Oggi ho le scatole girate.
Ma proprio di brutto.
E sembra che nessuno capisca il concetto.
Non pretendo comprensioni e non voglio scusanti ma se non rispondo vuol dire che sto facendo la carina e non ti mando a quel paese.
Mia madre, dopo 22 anni 11 mesi 29 giorni, non lo ha ancora capito e mi ha trascinato fuori a fare spese con mio padre.
Pessima idea.
E poi si arrabbia perchè mi comporto male.
Primo: se mi fossi comporta male, non sarei venuta.
Secondo: io odio fare spese.
Terzo: se ti dico che ho le scatole girate, che mi sono svegliata male, che non ho nulla contro di te, non prenderla sul personale.
Niente.
Non impara.
Allora le conclusioni possibili sono due. O non ci arriva O ha una vena di masochismo non da poco.
Io propendo per la seconda...
Seya
Spesso davvero mi sento come se gli altri mi parlassero in una lingua che non conosco....L'importante è saper parlare la propria e che gli altri imparino la mia!
martedì 22 maggio 2012
domenica 20 maggio 2012
barche&carciofi
So co'è successo questo weekend: ieri mattina ho sentito il tg per radio, stanotte e nella serata ho sentito il terremoto. Eppure ho passato un weekend fuori dal mondo.
Immersa in due mondi diversi.
Il primo, quello dell'America's Cup; il secondo, quello della Sagra del Carciofo Violetto di Sant'Erasmo.
Due mondi antitetici ma molto piacevoli, specialmente il secondo.
Non la tiro per le lunghe, vi racconto solo una cosa.
Cugina mi ha raccontato che per l'America's Cup sono stati chiamati 90 uomini per ogni corpo, oltre a quelli di stanza a Venezia, per la sicurezza dell'evento. Intendo proprio 90 finanzieri, 90 poliziotti, 90 carabinieri..oltre a quelli di sempre.
Avete presente quanti sono?
E pensate che in caserma ci siano stati tutti?
Ebbene sì, hanno risieduto a Venezia in albergo.
A spese di chi?
Vi devo rispondere?
Io preferisco non dire nulla, ci pensa giò mio padre a bestemmiare per me. (informo solo che a Padova hanno dovuto lasciare in garage 15 macchine della polizia perchè non hanno soldi per fare manutenzione).
Vi lascio con la perla di un australiano con cui abbiamo attaccato bottone ieri.
Gara in corso in laguna.
Navette della costiera e della polizia fanno su e giù per il bacino.
A: "How many uniforms do you have here? I've never seen as much as in Italy"
S: "Everybody's like to have an uniform. It means you have power"
Passano 4 costieri in moto nave a tutta velocità facendo vedere quanto sono bravi, belli ed inutili.
A: "Do you have many terrorists here?"
Mentre a Sant'Erasmo una sagra all'insegna della quotidianità e delle piccole cose:
Seya
Immersa in due mondi diversi.
Il primo, quello dell'America's Cup; il secondo, quello della Sagra del Carciofo Violetto di Sant'Erasmo.
Due mondi antitetici ma molto piacevoli, specialmente il secondo.
Non la tiro per le lunghe, vi racconto solo una cosa.
Cugina mi ha raccontato che per l'America's Cup sono stati chiamati 90 uomini per ogni corpo, oltre a quelli di stanza a Venezia, per la sicurezza dell'evento. Intendo proprio 90 finanzieri, 90 poliziotti, 90 carabinieri..oltre a quelli di sempre.
Avete presente quanti sono?
E pensate che in caserma ci siano stati tutti?
Ebbene sì, hanno risieduto a Venezia in albergo.
A spese di chi?
Vi devo rispondere?
Io preferisco non dire nulla, ci pensa giò mio padre a bestemmiare per me. (informo solo che a Padova hanno dovuto lasciare in garage 15 macchine della polizia perchè non hanno soldi per fare manutenzione).
Vi lascio con la perla di un australiano con cui abbiamo attaccato bottone ieri.
Gara in corso in laguna.
