazienza (io pecco della seconda!)
              3) (se si usa l'olio) per crostare, usare marmellate amarognole come arance o limoni
              4) Si possono aumentare le dosi, mantenendo i rapporti: 1 farina, 1/2 burro, 1/4 zucchero

Spero la ricetta e, più che altro, le dolcezze possano tirare su il morale a tutti. Con me non funziona, però almeno dopo aver lavorato e cucinato, i nervi mi si scaricano.


Il mio contributo a Halloween (solo i biscotti perchè la crostata è venuta giustamente spaventosa e spaventevole come si addice all'occasione).
tegliata

malloppo!



Seya