domenica 9 dicembre 2012

fortuna

L'altro giorno, correndo per Venezia in preda al ritardo, stavo pensando a quanto sono stata fortunata nella mia vita.
Ho visto molti posti, ho vissuto molte sensazioni.
Non capisco come possano esserci persone che non amano viaggiare e preferiscono spendere i loro soldi in abbigliamento e hi-tech, piuttosto che muoversi.  Angioletto è uno di questi. Ed è uno dei nostri punti di lontananza. Io non capisco lui, lui non capisce me.
Si sorprende che io mi muova, oggi Padova, domani Venezia, poi Firenze, dunque Londra e la Spagna. Per lui sono sempre in giro.
Mi chiede come io faccia visto i costi. Poi mi mostra la camicia nuova e mi dice di essere stato fuori a cena e poi disco con Al e amici.
Gli faccio notare la differenza, eppure mi sembra non capisca.
E alla fine, eccoci qui, diversi eppure entrambi convinti di essere fortunati.

La mia fortuna, le mie avventure.

Ho visto l'alba, la prima, dalla spiaggia australiana, ho nuotato nella barriera corallina, ho vissuto la libertà di San Francisco, e mi sono immersa nella frenetica notte di Miami.
Ho odorato le spezie di Les Lafayettes di Parigi e il profumo delle rose dei giardini a Versailles.
Ho corso in giro per Londra e mi sono addormentata sulla terra rossa della Spagna.
Ho navigato per i canali di Cambridge e passeggiato lungo l'Arno, la Senna, il Tevere, il Brenta, il Danubio, il Tamigi.

Poi torno a casa e mi sento sempre più piena. Mi convinco che non potrei mai emozionarmi più di così.

Poi entro a San Marco.

Un giro veloce, una visita turistica, panoramica, molto poco seria e accurata.
Eppure sempre così profonda.

Adoro i mosaici in vetro dipino nella genesi, nell'atrio, e le tessere in foglia d'oro dell'arcata principale.
Le storie della Bibbia in perfetto ordine, raccontate in maniera intuitiva e precisa.
Prima della venuta di Cristo i simboli, dopo le figure antropomorfe.
Una moltitudine di colore, quasi mostrosa se messa a confronto con la semplicità e naturalezza della cripta, tanto bassa da costringermi a tenere la testa piegata.

Ho toccato le colonne in avorio, cesellate, del baldacchino; ho seduto sulle sedie della navata principale, ho percepito l'odore misto di incenso e cera dell'altare.

E poi la Pala d'oro, girata verso il pubblico per le celebrazioni dell'Immacolata. Le colonne. I mosaici del pavimento, splendidi giochi geometrici in marmo e pietra dura.

Uscendo ripensavo alla fortuna di poterci tornare per Natale ed assistere alla messa di mezzanotte.
Credevo che la serata sarebbe finita con quell'emozione e sono rimasta senza respiro.
Nevicava.




Seya

1 commento:

Amedeo ha detto...

Mi hai regalato delle belle emozioni. Sei stata una bellissima lettura. :-)

La cosa più bella del viaggio è lì: sai che finirà, che si tornerà a casa, ma casa tua sarà a quel punto diversa!