sabato 13 agosto 2011

L'editoria è una Mafia

Qualche giorno fa la mia Guida mi ha messo una pulce nell'orecchio e quindi mi sono informata.
L'Editoria è una Mafia. Parole sue che io non ho compreso fino a che non ho letto l'articolo "in libreria come al supermercato" di Ae (luglio 2011).
Ecco quello che ho scoperto.

Nella filiera del libro che parte dall'editore e arriva alle libreria, come spesso accade, è il passaggio intermedio, quello della Distribuzione, a mangiarsi la fetta più consistente di torta. La grande distribuzione, infatti, trattiene intorno al 50% del prezzo di copertina, senza contare i costi di produzione, Iva (4%), sconti delle librerie. In sostanza se un libro costa 10 euro, all'autore arrivano 1,20 euro.
Il problema fondamentale è che in Italia, tutti questi passaggi, sono nelle mani di pochi attori.
Cinque grandi editori si spartiscono più del 60% del mercato: Mondandori (Mondadori, Einaudi, Sperling&Kupfer, Piemme, Altro), RCS (Marsilio, Adelphi, Skira, Cioccinella, RL, Lisard, Etas, Bompiani, Sonzogno, Rizzoli, BUR), GMS (Longanesi, TEA, Salani, Corbaccio, Guanda, Vallardi, Fazi, Bollati-Boringhieri), Gunti (Dami, TCI, Nada, Ed. Scienze, Borgo, Motta, Fatatrac, Melbook), Effe (Feltrinelli).
I 2500 editori restanti si spartiscono circa il 37% del mercato.
Di fatto, poi, tre di questi mostri hanno il controllo delle principali catene di librerie e delle librerie online.
E stiamo parlando di un industria che vale 3,4 miliardi di euro l'anno.

"In questo quadro di mercato oligopolio a perderci sono soprattutto i più piccoli, editori e librai, e i consumatori, di fronte al rischio evidente di omologazione dell'offerta. E' evidente, infatti, che se una casa editrice ha il controllo sulle librerie, non farà altro che spingere in tutti i modi le vendite dei propri libri. I meccanismi del gioco, ormai, seguono logiche tipiche della grande distribuzione, più che degli operatori culturali" dice la professoressa Capelli, docente di economia delle imprese editoriali presso l'Università di Tor Vergata, Roma.

L'unico mezzo che resta ai piccoli è il volontariato. Spesso si lavora mossi da un ideale e si pubblica a prezzi stracciati, che speso consentono a malapena di coprire i costi di produzione, oppure si pubblica gratuitamente, o quasi. L'accesso di questi libri "di nicchia" alle librerie di catena resta spesso proibitivo.
Per molti la soluzione è saltare in toto la distribuzione e vendere direttamente, ma non è poi così semplice.
Quello che fa vivere i piccoli librai è la Saggistica, che spesso le grandi catene non tengono, perchè preoccupate a cercare il BestSeller.

Il BestSeller è una chimera eppure a fine mese, fatti i conti, spesso è quello che garantisce le maggiori entrate.
Feltrinelli in media deve il 15% del proprio fatturato ai libri della Top100. Ma quello che ci sta dietro cos'è?
I libri periscono in fretta. L'editoria tende a diversificare sempre di più l'offerta, stampando meno (circa 3000 cpie) ma di più titoli (circa 60000). In media un libro resta sugli scaffali per un mese, molti non ci arrivano neanche. Per avere una qualche chance di successo un libro dovrebbe entrare in modo massiccio in una libreria, magari in una di quelle orride piramidi all'entrata che il bambino di turno farà cadere addosso a te o al commesso che ti segue.
Se un libro non vende, si stamperanno altri titoli in modo che la loro vendita copra i costi di produzione di quello che non è andato. In sostanza un cane che si mangia la coda.

Il libro è un prodotto da supermercato. I libri che non vendono vengono mandati al macero perchè non è conveniente tenerli in magazzino in attesa di essere venduti.
E si perde qualità. Un esempio eclatante è Herta Muller che ha vinto il Nobel nel 2009 e fino all'anno prima era pubblicata da Keller, un minuscolo editore del gruppo Editori Riuniti.
Le vetrine delle librerie, inoltre, sono in vendita. I prezzi non ci è dato di saperli ma ogni editore ne compra una data quantità e decide che titoli mettere in bella mostra. La scelta di esporre Bruno Vespa piuttosto che James Clavell dipende solo da accordi commerciali.
E non deve sorprendere che tutti i maggiori dirigenti della grande distribuzione hanno un curriculum che vanta posti dirigenziali presso le maggiori catene di Supermarket.

Spesso ci si lamenta con i ragazzi che sono nelle grandi librerie perchè non sanno mai indicarti dove si trova il titolo che tu cerchi. Il problema che anche lui non lo sa. Spesso non ha la formazione da libraio, ma è un lavoro che fa per sbarcare il lunario, spesso non ha le competenze, ma pechè non viene data lui la possibilità di seguire corsi di formazione, spesso non può proprio parlare perchè gli hanno detto di vendere il libro X della Casa Y.
Questa è dequalificazione professionale.
E soprattutto si perde quel rapporto umano, di fiducia e scoperta reciproca, che nasce invece avendo un bravo libraio di professione e di passione.

Non pensate che i libri scolastici siano immuni da tutto questo. In quattro si dividono il mercato (Mondadori, Zanichelli, RCS e Pearson) e la famosa riforma Gelmini, ma chissà perchè?, è andata a potenziare ulteriormente la ricchezza e il monopolio di due di queste case (indovinate quali). Come lo ha fatto? Costringendo gli insegnanti a decidere che libri una classe dovrà adottare per i successivi 2-3 anni. A noi la scelta è stata passata come una diminuzione delle spesa, nella realtà le Case Editrici hanno aumentato precedentemente i prezzi e, sapendo che nei successivi tre anni avrebbero dovuto aumentare le tirature del dato libro, si sono organizzate perchè quello vengo inserito in graduatoria anche per il triennio successivo.

Ora, io non sono un'estremista.
Anche io frequento Feltrinelli, compro libri alla Giunti di Venezia e mi diverto a leggere sui divani del Melbook Store di Padova ma, leggere queste cifre e, più che altro, vedere la questione da un punto di vista che non sia quello dei giornali o della tv mi ha fatto riflettere.
Non ha senso dover girare cinquanta mini librerie per un libro semisconosciuto, quando sai che enrtrando da Rizzoli basta che ti dirigi al reparto Stranieri.
Basta che questo modo di pensare non diventi eccessivo ed imperante.
Nel magazzino dell'Usato che frequento c'è anche un'ampia sezione di libri usati che io puntualmente spulcio e compro a prezzi stracciati. E' un'attività che mi diverte e, in un certo senso, mi fa pensare che qualcosa di buono per rovinare gli ingranaggi di un mercato che non funziona, lo faccia anche io.

Seya

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