Navette della costiera e della polizia fanno su e giù per il bacino.
A: "How many uniforms do you have here? I've never seen as much as in Italy"
S: "Everybody's like to have an uniform. It means you have power"
Passano 4 costieri in moto nave a tutta velocità facendo vedere quanto sono bravi, belli ed inutili.
A: "Do you have many terrorists here?"
Seya
giovedì 17 maggio 2012
Giornata mondiale contro l'omofobia
L'ispirazione per celebrare questa giornata di memoria e lotta mi è venuta stamane quando su FB una fan page ha iniziato a pubblicare le cialtronerie omofobe che la gente lascia sparse nel web.
Tra tante battute e frasi per cui ho deciso di mettermi a ridere, una mi ha fatto, al contrario, salire il sangue alla testa.
Questa idea che l'omosessualità femminile è un gioco erotico mi ha sempre fatto partire l'embolo, come direbbe la Littizzetto.
Dobbiamo ringraziare l'industria pornografica per questo, nessun altro. Ora io non escludo che la situazione sia effettivamente erotica però ciò non significa che due donne debbano baciarsi solo per il piacere altrui, maschile soprattutto, e che il loro amore sia finalizzato a quello.
Questa frase mi ha fatto tornare in mente un racconto non troppo lungo che avevo scritto intorno ai sedici anni e che non ho mai concluso.
L'ho tirato fuori dall'armadio (letteralmente) e l'ho riletto.
Ho pensato di ricopiare qui quello che doveva essere l'incipit della storia, senza modifiche, senza correzioni. Forse perchè la mia scrittura adolescenziale, molto meno elaborata di quella che ho adesso, mi ha fatto nostalgia e mi ha fatto sorridere. Divertente però notare come già all'epoca (parliamo di 7 anni fa) l'idea che l'amore tra due donne sia visto in chiave maschilista come erotico.
A voi.
Federica saliva le scale velocemente, come era solita fare quando aveva fretta.
Quella mattina, come molte altre mattine, portare a scuola i figli si era rivelato lungo e pieno di lacrime: Ai suoi due mostriciattoli non piaceva l'idea di passare l'intera mattinata con bambini che non conoscevano e maestre che insegnavano.
Non aveva mai capito il perche`. A lei la scuola era sempre piaciuta, anche se non era mai stato una campionessa di socialita`.
Inutile, approcciare un altro essere umano, parlargli, fare amicizia, non gli era mai risultato semplice.
Anche dopo molti anni, dopo il Liceo, l'Università, un matrimonio traballante, sembrava sempre difficile socializzare.
Suo marito Claudio era bravo.
Parlava con chiunque, di qualcunque cosa. Sembrava avesse un'opinione su tutto, sembrava sapesse vendere qualunque idea, come vendeva azioni al mercato finanziario il lunedi` mattina.
Sembrava, perche` dopo cinque anni, aveva capito che era tutto fumo.
Il politically correct era entrato nelle sue vene, aveva ingolfato le sue percezioni, annerito il suo sguardo.
Non credeva in quel che diceva ma sapeva cosa l'altro pensasse in qualunque momento, in qualunque occasione, e se lo ingraziava.
Era una dote anche quella.
Schiaccio` il tasto dell'ascensore e spostò il peso da un piede all'atro facendo attenzione a non piegare troppo la caviglia e cadere dai tacchi alti.
Sistemandosi una ciocca di capelli, giro` il capo verso destra.
Valenzia era li`, come tutte le mattine. Alla reception. Il trucco perfetto, i capelli ben sistemati, gli orecchini in tinta con la maglia etnica che sfoggiava quel giorno.
Le sorrise, sperando che per una volta la notasse.
Inutile.
Sembrava essere su un altro mondo, un mondo di consapevolezza e sicurezza di cui non faceva parte.
Lo stomaco iniziò a stringersi in una morsa. Di nuovo.
Inizio` a contare i secondi che la separavano dall'arrivo dell'ascensore, dentro al quale sarebbe stata al sicuro dalle proprie brame, i propri desideri, i propri istinto.
