giovedì 30 giugno 2011

sulla panchina davanti al dipartimento

Seya scruta con attenzione la maglietta di Principessa, rossa con del pourpuri' (non ho idea di come si scriva) dorato, mentre questa chiacchiera con altre amiche.
Seya: -Ah! Ma sono brillantini!-
Principessa: -certo, cosa pensavi che fosse?-
Seya (senza pensarci e sincera come sempre): - Forfora-

sguardo assassino mi fulmino' sul colpo....

Seya

mercoledì 29 giugno 2011

E

"Sei strana. Hai un'opinione su tutto ma non parli mai di te stessa eppure sono proprio quei rari momenti, in cui ci permetti di entrare nel tuo mondo, in cui ti esprimi veramente"

bella

Era bella. Era bella oggi la mia Principessa.
Lo è sempre, ma oggi ancora di più.
Aveva una maglia lilla, molto semplice, e una gonna in jeans lunga e ondeggiata. Niente di particolare a parte gli orecchini a forma di chiave di violino e il pendente brillantinoso, ma era bella.
In biblioteca, per studiare, mi sono seduta dietro di lei e per un momento mi è mancato il fiato.
Per il caldo ha tirato i suoi capelli mossi e castani sopra la testa in un veloce chignon, permettendo a tutti di godersi lo spettacolo del suo collo bianco e lungo.
Era bella come neanche quando si veste di tutto punto e trucca come una vera ballerina, sarà mai.

E ancora una volta mi sono scoperta innamorata.

Seya

martedì 28 giugno 2011

In inglese è Fair Trade

Da Giornalettismo.com:

Equosolidale: una bufala?”

20 giugno 2011 Foreign Policy mette in dubbio l’efficacia e la reale utilità del Fairtrade: “E’ sopravvalutato”
Il prodotti del commercio equoFairtrade, per dirlo in inglese: tutti lo conosciamo. Parliamo del bollino che alcune organizzazioni internazionali appongono su prodotti che vengono prodotti sulla base di alcuni criteri di rispetto dell’ambiente, dei popoli indigeni; che vengono coltivati senza lavoro minorile, senza sfruttamento della manodopera e senza interventi delle multinazionali della produzione e della distribuzione: insomma, in maniera etica. Importati da selezionati circuiti nazionali, vengono poi venduti nelle botteghe del mondo di vari paesi.
FUNZIONA DAVVERO ?- Sono in molti a voler utilizzare i propri risparmi proprio per aiutare le popolazioni coinvolte nei progetti di economia solidale; té, caffé, alimentazione, abbigliamento equosolidale sono entrati nel nostro lessico quotidiano. Ma il sistema Fairtrade riesce davvero a raggiungere i suoi scopi, ovvero la promozione e lo sviluppo delle popolazioni locali svantaggiate? Se lo chiede Foreign Policy, il magazine di politica internazionale e di approfondimento: rispondendo in maniera articolata, e non del tutto positiva. Ad esempio, nel Nicaragua, dove “moltissime famiglie” sono coinvolte nel sistema del caffè Fairtrade – e il paese dipende per un quarto del suo PIL dall’esportazione dei chicchi – i “prezzi più alti” pretesi dalla produzione equa rischiano addirittura di peggiorare la situazione delle famiglie produttrici.
Alcuni coltivatori Fairtrade portano a casa 55 dollari in meno per raccolto dei loro colleghi non certificati. Di più: mentre il 60,9% del caffè “non-fair” viene prodotto da strutture che sono sotto la soglia della povertà per il Nicaragua, addirittura il 68% dei coltivatori Fairtrade vivono in questa condizione. I risultati sono ancora peggiore per i coltivatori organici, che sprofondano sotto la soglia per il 70%.
Coltivare equosolidale, dunque, è davvero pesante per le famiglie che partecipano.
AIUTARE I POPOLI – Il che, si capisce, è un problema prima di tutto per il sistema equosolidale: se produrre per il mercato fair costa così tanto ai produttori, a qualcuno prima o poi potrebbe venire in mente che, in fondo, non gliel’ha mica ordinato il dottore, abbandonando il circuito solidale per rimettersi in quello non-equo, rovinando così il sogno di un mondo migliore che questo tipo di sviluppo persegue. Come invertire questa tendenza? L’equosolidale è dunque un sistema produttivo da buttare? No, o comunque, non per forza. Ma bisogna utilizzare alcuni accorgimenti: i coltivatori fairtrade hanno bisogno di aiuto. Ecco la situazione in Colombia.
La differenza fra i due paesi è che i coltivatori in Colombia hanno un accesso ben migliore alle strade, alla tecnologia e ad altre infrastrutture che le loro controparti del Nicaragua non hanno, il che rende molto più facile ed economico star dietro alle regole fairtrade.
“C’è ancora bisogno dell’intervento del governo. Le certificazioni non possono risolvere i problemi strutturali che questi paesi sopportano”.
Insomma, un mercato che riesce a far arrivare soldi “puliti” nelle mani dei coltivatori diretti può essere una buona idea: ma da solo, non basta a migliorare le loro condizioni di vita. Serve una strategia coordinata, e servono governi lungimiranti che appoggino questo tipo di sviluppo. Strade, ponti e città equosolidali, non solo caffé e té.
  Tommaso Cardarelli




Replica di Pietro Raitano, Direttore di Altraeconomia:

