sabato 24 novembre 2012

Andrea

Ho volutamente lasciato passare alcuni giorni dal fatto per commentarlo.
Avrei potuto fare come tutti gli altri fatti: informarmi, farmi un'idea e lasciarla al parlato.
Stavolta ne scrivo qui.
Ho evitato l'ashtag #ioportoipantalonirosa su twetter o l'avatar total-pink su FB, ma non perchè la vicenda non mi tocchi.

Inutile che ripeta cos'è successo.
Leggete un giornale di alcuni giorni fa e saprete tutto.
Su quelli di oggi non troverete nulla, o comunque poco, perchè come tutti i fatti importanti ma scomodi, "scade" in 24h.

Non starò qui a ripetere il solito "mi spiace", il solito dito contro famiglia/amici/scuola, il solito brontolio da "non doveva succedere".

E' ovvio che mi dispiaccia e cui tutti ne sia rimasta ferita.
E' ovvio che ci siano colpe anche a livello familiare, scolastico e sociale.
E' ovvio che non sarebbe mai dovuto succedere.
Ma piangere adesso non serve a nulla. Sarebbe servito dare un sostegno prima, chiudere una pagina FB, ovvia opera di bullismo, creare un punto di sostegno per un ragazzo solo.

Piangere adesso serve poco.

L'unica vera azione che mi viene in mente è portare il mio sostegno ad altri ragazzi che mi sono vicini, dire loro "io non ti giudico, tu per me non sei diverso", e al contempo educare chi mi circonda, anche con gesti stupidi.
Girare la testa o lasciar correre chi dice "finocchio", "frocio", "ricchione" non è più tollerabile.
Educare una persona significa avere nella società una persona in meno che si sentirà libero di ridicolizzare gli altri.

Nella vicenda sembra sia implicata un'insegnante che si è permessa un'osservazione, forse neanche la prima. Ora, io non so se fosse una ripresa, un commento negativo o una battuta. In ogni cosa è un'azione scorretta.
Tu, insegnante, ti meriti un Vaffa con i controfiocchi. Sei figlia di ignoranza e il tuo voler ricoprire il ruolo di educatrice rende la tua ignoranza assolutamente miserabile.

Forse a causa della settimana "religiosa" che ho passato, mi è venuta una riflessione.
Tra le poche cose che so di Dio è che egli ci ha creato a sua immagine e somiglianza. Mi risulta inoltre che egli sia perfetto e assoluto. La somma di queste due proposizioni ha un'unica ovvia conseguenza: ognuno di noi è perfetto così come nasce.
Ma a quindici anni ci si interessa a Dio e alla perfezione?
Non lo so. Non lo ricordo.
Forse però una parola positiva avrebbe potuto fare la differenza.

Ora le cose si sgonfiano. Nessuno ne parla più.
Spero solo che non passi l'ultima versione che ho letto: sembra che il nonno del ragazzo abbia fatto delle dichiarazioni per cui il nipote non è mai stato omosessuale, era vittima di bullismo però innamorato di una ragazza.
Vorrebbe l'istigazione al suicidio con la condanna per diffamazione.

Spero non passi questa tesi perchè sarebbe come ucciderlo di nuovo.

Negare l'omofobia che è dietro alla sua morte è come negare la sua natura.
Non si può permettere.

Il nostro diritto penale non ha bisogno dell'ennesima condanna per diffamazione, ha bisogno di una legge contro l'omofobia e una prima condanna per omofobia.
E' necessaria per rimetterci al passo con tutto il mondo, per correttezza e giustizia verso il ragazzo e quanti come lui hanno perso la vita.
Ma anche per tutti quelli che sono vittima di bullismo.

La società non cambia dopo una fiaccolata.
La società cambia con un progetto chiaro e continuativo.

Ora come ora, la società, anche se mette gli occhiali, non vede l'uguaglianza ma solo la diversità.


Seya


2 commenti:

Amedeo ha detto...

Condivido.
Ho scritto poche righe ma chiare, in cui ho condensato tutto.

seya ha detto...

Ho letto..


Seya