L'istinto animale di andare da Valenzia e stringerla tra le braccia, toccarle i capelli, sfiorarle il collo.
Baciarla.
Strabuzzò gli occhi e scosse la testa.
Non poteva fare certi pensieri. Non poteva concedersi certi sogni ad occhi aperti.
Il suo posto di donna, il suo ruolo di madre, il suo status di donna sposata sarebbero stati spazzati via e lei avrebbe perso tutto.
Sarebbe finita in un centro di accoglienza, senza un lavoro, senza i suoi figli.
Come il ragazzino che pochi giorni prima era stato pestato a sangue nella città vicina perché omosessuale.Si Era informata, aveva letto, aveva sentito il tg.
Omosessuale, finocchio, recchia, checca..
Avrebbero insultato o preso in giro anche lei? Forse l'avrebbero chiamata "lesbica di merda!".
Forse l'avrebbero semplicemente ignorata, forse l'avrebbero costretta a prestarsi a strani giochi erotici.
Claudio le aveva confessato anni prima che l'immagine di due donne che si baciavano lo eccitava moltissimo. Per lui il lesbismo era un gioco. Un gioco erotico finalizzato al suo piacere.
Non gli interessava se le due donne provavano qualcosa l'una per l'altra.
Il politically correct accettava l'esistenza dell'amore omosessuale, ma solo per quanto riguardava il suo interesse.
Sospirò pensando al bacio rubato ad un'amica quando era all'Università. Sembrava un'altra vita.
Sorrise per poi rabbuiarsi.
-Ho dei figli, per dio!- mormorò a labbra strette.
In quel momento arrivò l'ascensore ed entrò, lanciando un'ultima disperata occhiata verso la donna dei suoi desideri che, incurante del suo tormento interiore, svolgeva il proprio lavoro con cura.
Quando le porte dell'ascensore si chiusero dietro di lei, tornò a respirare tranquillamente.
Era lei stessa la prima vittima della sua omofobia.
Seya
Tra tante battute e frasi per cui ho deciso di mettermi a ridere, una mi ha fatto, al contrario, salire il sangue alla testa.
Il lesbismo non esiste.
E' solo amicizia.
Due donne si baciano solo per eccitare gli uomini che le guardano.
Dobbiamo ringraziare l'industria pornografica per questo, nessun altro. Ora io non escludo che la situazione sia effettivamente erotica però ciò non significa che due donne debbano baciarsi solo per il piacere altrui, maschile soprattutto, e che il loro amore sia finalizzato a quello.
Questa frase mi ha fatto tornare in mente un racconto non troppo lungo che avevo scritto intorno ai sedici anni e che non ho mai concluso.
L'ho tirato fuori dall'armadio (letteralmente) e l'ho riletto.
Ho pensato di ricopiare qui quello che doveva essere l'incipit della storia, senza modifiche, senza correzioni. Forse perchè la mia scrittura adolescenziale, molto meno elaborata di quella che ho adesso, mi ha fatto nostalgia e mi ha fatto sorridere. Divertente però notare come già all'epoca (parliamo di 7 anni fa) l'idea che l'amore tra due donne sia visto in chiave maschilista come erotico.
A voi.
Federica saliva le scale velocemente, come era solita fare quando aveva fretta.
Quella mattina, come molte altre mattine, portare a scuola i figli si era rivelato lungo e pieno di lacrime: Ai suoi due mostriciattoli non piaceva l'idea di passare l'intera mattinata con bambini che non conoscevano e maestre che insegnavano.
Non aveva mai capito il perche`. A lei la scuola era sempre piaciuta, anche se non era mai stato una campionessa di socialita`.
Inutile, approcciare un altro essere umano, parlargli, fare amicizia, non gli era mai risultato semplice.
Anche dopo molti anni, dopo il Liceo, l'Università, un matrimonio traballante, sembrava sempre difficile socializzare.
Suo marito Claudio era bravo.
Parlava con chiunque, di qualcunque cosa. Sembrava avesse un'opinione su tutto, sembrava sapesse vendere qualunque idea, come vendeva azioni al mercato finanziario il lunedi` mattina.