Gentile Caldarelli,
nel riportare un articolo di una rivista estera, fa sua una confusione piuttosto diffusa. Il commercio equo (“Il commercio equo e solidale – Fairtrade, per dirlo in inglese: tutti lo conosciamo”) non è “il bollino che alcune organizzazioni internazionali appongono su prodotti che vengono prodotti sulla base di alcuni criteri”.
Il commercio equo è un movimento che ha parecchi decenni di vita, è diffuso in tutto il mondo ed è rappresentato da un’organizzazione che si chiama WFTO (World Fair Trade Organization, il cui presidente per altro è l’italiano Rudi Dalvai). Questo movimento è fatto di volontari e non, e consiste nella creazione di progetti specifici nei Paesi del Sud del mondo con “piccoli” produttori, affinché questi non siano schiacciati dal mercato internazionale. Il cuore del commercio equo, nell’accezione del suo organismo internazionale, è quindi la relazione che si instaura tra consumatori e produttori, dove i primi verificano direttamente, attraverso le cosiddette centrali di importazione, il rispetto dei principi stessi del commercio equo.
Esiste poi un’organizzazione internazionale, che si chiama FLO (Fair Trade Labelling Organization) che certifica alcuni prodotti (non produttori) e concede loro il bollino di cui parla (che è quello che illustra nel pezzo), che garantisce che quel prodotto specifico ha rispettato i criteri dell’organizzazione (come avviene per altri marchi, come quello del biologico o l’SA8000).
Sono due approcci molto differenti, come può intuire. Il primo guarda all’intera filiera, il secondo al prodotto.
Nel mondo, e soprattutto in Italia, è maggiormente sviluppato il primo approccio. Non a caso, in Italia esiste l’Assemblea generale del commercio equo (Agices) cui aderiscono tutte le organizzazioni del fair trade. In Italia e per la maggior parte del mondo, è commercio equo il processo, non solo il prodotto.
Non a caso, è questo tipo di approccio che ha portato alla diffusione delle botteghe del commercio equo. I prodotti col marchio Fairtrade invece sono perlopiù diffusi nella grande distribuzione.
Per farle un esempio: anche grandi multinazionali possono avere una linea di prodotti marchiati da Flo. È accaduto ad esempio con un caffè della Nestlé. Questo non fa di Nestlé un’organizzazione di commercio equo, ma dimostra quali sono i limiti di un sistema di “branding” come quello di Flo.
Dall’altra parte, non troverà mai il caffè “equo” di Nestlé nelle botteghe del commercio equo, che al contrario vendono solo prodotti dove ogni attore, sempre e in ogni ambito, rispetta i criteri del fair trade.

Pietro Raitano, direttore di Altreconomia

sabato 25 giugno 2011

alla prima riunione GAS

Seya è seduta in mezzo a persone, tutte amiche, che oscillano tra i 30 e i 55 anni, e ascolta i discorsi.
R:"Massì, ti ricordi quella pubblicità degli anni Ottanta?!"
Tutti annuiscono. Seya si guarda intorno alla ricerca di un appiglio.
Guida:"Qual'è il problema, Seya?"
Seya:"NOn so di cosa stiate parlando"
R:"Dai, quella pubblicità. Saranno stati gli inizi degli anni Ottanta"
Tutti annuiscono.
Seya:"Io non ero ancora nata"
Le teste che prima annuivano si bloccano come se la strega avesse dato loro una benedizione ed il silenzio regna sovrano per circa 5 minuti.
R:"Ma quanti anni hai?"
Seya:"Sono dell'89"
Silenzio di nuovo.
R:"Oddio, potresti essere mia figlia"
Seya decide di non parlare oltre e si rintana sul divano.

Seya

venerdì 24 giugno 2011

dovrebbe essere Green Power...

Enel è una schifezza. Lo è sempre stata. Ma ci fa comodo, molto anche perchè tutti noi siamo ormai abituati ad usare il telefono, la luce, le macchine e i computer. Insomma, siamo dipendenti dall'Energia.
Ma non ci rendiamo conto cosa c'è dietro.
Se riuscissimo ad avere un piano energetico lungimirante, a limitare gli sprechi e soprattutto a non cedere l'anima per interessi economici, il mondo sarebbe un posto migliore.
E non ci vuole molto.
Non è e non vuole essere mera retorica.
Piccoli accorgimenti possono far risparmiare noi consumatori ed evitare che altri soffrano per le nostre scelte.
L'importante é non chiudere gli occhi o girare la testa dall'altra parte quando si manifesta la verità. 
La Chiesa Romana lo ha fatto...

Da Altraeconomia.it:

Enel Non Lascia In Pace la Patagonia
In Cile non si placa la protesta contro la costruzione di cinque mega dighe nella regione patagonica dell’Aysen da parte di un consorzio capitanato dall’Endesa, controllata dell’italiana Enel.


Due fine settimana fa a Santiago sono scese in piazza 30mila persone, ma iniziative si sono registrate un po’ ovunque nel Paese e soprattutto nelle località interessate dalla mega opera. Purtroppo la polizia ha spesso usato la mano pesante contro i dimostranti, con numerose persone ferite o arrestate. Da notare che nel frattempo un sondaggio svolto per conto del quotidiano la Tercera ha indicato nel 74% la percentuale di cileni che si oppongono al progetto, che numerose associazioni ambientaliste e una larga fetta della società civile del Paese sudamericano ritengono possa provocare ingenti devastazioni socio-ambientali.

Nel week end appena trascorso le manifestazioni contro gli sbarramenti in Patagonia hanno trovato sponda con l’opposizione alle politiche del presidente Sebastian Pinera, che presso il parlamento nazionale, con sede a Valparaiso, ha tenuto il consueto discorso programmatico. “Occorre rendere compatibile la necessaria tutela dell’ambiente con l’altrettanto necessaria energia per lo sviluppo. Non possiamo dire che abbiamo bisogno di energia, consumarla in abbondanza e allo stesso tempo opporci a tutte le fonti che la generano” ha detto il presidente mentre un gruppo di parlamentari dell’opposizione sollevava uno striscione, subito rimosso, con la scritta: “No a Hidroaysén”.

Nell’ambito di Terra Futura abbiamo incontrato il vescovo dell’Aysen, Luis Infanti della Mora, in Italia per un lungo “tour di sensibilizzazione” sui temi dell’acqua (che in Cile è ultra-privatizzata) e delle grandi dighe.

