giovedì 5 maggio 2011

Once upon a time .. a girl!


No, non sarà un post sul matrimonio dell'anno. Media e giornali ci hanno già stressato abbastanza.
Solo che tra questo grande tripudio da favola di Perrault e l'ultimo post di Amedeo (Mente Miscellanea) ho perso una decina di minuti a ripensare alla mia infanzia.

Io non sono la classica ragazza tutta moda, amore e gossip e non sono neanche stata una bambina fissata con le bambole, i capelli e il desiderio di diventare mamma.
Eppure questa foto per un momento mi ha tolto il respiro.

Il mio essere bisessuale è sempre stato molto palese e più di una persona è convinta che io in realtà sia completamente lesbica (se non fosse che la mia ultima relazione è stata con un ragazzo, ma tant'è!). Questo perchè ho sempre avuto un modo di vestire molto maschile, i capelli sempre corti e sparati, la passione per i motori.
Da piccola giocavo con lego e meccano, le costruzioni erano sparse per tutta casa e ogni volta che potevo fuggivo fuori di casa a correre in bicicletta o sui rollerblade. Le ginocchia sempre sbucciate, un braccio che si è rotto tre volte di fila e una passione spropositata per il fuoco.
Non ho mai pensato che questo mi rendesse diversa dalle altre bambine e non mi sono mai sentita diversa. Perchè avrei dovuto?
L'unica persona che ogni volta che poteva (e cioè sempre!) mi faceva notare quanto fossi tutt'altro che femminile era mia nonna.
E non lo faceva con molta gentilezza.
Non importa che abbia praticato pattinaggio artistico per dieci anni, che abbia tenuto i capelli lunghi in un'eterna treccia fino ai cinque anni o che mi divertissi a impastricciarmi le mani con farina e uova.
Io ero un maschiaccio.

Ed in parte lo sono diventata ma non certo perchè da piccola smontavo le biciclette o perchè guardavo mio padre riparare la caldaia o la macchina. Ma perchè è quello che sono.
Se da piccola mi avessero chiesto se mi piaceva essere una ragazza avrei detto di no perchè ci si aspettava da me, come femmina, che mi piacesse andare a casa delle amichette a giocare con le barbie, che imparassi da mia madre a cucinare e  che indossassi un vestito almeno a Natale.
Ed erano tutte cose che odiavo e che odio tutt'ora.
Mi sembrava che i maschi fossero molto più liberi ma forse era semplicemente il fatto che potevano fare cose che a me piacevano, e piacciono ancora, e per le quali io ero ripresa e a volte umiliata.

Guardare la foto dei reali di Inghilterra mi ha fatto sorridere, non solo perchè i bambini intorno sembrano tanti putti raffaelleschi, ma anche e soprattutto perchè una parte di me ama le favole.
Non so se il loro matrimonio sia felice, ideale e romantico come ce lo vogliono vendere, so solo che per un secondo ho sperato di poter indossare un abito come quello di Kate (magari avere anche il fisico per farlo), di poter avere una corona sulla testa e ballare un valzer in una grande sala con i lampadari in vetro di Murano.

Nel video sul documentario nelle scuole elementari si chiede ai bambini cosa vogliono fare da grandi.
Cercando tra i miei vecchi quaderni ho trovato uno dei primi compiti che mi fecero fare alle elementari.
Avevo scritto che da grande volevo trasferirmi in Malesia ed unirmi ad un gruppo di pirati, volevo viaggiare su un catamarano (e lo avevo scritto giusto!) e imparare a combattere con la sciabola.

Qualcosa mi dice che stavo leggendo o avevo appena finito, per la trecentomiolionesima volta, Sandokan e Le tigri di Mompracem.

Seya

2 commenti:

Amedeo ha detto...

Che post carino! :D
Grande sentimento!

seya ha detto...

grazie XD

seya