Sembrava, perche` dopo cinque anni, aveva capito che era tutto fumo.
Il politically correct era entrato nelle sue vene, aveva ingolfato le sue percezioni, annerito il suo sguardo.
Non credeva in quel che diceva ma sapeva cosa l'altro pensasse in qualunque momento, in qualunque occasione, e se lo ingraziava.
Era una dote anche quella.
Schiaccio` il tasto dell'ascensore e spostò il peso da un piede all'atro facendo attenzione a non piegare troppo la caviglia e cadere dai tacchi alti.
Sistemandosi una ciocca di capelli, giro` il capo verso destra.
Valenzia era li`, come tutte le mattine. Alla reception. Il trucco perfetto, i capelli ben sistemati, gli orecchini in tinta con la maglia etnica che sfoggiava quel giorno.
Le sorrise, sperando che per una volta la notasse.
Inutile.
Sembrava essere su un altro mondo, un mondo di consapevolezza e sicurezza di cui non faceva parte.
Lo stomaco iniziò a stringersi in una morsa. Di nuovo.
Inizio` a contare i secondi che la separavano dall'arrivo dell'ascensore, dentro al quale sarebbe stata al sicuro dalle proprie brame, i propri desideri, i propri istinto.
L'istinto animale di andare da Valenzia e stringerla tra le braccia, toccarle i capelli, sfiorarle il collo.
Baciarla.
Strabuzzò gli occhi e scosse la testa.
Non poteva fare certi pensieri. Non poteva concedersi certi sogni ad occhi aperti.
Il suo posto di donna, il suo ruolo di madre, il suo status di donna sposata sarebbero stati spazzati via e lei avrebbe perso tutto.
Sarebbe finita in un centro di accoglienza, senza un lavoro, senza i suoi figli.
Come il ragazzino che pochi giorni prima era stato pestato a sangue nella città vicina perché omosessuale.Si Era informata, aveva letto, aveva sentito il tg.
Omosessuale, finocchio, recchia, checca..
Avrebbero insultato o preso in giro anche lei? Forse l'avrebbero chiamata "lesbica di merda!".
Forse l'avrebbero semplicemente ignorata, forse l'avrebbero costretta a prestarsi a strani giochi erotici.
Claudio le aveva confessato anni prima che l'immagine di due donne che si baciavano lo eccitava moltissimo. Per lui il lesbismo era un gioco. Un gioco erotico finalizzato al suo piacere.
Non gli interessava se le due donne provavano qualcosa l'una per l'altra.
Il politically correct accettava l'esistenza dell'amore omosessuale, ma solo per quanto riguardava il suo interesse.
Sospirò pensando al bacio rubato ad un'amica quando era all'Università. Sembrava un'altra vita.
Sorrise per poi rabbuiarsi.
-Ho dei figli, per dio!- mormorò a labbra strette.
In quel momento arrivò l'ascensore ed entrò, lanciando un'ultima disperata occhiata verso la donna dei suoi desideri che, incurante del suo tormento interiore, svolgeva il proprio lavoro con cura.
Quando le porte dell'ascensore si chiusero dietro di lei, tornò a respirare tranquillamente.
Era lei stessa la prima vittima della sua omofobia.
Seya
Scommessa
Seya arriva ai suoi appuntamenti di ripetizioni sempre con un blocchetto di fogli scritti a mano pieno di esercizi da far fare ai suoi alunni.
Oggi, Marmocchio è particolarmente felice perchè ha preso 9 nell'ultima verifica di matematica (e la cosa rallegra molto di più Seya che già si vedeva seduta sul triste divano grigio davanti ai genitori di lui a spiegare perchè il bimbo non migliori nonostante le ripetizioni).
Seya gli dà il blocchetto apposito con un pò di esercizi da fare e lui parte, attento e preciso a fare i suoi conti.
Nel calcolo di un mcm si ritrova a dover calcolare 64x72.
Marmocchio inizia a storcere il naso e ad aggrottare le sopracciglia.