Per Infanti “la mobilitazione si rifà a un progetto per il futuro umano, sociale, culturale e politico, che quindi va molto più in là della costruzione delle cinque dighe sui fiumi Baker e Pascua. Personalmente sono convinto queste dighe non si faranno perché sarà molto difficile che sia approvata la linea di trasmissione collegata agli impianti idroelettrici (lunga 2.300 chilometri, attraverserà nove regioni e vari parchi nazionali, ndr)”.

“Ma in ogni caso – continua il vescovo – il problema resterà perché l’acqua della Patagonia è per il 96% di un’impresa, l’Enel. Questa è una forma di colonizzazione da parte di uno Stato nei confronti di un altro, dato che l’Enel è per il 30% di proprietà dello Stato italiano, ma che accade non solo al Cile ma anche in tutta l’America Latina, una regione in cui questi progetti di privatizzazione sono stati imposti dalla Banca Mondiale e dal Fondo monetario internazionale negli anni delle dittature”.
Il vicariato di cui fa parte Infanti ha protestato per l’operato delle forze dell’ordine, che hanno inseguito i manifestanti fin dentro la cattedrale di Coyhaique, il capoluogo dell’Aysen. L’opposizione locale si è fatta sentire con i cacelorazos resi celebri dalle proteste argentine, ma ha inscenato anche black out improvvisati ed esposto bandiere nere, a mo’ di lutto, alle finestre delle case. Molto attiva anche la chiesa. “La conferenza episcopale cilena ha fatto sentire la sua voce sul progetto, che ritiene debba essere basato non solo su fattori economici, ma anche etici”, ci ha spiegato Infanti, che in questi giorni ha scritto alle autorità ecclesiastiche italiane per chiedere una loro presa di posizione.

Roma e il Vaticano hanno fatto sapere che non vogliono intervenire nella politica italiana. Prego? Ma se intervengono a sproposito tutti i giorni.
In realtà non intervengono per motivi economici. 
Il Vaticano finanzia Enel che è a sua volta uno degli sponsor delle campagne di sensibilizzazione della Chiesa. 
Ovviamente a livello parlamentare non si può fare nulla perchè Enel è statale al 30%....in una parola, l'Italia è bloccata.
Un intervento internazionale può cambiare le cose...?

Seya  

mercoledì 22 giugno 2011

Sonata Artica - Shy




I can see how you are beautiful, can you feel my eyes on you,
I'm shy and turn my head away
Working late in diner Citylite, I see that you get home alright
Make sure that you can't see me, hoping you will see me

Sometimes I'm Wondering why you look me and you blink your eye
You can't be acting like my Dana, can you?
I see you in Citylite diner serving all those meals and then
I see reflection of me in your eye, oh please

Talk to me, show some pity
You touch me in many, many ways
But I'm shy can't you see

Obsessed by you, your looks, well, anyway "I would any day die for you",
I write on paper & erased away
Still I sit in diner Citylite, drinking coffee and reading lies
Turn my head and I can see you, could that really be you

Sometimes I'm wondering why you look me and you blink your eye
You can't be acting like my Dana?
I see your beautiful smile and I would like to run away from
Reflections of me in your eyes, oh please

Talk to me, show some pity
You touch me in many, many ways
But I'm shy can't you see

I see, can't have you, can't leave you there 'cos I must sometimes see you
But I don't understand how you can keep me in chains
And every waken hour, I feel your taking power From me and I can't leave
Repeating the scener over again

Sometimes I'm wondering why you look me and you blink your eye
You can't be acting like my Dana
I see your beautifull smile and I would like to run away from
Reflections of me in your eyes, oh please

Talk to me, show some pity
You touch me in many, many ways
But I'm shy, can't you see


Seya

parole parole parole

Ieri sera guardavo La Famiglia Omicidi con Maggie Smith, bellissimo!
Ad un certo punto la grande attrice domanda al ragazzino della famiglia quale sia la sua parola preferita, e lui risponde: "Broccoli!"

Al di là dell'utilizzo che poi ne fanno, qual'è la vostra parola preferita e perchè?
Io ci sto ancora pensando ma penso sia Girasole.
E' uno dei miei fiori preferiti e trovo abbia anche dei colori stupendi. Come parola però è eccezionale: gira..girare, muoversi, viaggiare, spostarsi; sole..seguire il sole, tendere al meglio, stare al caldo, magari tra le braccia di qualcuno.

E' un fiore orgoglioso e un pò narciso ma ce ne vuole per stare dietro a quella palla infuocata che si trova nell'universo, quindi ha tutta la mia ammirazione!

Seya

domenica 19 giugno 2011

Essere veniziani e sembrare stranieri significa...

  • sapere che a Venezia ogni cosa ha tre prezzi: uno per gli stranieri, uno per gli italiani non veneziani, uno per i veneziani. La cosa somma di fingersi stranieri è convincere i venditori a farti il prezzo maggiorato poi bastonarli al momento di pagare con una parlata (un pò arrugginita) in veneziano doc!
  • sapere che alle 22.30 tutto finisce e chiude, anche la notte bianca, e quello è il momento in cui Venezia diventa magica. Passeggiare a mezzanotte passata in Piazza San Marco e sentirsi minuscoli di fronte alla Basilica non ha prezzo
  • Prendere una pizza per asporto alle 23 e sedersi a San Bartolomeo e mangiarla, chiacchierando con mia cugina
  • avere un passo di marcia quasi militaresco che ti permette di fare Stazione-Biennale in mezz'ora senza avere il fiatone....e poi stramazzare sul divano!
  • avere ai piedi le scarpe da ginnastica e quelle con il tacco in una borsa di tela, e cambiarsi in campo, prima di entrare nel locale di turno
  • prendere il vaporetto per andare al Lido alle 8 del mattino per andare a fare la spesa e pagare solo 1 euro perchè si ha l'abbonamento
  • dire al bacàro "Voria 'no spriss", il che significa "ho un disperato bisogno di alcool" e non sentirsi un wino (ubriacone)
  • sapere che a Sant'Elena ci sono dei tavoli da picnic su cui si studia benissimo. Poi i ragazzini perdono il pallone con cui giocano nella tua zona e ti urlano "El Balon!" (da leggersi baon molto stretto), tu li ignori, loro urlano "The ball" pensando tu sia straniero e tu rispondi loro sempre urlando "Ti va torte'o!". Li senti ridere e dire "Te sì 'na de nialtri"
  • riuscire a leggere i tabelloni della stazione FS, tutti in italiano
  • sapere che quando si cammina bisogna tenere lo sguardo verso l'alto per non perdersi i balconcini settecenteschi che si affacciano sui canali
  • sapere che se lasci qualcosa fuori dalla porta di casa, significa che te ne disfi, così che chiunque può prenderlo (Mia cugina si è trovata una televisione e un mobile così..)
  • poter chiamare gli abitanti del Lido, i Lidioti
  • sentire i turisti stranieri lodare la città nonostante i prezzi, i veneziani stronzi di natura e le sanguisughe, e sentirsi orgogliosi!
Seya

