giovedì 17 maggio 2012

Giornata mondiale contro l'omofobia

L'ispirazione per celebrare questa giornata di memoria e lotta mi è venuta stamane quando su FB una fan page ha iniziato a pubblicare le cialtronerie omofobe che la gente lascia sparse nel web.
Tra tante battute e frasi per cui ho deciso di mettermi a ridere, una mi ha fatto, al contrario, salire il sangue alla testa.
Il lesbismo non esiste. 
E' solo amicizia. 
Due donne si baciano solo per eccitare gli uomini che le guardano.

Questa idea che l'omosessualità femminile è un gioco erotico mi ha sempre fatto partire l'embolo, come direbbe la Littizzetto.
Dobbiamo ringraziare l'industria pornografica per questo, nessun altro. Ora io non escludo che la situazione sia effettivamente erotica però ciò non significa che due donne debbano baciarsi solo per il piacere altrui, maschile soprattutto, e che il loro amore sia finalizzato a quello.

Questa frase mi ha fatto tornare in mente un racconto non troppo lungo che avevo scritto intorno ai sedici anni e che non ho mai concluso.
L'ho tirato fuori dall'armadio (letteralmente) e l'ho riletto.
Ho pensato di ricopiare qui quello che doveva essere l'incipit della storia, senza modifiche, senza correzioni. Forse perchè la mia scrittura adolescenziale, molto meno elaborata di quella che ho adesso, mi ha fatto nostalgia e mi ha fatto sorridere. Divertente però notare come già all'epoca (parliamo di 7 anni fa) l'idea che l'amore tra due donne sia visto in chiave maschilista come erotico.
A voi.


Federica saliva le scale velocemente, come era solita fare quando aveva fretta.
Quella mattina, come molte altre mattine, portare a scuola i figli si era rivelato lungo e pieno di lacrime: Ai suoi due mostriciattoli non piaceva l'idea di passare l'intera mattinata con bambini che non conoscevano e maestre che insegnavano.
Non aveva mai capito il perche`. A lei la scuola era sempre piaciuta, anche se non era mai stato una campionessa di socialita`.
Inutile, approcciare un altro essere umano, parlargli, fare amicizia, non gli era mai risultato semplice.
Anche dopo molti anni, dopo il Liceo, l'Università, un matrimonio traballante, sembrava sempre difficile socializzare.
Suo marito Claudio era bravo.
Parlava con chiunque, di qualcunque cosa. Sembrava avesse un'opinione su tutto, sembrava sapesse vendere qualunque  idea, come vendeva azioni al mercato finanziario il lunedi` mattina.
Sembrava, perche` dopo cinque anni, aveva capito che era tutto fumo.
Il politically correct era entrato nelle sue vene, aveva ingolfato le sue percezioni, annerito il suo sguardo.
Non credeva in quel che diceva ma sapeva cosa l'altro pensasse in qualunque momento, in qualunque occasione, e se lo ingraziava.
Era una dote anche quella.
Schiaccio` il tasto dell'ascensore e spostò il peso da un piede all'atro facendo attenzione a non piegare troppo la caviglia e cadere dai tacchi alti.
Sistemandosi una ciocca di capelli, giro` il capo verso destra.
Valenzia era li`, come tutte le mattine. Alla reception. Il trucco perfetto, i capelli ben sistemati, gli orecchini in tinta con la maglia etnica che sfoggiava quel giorno.
Le sorrise, sperando che per una volta la notasse.
Inutile.
Sembrava essere su un altro mondo, un mondo di consapevolezza e sicurezza di cui non faceva parte.
Lo stomaco iniziò a stringersi in una morsa. Di nuovo.
Inizio` a contare i secondi che la separavano dall'arrivo dell'ascensore, dentro al quale sarebbe stata al sicuro dalle proprie brame, i propri desideri, i propri istinto.
L'istinto animale di andare da Valenzia e stringerla tra le braccia, toccarle i capelli, sfiorarle il collo.
Baciarla.
Strabuzzò gli occhi e scosse la testa.
Non poteva fare certi pensieri. Non poteva concedersi certi sogni ad occhi aperti.
Il suo posto di donna, il suo ruolo di madre, il suo status di donna sposata sarebbero stati spazzati via e lei avrebbe perso tutto.
Sarebbe finita in un centro di accoglienza, senza un lavoro, senza i suoi figli.
Come il ragazzino che pochi giorni prima era stato pestato a sangue nella città vicina perché omosessuale.Si Era informata, aveva letto, aveva sentito il tg.
Omosessuale, finocchio, recchia, checca..
Avrebbero insultato o preso in giro anche lei? Forse l'avrebbero chiamata "lesbica di merda!".
Forse l'avrebbero semplicemente ignorata, forse l'avrebbero costretta a prestarsi a strani giochi erotici.
Claudio le aveva confessato anni prima che l'immagine di due donne che si baciavano lo eccitava moltissimo. Per lui il lesbismo era un gioco. Un gioco erotico finalizzato al suo piacere.
Non gli interessava se le due donne provavano qualcosa l'una per l'altra.
Il politically correct accettava l'esistenza dell'amore omosessuale, ma solo per quanto riguardava il suo interesse.
Sospirò pensando al bacio rubato ad un'amica quando era all'Università. Sembrava un'altra vita.
Sorrise per poi rabbuiarsi.
-Ho dei figli, per dio!- mormorò a labbra strette.
In quel momento arrivò l'ascensore ed entrò, lanciando un'ultima disperata occhiata verso la donna dei suoi desideri che, incurante del suo tormento interiore, svolgeva il proprio lavoro con cura.
Quando le porte dell'ascensore si chiusero dietro di lei, tornò a respirare tranquillamente.
Era lei stessa la prima vittima della sua omofobia.


Seya

4 commenti:

melchisedec ha detto...

Quella frase è il tipico stupido e imbecille luogo comune del maschietto italico.
Vade retro!

la povna ha detto...

Concordo e sottoscrivo!

Amedeo ha detto...

Sottoscrivo anch'io, ma mi complimento per il racconto. Lucido. :)

seya ha detto...

@tutti: purtroppo i luoghi comuni sono molto duri a morire...


Seya