S: "che succede?"
M: "Shh! Lo sto facendo a mente!"
S: "Se ci riesci ti faccio ripetizioni gratis fino alla fine dell'anno"
Marmocchio annuisce soddisfatto e i due si stringono la mano.
S: "Un minuto.."
Marmocchio inizia a pensare freneticamente.
Serio.
Seya inizia a sudare freddo. Più il naso si storce, più lei vede i soldi per il viaggio a Madrid spiccare il volo e allontanarsi da lei.
M: "fatto!"
S: "Sicuro?"
M: "Sì! E' blablabla"
Seya tira un sospiro di sollievo.
Il Marmocchio ha sbagliato per un'unica cifra.
Resta comunque molto orgogliosa di lui.
Seya
Oggi, Marmocchio è particolarmente felice perchè ha preso 9 nell'ultima verifica di matematica (e la cosa rallegra molto di più Seya che già si vedeva seduta sul triste divano grigio davanti ai genitori di lui a spiegare perchè il bimbo non migliori nonostante le ripetizioni).
Seya gli dà il blocchetto apposito con un pò di esercizi da fare e lui parte, attento e preciso a fare i suoi conti.
Nel calcolo di un mcm si ritrova a dover calcolare 64x72.
Marmocchio inizia a storcere il naso e ad aggrottare le sopracciglia.
S: "che succede?"
M: "Shh! Lo sto facendo a mente!"
S: "Se ci riesci ti faccio ripetizioni gratis fino alla fine dell'anno"
Marmocchio annuisce soddisfatto e i due si stringono la mano.
S: "Un minuto.."
Marmocchio inizia a pensare freneticamente.
Serio.
Seya inizia a sudare freddo. Più il naso si storce, più lei vede i soldi per il viaggio a Madrid spiccare il volo e allontanarsi da lei.
M: "fatto!"
S: "Sicuro?"
M: "Sì! E' blablabla"
Seya tira un sospiro di sollievo.
Il Marmocchio ha sbagliato per un'unica cifra.
Resta comunque molto orgogliosa di lui.
Seya
martedì 15 maggio 2012
Quello che (non) sono
Ieri sera, come molti, mi sono piazzata sul divano, camomilla in una mano, telecomando nell'altra per vedere Quello che (non) ho su La7 con Fazio e Saviano.
Il format assomiglia molto a quello di Vieni via con me (invece delle liste, le parole), risultando comunque sufficientemente innovativo e simpatico.
Forse un po' lungo e a tratti leggermente lezioso, come se non si potesse parlare altro che di politically e morally correct, pero` sempre attento, puntuale e coinvolgente.
Fazio mi piace, Saviano meno.
Il primo fa il suo lavoro di conduttore in maniera educata, cadendo a volte nel buonismo, ma mai nel lecchinaggio; il secondo racconta le proprie storie con sorprendente profondita` e attenzione ai particolari, a volte troppo concentrato nella sua lotta contro il Clan dei Casalesi, pero` senza mai scadere nel gia` detto.
Cosa che sarebbe difficile fare visto che di lotta alla mafia si parla sempre troppo poco, soprattutto a livello nazionale.
L'unica cosa veramente stonata e` stato per me il reparto musicale.
E voi mi direte "sara` mica importante visto i temi e le parole dette", e io vi rispondo "proprio per l'importanza dei temi trattati, si potevano fare scelte meno infelici".
Elisa che mi uccide Cat Stevens, il pianista jazz (di cui non ricordo il nome ma bravissimo) che mi rende virtuosa una ninna nanna stupenda, i ballerini che si muovono su un adattamento di Sound of Silence che fa venire i brividi, e Pelu` che non ha voce.
Ma tutto si accetta quando per una volta la tv si decide a proporre qualcosa di fresco, attuale e plurale.
Ho particolarmente apprezzato gli interventi di Erri De Luca, che si conferma un autore "della vecchia scuola", di quelli che l'etimologia delle parole la conosce e non la svende, di Paolo Rossi, la cui verve comica e` sempre molto piacevole, e il duello Travaglio-Lerner che sono sempre in grado di proporre visioni diverse ma accomunate dal buon senso.