ps: non parlo un ottimo veneziano (troppo tempo fuori Venezia, ormai) e non ho mai imparato a scriverlo quindi ho riportato una scrittura principalmente fonetica. Potete correggermi, anzi fatelo!

    sabato 18 giugno 2011

    Rage

    Sono arrabbiata, per non dire furibonda, per non dire incazzata a morte!
    E anche molto gelosa.

    L'altro ieri mi chiama il mio ex per dirmi che deve venire in Veneto per fare una visita medica in una clinica specialistica sui Colli Euganei, quest'oggi.
    Mi chiede di accompagnarlo.
    Io, figlia dell'etica di mia madre per cui quando c'è di mezzo la salute tutte le altre cose passano in secondo piano, decido di ritardare la mia partenza per Venezia e lo studio per l'esame della settimana prossima per accompagnarlo, e la cosa non mi pesa.
    Questa mattina ci siamo trovati sul posto, siamo andati in clinica, tranquilli e sereni, e lui si è fatto la visita.

    Poi..
    Mi dice che, giustamente, vorrebbe ritardare il rientro a casa causa traffico (abita vicino a Cesenatico, in piena riviera romagnola) dovuto all'estate e che pensa di venire a Padova.
    Gli faccio notare che devo partire per Venezia e vorrei anche studiare un pò prima di andare alla Notte Bianca.
    E lui tranquillo e sereno fa: "Ehm, beh! Vengo a Venezia con te"

    Prego?

    "Ci vediamo in stazione alle 17.30, intanto vado da Principessa e poi passo da Medico.."

    Cosa?

    "Mi prendi il biglietto e guardi il treno di ritorno?Grazie Amore"

    Amore?

    Gli ho caldamente consigliato di evitare di chiamarmi "Amore" e poi lo invitato a fare "quel cazzo che voleva" ma che non doveva intralciare il mio studio e la mia notte a Venezia.
    Mi ha fatto infuriare.
    Non sento di avere più nessun obbligo nei suoi confronti e non lo voglio avere. Questo non significa che non dobbiamo essere amici ma non puoi uscirtene con certe affermazioni. E poi, da dove ti viene tutto questo spirito di iniziativa?
    Quando stavamo insieme sono riuscita a trascinarlo fuori di casa solo due volte per un giorno ciascuna.
    La cosa somma però è stato il scoprire che aveva sentito Medico e Principessa e che loro avevano acconsentito a vederlo.
    Non per gelosia.
    Li lega tutti un bellissimo rapporto di amicizia che io non voglio che si rovini in nessun caso, specialmente non per colpa mia.
    Quello che mi fa incazzare è che è una settimana che cerco di convincerli a venire a Venezia per la Notte Bianca, mettendo a disposizione casa mia per dormire, mangiare e studiare, e loro hanno dato un NO categorico perchè in settimana hanno esami.
    Ma che storia è questa?
    Dici di no a me per una sera, e sì a lui per una intera giornata?
    Capisco che non lo vedi da due settimane, ma ma ma ma ma........la coerenza!
    Anche perchè li avevo avvisati che aveva la visita da fare, chiedendo loro se volevano venire e hanno detto di no perchè non interessava....

    Avrei voglia di urlare e prendere a pugni qualcuno e/o qualcosa.
    Invece ho spinto sull'acceleratore e mi sono presa la mia rivincita "sverniciando" lui e la sua Alfa blu metallizzato in autostrada.
    Dovessi prendere una multa sarebbero i soldi meglio spesi della settimana.

    Ma non mi è ancora passata...

    Seya

    Edit dell'ultimo minuto: Mia madre si è presentata a casa con un tavolo nuovo per il salotto e ha fatto portare via il nostro tavolo intagliato bellissimo. Mi ha detto che sarebbe andato da mia zia per un pò, giusto per cambiare l'arredamento.
    Chiedere che ne penso io, no? L'ho fulminata.

    venerdì 17 giugno 2011

    ninna nanna ninna oh....

    Devo essere veramente stanca se di venerdì sera mi butto sul divano, con il pc sulle gambe, e guarda Il Mercante di Venezia (Rai Movie) con la tv in italiano.....

    Cercasi gambe di riserva per weekend a Venezia, finalmente a casa!!

    Seya

    mercoledì 15 giugno 2011

    GAS

    No, non è quello che fate partire quando azionate il fornello della cucina.
    Gas sta per Gruppo di Acquisto Solidale.

    Un giorno un gruppo di conoscenti decide che ne ha abbastanza delle code alle casse, di prendere la macchina per andare al supermercato e di trovare prodotti scadenti a prezzi stratosferici.
    Decidono di andare da un produttore locale e dire: "Quanto ci fai pagare 7 cespi di lattuga?". Sicuramente meno che comprarli al market, che magari ha quelli del Sud Africa.
    Tizio vuole due cespi, Caio uno, Sempronio si prende i restanti. Ci hanno guadagnato tutti.
    I tre amici hanno speso poco ed hanno un prodotto locale e certificato, il produttore ha guadagnato il doppio di quanto prende vendendo la sua verdura al Famila di turno (perchè ha saltato la Filiera...).