Devo dire che non mi ha fatto impazzire Luciana Littizzetto, non per le sue parole contro la violenza delle donne, ci mancherebbe!, ma per tutto cio` che ha detto prima. Sara` che seguendola sempre volentieri a Che tempo che fa e negli spettacoli a teatro, molte delle gag le avevo gia` seguite, pero` avrei preferito avesse fatto un monologo se non piu` serio, almeno un po` meno slegato.
Ultima critica al titolo.
Concordo con Mel che si dovrebbe spostare l'attenzione dal verbo avere che indica possesso, al verbo essere. E visto che non conosco De Andre` (e per quel poco che lo conosco, non lo apprezzo) non mi sento particolarmente in colpa a dire Quello che (non) sono:
Non sono irresponsabile.
Sono un Gemelli, e quindi lunatica.
Non sono paziente.
Sono curiosa.
Non sono disonesta.
Sono anglofila.
Non sono tradizionalista.
Sono un'attenta guidatrice.
Non sono un'insegnante.
Sono una scrittrice.
Seya
Il format assomiglia molto a quello di Vieni via con me (invece delle liste, le parole), risultando comunque sufficientemente innovativo e simpatico.
Forse un po' lungo e a tratti leggermente lezioso, come se non si potesse parlare altro che di politically e morally correct, pero` sempre attento, puntuale e coinvolgente.
Fazio mi piace, Saviano meno.
Il primo fa il suo lavoro di conduttore in maniera educata, cadendo a volte nel buonismo, ma mai nel lecchinaggio; il secondo racconta le proprie storie con sorprendente profondita` e attenzione ai particolari, a volte troppo concentrato nella sua lotta contro il Clan dei Casalesi, pero` senza mai scadere nel gia` detto.
Cosa che sarebbe difficile fare visto che di lotta alla mafia si parla sempre troppo poco, soprattutto a livello nazionale.
L'unica cosa veramente stonata e` stato per me il reparto musicale.
E voi mi direte "sara` mica importante visto i temi e le parole dette", e io vi rispondo "proprio per l'importanza dei temi trattati, si potevano fare scelte meno infelici".
Elisa che mi uccide Cat Stevens, il pianista jazz (di cui non ricordo il nome ma bravissimo) che mi rende virtuosa una ninna nanna stupenda, i ballerini che si muovono su un adattamento di Sound of Silence che fa venire i brividi, e Pelu` che non ha voce.
Ma tutto si accetta quando per una volta la tv si decide a proporre qualcosa di fresco, attuale e plurale.
Ho particolarmente apprezzato gli interventi di Erri De Luca, che si conferma un autore "della vecchia scuola", di quelli che l'etimologia delle parole la conosce e non la svende, di Paolo Rossi, la cui verve comica e` sempre molto piacevole, e il duello Travaglio-Lerner che sono sempre in grado di proporre visioni diverse ma accomunate dal buon senso.
Devo dire che non mi ha fatto impazzire Luciana Littizzetto, non per le sue parole contro la violenza delle donne, ci mancherebbe!, ma per tutto cio` che ha detto prima. Sara` che seguendola sempre volentieri a Che tempo che fa e negli spettacoli a teatro, molte delle gag le avevo gia` seguite, pero` avrei preferito avesse fatto un monologo se non piu` serio, almeno un po` meno slegato.
Ultima critica al titolo.
Concordo con Mel che si dovrebbe spostare l'attenzione dal verbo avere che indica possesso, al verbo essere. E visto che non conosco De Andre` (e per quel poco che lo conosco, non lo apprezzo) non mi sento particolarmente in colpa a dire Quello che (non) sono:
Non sono irresponsabile.
Sono un Gemelli, e quindi lunatica.
Non sono paziente.
Sono curiosa.
Non sono disonesta.
Sono anglofila.
Non sono tradizionalista.
Sono un'attenta guidatrice.
Non sono un'insegnante.
Sono una scrittrice.
Seya
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