    Un GAS è proprio questo: un modo per fare una spesa più conveniente, più salutare e più solidale, magari con qualche amico.

    La mia guida sta aprendo un GAS e io aderisco più che volentieri. Essendo la prima volta per tutti abbiamo deciso di restare sulle 10 persone e di tenere come luogo di smercio proprio la casa della guida.
    Ci siamo dati una scadenza mensile, indicativamente, e ci limitiamo per i primi mesi a comprare prodotti della Cooperativa per cui faccio volontariato e di un unico produttore locale per il miele.
    La Cooperativa prevede per i GAS uno sconto del 15% sui generi alimentari e del 20% sull'artigianato. Direi che il risparmio per noi è notevole!
    Se le cose andranno bene, probabilmente inizieremo ad informarci sugli agricoltori locali e, chissà, magari le fragole sulle nostre tavole saranno quelle di un Topo di Campagna dei Colli Euganei.

    I GAS sono nati a FIdenza nel 1994 ed hanno avuto un riconoscimento istituzionale solo nel 2007 come ente no profit.
    Non hanno nessun obbligo burocratico o fiscale e non seguono nessuna corrente politica o religiosa.
    I GAS più avviati e grandi si sono organizzati in Associazioni (ma stiamo parlando di 300 euro di incartamenti da versare allo stato ogni anno...ne faccio volentieri a meno!), tutti gli altri sono talmente autonomi che non si trovano neanche online.
    Da un paio di anni è nata ReteGas che certifica i GAS e cerca di fare Rete, ovvero di condividere le conoscenze e promuovere questo modo alternativo di fare la spesa.
    Attualmente si stima che ci siano più di 600 GAS in Italia, principalmente in Emilia e sud Lombardia, ma i calcoli non si riescono a fare in maniera rigorosa.

    Parlando con mia madre e cercando di spiegarle come si sarebbe svolta la faccenda, mi sono resa conto di quanto questo per lei sia avanguardistico. Per me è molto naturale parlare di GAS ed illustrarne i vantaggi. Vero, bisogna essere abbastanza metodici, ma se ad un incontro per andare a prendere i tuoi detersivi, aggiungi la possibilità di chiacchierare e cenare con amici, perchè non farlo?
    Credo che dopo le prime settimane di perplessità, si convicerà. O almeno, lo spero.
    Ieri abbiamo inviato il nostro primo ordine:
    Detersivi Officina Naturae
    Mix di spezie e 2 barattoli di Salsa al Curry (tutti miei!!)
    Olio LiberaTerra
    Un blister (si scrive così?) di Agua de Fruta Gialla (meraviglioso succo di frutta del Commercio Equo)
    Tre pacchi di Cous Cous della Palestina

    Sono molto soddisfatta!

    Seya

    PS: se avete domande, non esitate a farle.

    martedì 14 giugno 2011

    in aula....

    Seya decide che ne ha abbastanza del tutorato, quindi smette di seguire.
    Seya decide che ha fame e sonno e quindi non è produttivo per lei stare in aula.
    Seya decide di salutare la Principessa che però è assorta sulla sua Settimana Enigmistica.

    Seya si alza facendo pianissssssssimo, prende la borsa e alza la mano in segno di saluto.
    Nessuna risposta.
    La chiama in un sussurro.
    Nessuna risposta.
    Si sbraccia per attirarne la lezione.
    Nessuna risposta.

    Un pò irritata, Seya si gira e senza ricordare di tenere la voce bassa perchè c'è lezione dice:
    -Ciao, eh!-
    -Ciao- ... ma non è la Principessa, è il Professore che la guarda dalla cattedra rialzata e agita la manina, con un sorriso sornione.

    La Principessa si rotola dal ridere mentre Seya si chiede se non esista il modo di sparire nel nulla sul colpo.

    Seya

    domenica 12 giugno 2011

    europride

    Commento di mia madre alle foto dell'EuroPride viste online

    -Ormai i gay, gli ebrei e i neri sono una razza protetta. Fossi un ragazzo di oggi, deciderei di essere gay, almeno nessuno può insultarmi-

    -.- ...

    Seya

    Diamoci una rotta...

    Da un paio di giorni mi chiedo perchè ho deciso di riaprire un blog.
    Sì, riaprire. Avevo già un blog su Splinder un paio di anni fa ma mi ha portato solo problemi.
    Lo avevo aperto per scherzo durante la quinta superiore spinta da alcune amiche che ne avevano anche loro uno.
    Era divertente ma poi anche difficile.

    Io non sono una che cerca necessariamente la lotta ed il confronto. Anni fa, anzi, tenevo per me il 50% di quello che pensavo e scrivevo solo cose molto ponderate e di cui potevo prevedere la reazione altrui.
    Avevo paura che le persone potessero lasciarmi e allontanarsi da me per le mie idee. Eppure è successo comunque.
    Stupidamente o forse ingenuamente avevo lasciato il blog pubblico e avevo dato il link anche a mia cugina (anche lei ha un blog), di cui mi fidavo e mi fido tutt'ora, dimenticando che mia zia (sempre quella della pittura) avrebbe potuto facilmente dal suo blog arrivare al mio.

    E così è successo.

    Cose che non mi sentivo di condividere con la mia famiglia sono venute fuori.
    Ho privatizzato velocemente il blog e dopo qualche tempo l'ho chiuso, senza cancellarlo, come monito di quello che sarebbe successo se avessi avuto ancora la malsana idea di condividere qualcosa.
    E' stato l'inizio di un periodo di introversione da cui sto uscendo ora, ad anni di distanza, grazie principalmente alla mia guida e ad una maggior consapevolezza di me.
    Entrambe le mie amiche hanno chiuso i loro blog. Una definitivamente, mentre un'altra, con cui non ho più relazioni, ha aperto un livejournal che ho smesso di leggere per la mia salute mentale. Ma questa  un'altra storia e come dice Ende, dev'essere raccontata un altro giorno.

    Tuttavia non ho detto a nessuno dei miei conoscenti di questo mio spazio.
    C'è ancora la paura che quello che è successo tre anni fa possa ripetersi ma credo ci sia anche qualcosa di più profondo.
    Voglio un mio spazio in cui io possa sfogarmi liberamente e dire quello che penso al 100%, senza barriere o remore, senza dovermi preoccupare se le cose che dicono piacciono o meno, se io piaccio o meno.
    Sono aperta al confronto. Voglio condividere.
    E se qualcuno che conosco arriverà a leggermi, ben venga, potrà ritrovarmi.
    Le persone cui voglio bene lo sanno e se mi ricambiano sapranno leggere quello che scrivo con occhio critico, per tutti gli altri c'è un grande mondo e un migliaio di persone. Accomodatevi.
    Forse, prima o poi, sarò io stessa ad avvisare di questo spazio. Quello sarà il segnale che mi sono totalmente liberata delle mie paure.

    In ogni caso, ho deciso di approfittare di questo spazio non solo per informare di me e della mia vita (che vita poi...) ma anche per formare.
    Sempre di più mi rendo conto che è difficile sapere ed è difficile trovare vie, modi e strade per sapere, specialmente se si ha poco tempo e poca mobilità.
    E quindi preparatevi a sorbirvi un post alla settimana che riguarda o il Commercio Equo o il Consumo Critico o la questione della Sostenibilità Ambientale e Sociale.
    Per rendere poi il tutto un pò più leggero ho deciso anche di rendervi partecipi di alcuni mie Figure di Merda. Ne faccio in media due al giorno e credo di poterne tranquillamente trascrivere qualcuna.

    Questa sono Io, gente. Ci metto la faccia e anche un pò di cuore.


    Io alla prima di Alice in Wonderland al cinema

    Seya

    PS: Proprio perchè nessuno dei miei conoscenti sa dello spazio, ritengo corretto non scrivere i loro nomi o i loro dati, da qui l'uso di pseudonimi e nomignoli (che poi sono gli stessi che uso nella vita normale). Qualora sapessero di questo blog e mi dessero il loro consenso, cambierò i nomi.

    4Sì

    giovedì 9 giugno 2011

    Ma va in Cina ..

    A dire il vero in Cina ci vorrei andare io, ma ci va mio padre.
    Parte sabato mattina alle 4 e ci libera della sua presenza per una settimana, poi torna per qualche giorno e quindi via di nuovo per gli USA, per chiudere in bellezza poi a Luglio se ne va in Russia.
    Il tutto per lavoro.
    Mi sa che quest'estate non lo vedrò molto.
    Da una parte dico "Evviva! Meno Uno..", dall'altra però le mani mi si contorcono perchè vorrei andare con lui.
    Mi sembra di essere tornata a tre anni fa, alla prima volta che è andato in Russia.
    Dovevo andare con lui ma poi non sono più partita per molti motivi e ho passato tre settimane a immaginarmi Piotr e Andreij e Natasha, e poi la Neva e San Pietroburgo,e ..  credo potrei andare avanti per un pezzo.
    In questi tre anni è andato nel grande paese molte volte e l'unica volta che potevo accompagnarlo cosa mi ha proposto? Un weekend lungo in un posto sperduto in mezzo agli Urali.
    Non sono andata (anche lì questioni dell'ultimo minuto) ma mi sarebbe piaciuto così tanto ...

    Ora è la stessa cosa.
    So già che passerò una settimana a sognare la Muraglia e i guerrieri dell'Imperatore, le sete e i tarocchi, le pergamene piene di ideogrammi e le facce di Mao.
    L'unica consolazione è che ha un ritmo serrato di impegni lavorativi in un posto mai sentito prima Qui e non avrà la possibilità di vedere la Città Proibita e dunque dovrà tornare nuovamente e quella volta ci sarò anche io.

    Per tenermi buona mi ha già promesso che a Settembre andremo di nuovo negli USA insieme e questa volta dovremmo essere in Colorado (Mai stata prima e molto curiosa di conoscere un pò l'entroterra).
    Padre lavoratore, figlia interprete.
    Non vedo l'ora.

    In compenso mia madre sta impazzendo perchè ha da lavare e stirare per un esercito e mio padre sta facendo la valigia in questo momento, iniziando di già a lamentarsi perchè non ha abbastanza magliette pulite. (Giusto perchè anche lui si è preso per tempo!)
    E lui che voleva andare via con una semplice valigia a mano perchè, tanto, è solo una settimana!
    Povera la mia mamma.

    Prima sono andata da lei e le ho esposto un paio di perplessità sul fatto che mio padre vada via da solo (!) con il suo inglese autodidatta e lei mi ha guardato fissa e ha detto:
    "Scusa, e tu quando avevi 14 anni che te ne sei andata a Londra da sola per due mesi e non hai chiamato a casa per settimane?"
    "Si, ma l'Inghilterra è qui dietro. Lui va in Cina"
    "E tu quattro anni fa sei andata in Australia. Stessa storia di Londra. Come la mettiamo? Io ormai ci ho rinunciato. Siete uguali. Gemelli in tutti i sensi, padre e figlia .. e io a casa a lavare e stirare".
    E io mi allontanai dalla cucina a capo basso.

    Che possa vedere la fine de Le Quattro Piume prima che quei due si uccidano a vicenda per una camicia non stirata?

    Seya

    domenica 5 giugno 2011

    bebé, fantasmi e peli sul muro

    Questo "Ponte" è stato massacrante, ma andiamo con ordine.

    Giovedì sera noi quattro burattinai ci siamo trovati a casa dell'unico uomo del gruppo (gay, tanto per la cronaca) a fare la sauna. Sempre per il mio brutto rapporto con il mio corpo ho storto un pò il naso all'idea ma poi mi sono ricordata che è molto importante tenersi stretti gli amici con sauna, casa gigante e fratello giovane ma carino. Scherzi a parte, questo mio amico, che per privacy sarà il Medico (studente di Medicina), è eccezionale.
    E' molto colto, anche se tende ad essere un pò drastico nella sua sete di sapere, molto carino, e difatti è il tirocinante preferito dell'Ospedale, e ha una personalità molto aperta, dolce e disponibile, anche se tende ad essere un pò ingenuo a volte.
    Insomma, è una di quelle gemme rare che è meglio tenersi stretti.
    Fatto sta che ha una grande casa in provincia di Padova, sui Colli Euganei, ed ha una sauna sufficientemente spaziosa per quattro persone. (Ha anche un pick up e due SUV, non so se mi spiego....)
    La sauna a me piace ma non la trovo estremamente rilassante, come invece fanno tanti. Mi piace maggiormente il senso di pulizia che provo dopo aver fatto la doccia, a chiusura della sauna stessa, come se da ogni poro, oltre alle tossine, uscissero germi cattivi e pensieri malsani.
    Dopo i turni di sauna, le docce e i più che necessari litri di acqua per reidratarsi, è arrivata la pizza per asporto, ordinata in precedenza e ci siamo messi a chiacchierare seduti al grande tavolo in legno, all'aperto, vicini alle viti della famiglia di lui.
    Non so come, si è arrivati a parlare di bambini e dell'avere figli. Abbiamo scoperto di avere quattro modi diversi di intendere questo argomento, profondamente legati ai nostri passati e presenti.
    C'è la Principessa che sogna la gravidanza (ha già deciso che vuole 4 figli, due per genere e che se non trova la materia secondaria, ovvero "l'uomo" della situazione, dovrò essere io LA papà!), il Medico che desidera un figlio (ma solo dopo aver trovato l'uomo della sua vita che con lui lo crescerà) ma che si è molto disilluso all'idea visto il suo orientamento sessuale ed il fatto che in Italia non avrà mai l'adozione, E che non vuole averli prima di essersi realizzata dal punto di vista professionale ed io che appoggio l'adozione in tutto e per tutto.
    Il Medico si è abbastanza sorpreso per la mia posizione ma dopo un paio di chiarimenti mi ha dato ragione.
    Per me portare avanti una gravidanza sarebbe davvero ostico e questo principalmente per colpa mia (di cui non parlerò qui, non ora almeno) ma non è ciò che mi frena. A me interessa essere più un genitore che portare avanti i miei geni. E mi piacerebbe farlo anche da sola se necessario, ma qui, ai single, non daranno mai l'adozione. Io ci ho scherzato sopra ma mi fa molta tristezza questo ostacolo.
    L'argomento poi si è sciolto con molta naturalezza e ci siamo ritrovati a guardare The Devil Wears Prada (in americano, of course) e poi via verso casa.

    Il mio ex ha pensato bene di venire in Veneto a farsi un giro per salutarci (me &amici). Esponete le bandiere a lutto e copritevi il capo di cenere XD
    Grazie al cielo è stato tutto molto tranquillo.
    Non lo vedevo da Natale ma lo sento quasi tutti i giorni per sms e almeno una volta la settimana per telefono. Siamo amici e anche se viviamo vite diverse in Regioni diverse (lui è romagnolo), riusciamo ad andare d'accordo.
    Tranne quando lui ha i ripensamenti e inizia a pronunciare frasi del tipo: "Mi manchi..", "Ho fatto un grande errore a lasciarti..", "Noi potremmo...".
    Nien, No, Niet, Nada!
    Sto tentando di rifarmi una vita, una vita in cui per lui così com'è ora, non c'è posto. Una vita in cui non c'è posto per nessuno che non si voglia adeguare. Non voglio essere di nuovo io quella che rinuncia per amore.
    Anche se parte di me prova ancora attrazione per i suoi occhi verdi e il suo atteggiamento menefreghista verso il mondo, ho posto delle condizioni.
    Se vuole che torniamo insieme deve dimostrarmi qualcosa. Dimostrarmi che non mi lascerà con una telefonata di 3 minuti e 33 secondi perchè mi vede come un'amica, che non si comporterà come un bambino quando le cosa non vanno come vuole lui, che non mi prometterà la luna per poi rubarmi le stelle.
    E non è cambiato, ne ho avuto la prova ieri sera in giro per le giostre di Padova. Questo ha rafforzato la mia decisione e convinzione, però mi dispiace perchè mi avrebbe fatto piacere che per me, per amor mio, sarebbe cambiato.
    Una volta E mi ha detto che sono una delle persone più forti che abbia mai conosciuto, io mi domando se la mia sia forza o istinto di sopravvivenza.

    Tanto per sfogare un pò tensione e per fare la brava figlia oggi sono andata a lavorare alla casa che abbiamo in co-proprietà con mia zia sui Colli Euganei.
    Mi hanno messa a dare le tinte perchè io sono quella artistica della famiglia, un pò come chiedere ad un orafo di cesellare una chiave per il portone.
    Mia zia, che è un personaggio e merita un post a parte, ha voluto darmi una mano, e della cosa le sarei anche stata grata se non avesse parlato tutto il tempo e non mi avesse rimproverato in continuazione.
    Prima regola per dare le tinte in casa: mai farlo quando la sera precedente sei tornata alle 4 dopo una partita a Risiko contro il tuo ex. Ero cotta, sono cotta!
    Mia zia, ovviamente, si è presa il rullo nuovo, il secchio più grande ed ha fatto la banda centrale del muro, lasciando a me il soffitto e le parti superiore ed inferiore dei muri. Il tutto con un rullo vecchiotto che Lei ha lavato per pulirlo e che quando è stato passato la prima volta mi ha fatto la doccia, e con un pennello nuovo che Lei non ha bagnato prima di usare, sforzandone la setola in modo che tanti bei peletti si attaccassero alle pareti.
    Abbiamo fatto solo due camere e tremo all'idea che, una volta finiti gli impianti, dovremmo occuparci di altri tre piani di casa.
    In The Devil Wears Prada c'è una scena in cui Emily, la seconda assistente di Miranda Presley, alle prese con un raffreddore allucinante, ripete a se stessa: "I love my job, I love my job".
    Io oggi ero molto "I love My Family, I love My family"....

    Seya

    Edit: la prima, ed in alcuni casi l'unica, cosa che molti mi hanno domandato dopo aver saputo che ero stata all'Arena l'altra sera è stata: "Ma la Clerici com'è dal vivo?" ... -.- ..

    giovedì 2 giugno 2011

    Lirica e Dirette Rai

    Ieri sera sono andata all'Arena di Verona per l'apertura della stagione lirica, stessa serata che è stata trasmessa in diretta su Rai 1.
    Per me era la prima volta che presenziavo ad una diretta e devo ammettere che è stato folgorante.

    Io non sono d'accordo con la politica Rai e ho smesso di seguire quasi completamente la televisione (film a parte) eppure ieri sera mi è sorto spontaneo un applauso per tutti i tecnici che ci lavorano e sputano sangue.

    La serata era una celebrazione e doveva essere la serata della lirica, in realtà è stato un cabaret! E la cosa non mi è affatto piaciuta.

    Il tutto è cominciato in ritardo a causa della pioggia, poi per fortuna il cielo è stato clemente. Cinque minuti prima della diretta arriva un tecnico e ci chiede di applaudire in modo da poter registrare tale rumore "spontaneo" per esigenze di diretta.
    Io ho incrociato le braccia.
    Per fortuna di quelli della Rai non sono tutti come me e quindi hanno avuto una bella ovazione da parte dei 16000 spettatori. Sempre per loro fortuna il pubblico era abbastanza ricettivo e quindi anche il tecnico che fa partire gli applausi non ha avuto molto da lavorare.

    Hanno presentato le opere in cartellone quest'estate con una spiegazione microscopica e poi fatto sentire le arie principali.
    La cosa è andata a mio vantaggio perchè avevo scommesso con mia madre cosa avebbero fatto sentire di ogni opera e ne ho indovinate 5 su 6.
    Hanno cantato ed eseguito il solito Va Pensiero dal Nabucco, Ma che gelida Manina dalla Boheme, La Marcia Trionfale dall'Aida, Le Jeux de Vivre da Romeo e Giulietta ed il Libiam dalla Traviata.
    L'unica che non ho indovinato è stata l'aria del Barbiere di Siviglia: avevo scommesso sull'overture, invece hanno cantato la Presentazione di Figaro.
    Devo ammettere che scenograficamente sono state tutte bellissime (a parte il Nabucco che è stato ambientato durante l'olocausto..), come esecuzione però non mi hanno fatto impazzire.
    Mia madre dice che probabilmente il contesto del "cerchiamo di avvicinare il populino all'Opera" ha fatto perdere fascino, io non la vedo proprio così.

    A me l'opera non fa impazzire, preferisco la musica classica sinfonica, ma ho una solida preparazione alle spalle proprio grazie a mia madre, eppure spesso mi piacerebbe parlare o condividere questa mia conoscenza con qualcuno con un'età inferiore ai 50 anni.
    Mi rendo conto che uno dei motivi principali per cui la gente affolla poco teatri e arene è l'ignoranza imperante.
    Peccato che l'ignoranza si possa anche sopperire, quella che non si può cambiare è la Non Voglia di Imparare.
    Quella è preoccupante.

    Rendere un avvenimento come quello dell'apertura della stagione, una cosa mediatica ha i suoi lati positivi perchè molti possono scoprire o venire a contatto con una realtà che altrimenti non vedrebbero mai, in modo molto semplice, ma ha anche i suoi lati negativi.
    Uno è il dare un'idea sbagliata dell'opera, l'altro è il decontestualizzare l'avvenimento.

    L'Opera non è facile e può risultare spesso una vera noia.
    Ci vuole preparazione per stare dietro a tre ore di spettacolo e a cambi scena e tempistiche tecniche che per noi ormai sono impensabili. Al cinema o alla televisione sembra tutto facile e semplice ma, per esempio, ieri sera per fare dieci minuti di Marcia Trionfale sono saliti in scena 300 cantanti e almeno 100 tecnici per posizionare le scenografie.
    Alla tv si è vista probabilmente la pubblicità, durante l'Opera invece avviene tutto finchè la scena è spostata in un altro angolo.
    Vorrei che l'Opera fosse più seguita ed amata ma allo stesso tempo vorrei che non diventasse un fenomeno da baraccone.

    Il problema della decontestualizzazione va invece a toccare un problema diverso: l'audience. Io sono disposta a scommettere il mio biglietto per il Romeo e Giulietta del 24 Agosto che 3/4 di quanti sono intervenuti ieri sera erano lì per Morandi o per i Modà (che hanno fatto pena!)....e la cosa è triste.
    Sul momento mi sono divertita un mondo ad ascoltare i commenti delle signore davanti a me (tutte di Modena) che urlavano a squarciagola il nome del loro amato Gianni, poi però mi ha dato sui nervi che parlassero finché Alfredo cercava di conquistare Viola.

    Chiudo invece con un'ottima cosa: ho scoperto David Garret.
    Allora, per chi non lo sapesse è un violinista virtuoso bello come il sole (per non dire figo della Madonna!!!) che combina Rock tosto con musica classica.
    Ieri sera è salito sul palco reale ed ha eseguito, nei suoi jeans strappati e maglietta verde (rossa?), Smell Like Teen Spirit dei Nirvana.....e io sbavavo (per non dire di peggio!).
    E' stato meraviglioso! Ha un carisma ed una presenza scenica mostruosa per non dire che è bravissimo!!!!!
    Ho già fatto mia la sua intera discografia e la sto ascoltando a tutto volume.

    ...devo scoprire se è eteroXDXDXD .. e se lo è non gli darò tregua!

    Seya