domenica 11 dicembre 2011

Aho! Ze Nadal..

Oggi per la prima volta quest'anno ho percepito un pò di spirito natalizio.
Stavo tirando fuori alcune decorazioni per addobbare casa quando mi è venuto istintivo e spontaneo stamparmi un sorriso in volto e iniziare a cantare Jingle Bell in una lingua tutta mia che comprende inglese, francese e italiano.
Sono andata avanti a cantare (e vi assicuro, non è un bel sentire) per quasi un'ora, fino a quando mio padre mi ha chiesto di aver pietà delle sue orecchie e di smetterla di cantare, o per lo meno di abbassare il volume.
Però il sorriso non è sparito da mio volto.
Ho addobbato casa, ho acceso le luci del presepe e mi sono piazzata sul divano con il pc sulle gambe e la tv accesa su "Alle Falde del Kilimangiaro".
Non è nulla di tradizionale o "natalizio" però mi ha fatto percepire che mancano diciannove giorni a Natale, diciannove giorni alla messa di Mezzanotte a San Marco, al pranzo in casa a Venezia con la mia famiglia, allo scambio di regali e ai messaggini di auguri a tutte le ore.

A me piace il Natale.
A me piace parecchio il Natale.
Non è la mia festa preferita e non ne apprezzo gli usi e i costumi degli ultimi anni, però credo che nell'ambito familiare sia un bel momento.
Non mi piacciono gli eccessi, i regali forzati, le spese esagerate, le pubblicità assillanti; così come mal vedo la fede esasperata, la cristianità sfoggiata e la pretesa di essere tutti buoni e gentili.
Diciamocelo, il "a Natale siamo tutti più buoni" fa venire il mal di pancia.
Eppure questo non significa, almeno per me, rinunciare a fare gli auguri anche a persone che ora sono lontane, se non fisicamente almeno mentalmente. In questo periodo, per questa occasione, farei gli auguri al mio peggior nemico non per ipocrisia o scherzo, ma perchè augurare Buon Natale io credo significhi augurare a qualcuno di passare una giornata in armonia, in pace con se stessi, con un sorriso.
E sorridere fa bene.

Alla fine poi però è il periodo in cui resto maggiormente delusa e fregata.
La maggior parte delle persone che conosco odia il Natale, odia il periodo, odio la festività o semplicemente non la sente. Non è una colpa, per carità, però è triste.
Forse è triste per me, per come ho sempre visto io questo periodo, per come l'ho sempre vissuto, senza mai illudermi che le immagini dei film siano vere.
Ci sono persone che credono che il Natale debba essere festeggiato "alla grande" come si rappresenta spesso nei film e nei libri, e quando si accorgono che questo non vale nella realtà, iniziano ad odiare questa festa.
Ci sono inoltre persone che, avendo alle spalle grandi dispiaceri, non festeggiano il Natale perchè porta tristezza, porta la pessima domanda "come sarebbe se...?" e porta poi anche a far sentire inadeguati e forse un pò in imbarazzo chi crede nella magia.

Una cosa però è giusto dirla: bisogna anche sforzarsi, bisogna anche apprezzare i piccoli gesti come fare l'albero, il presepe, appendere gli addobbi, cucinare.
Lamentarsi e basta è controproducente.
Lo dicevo in settimana a Principessa che è parecchio demoralizzata per non poter festeggiare il Natale come era abituata fin da bambina, a causa di un lutto.
Era triste che la madre non avesse tirato fuori le decorazioni, che le canzoni natalizie non riempissero casa, impedendole di studiare, che non dovesse pelare le patate in vista del pranzo del 25.
Ora, io capisco che le cose d'ora in avanti cambieranno, che non si andrà più nella grande casa di famiglia tra i monti, che non ci saranno trenta persone attorno allo stesso tavolo, ma 'fiol! tira fuori quella maledetta scatola e appendi gli addobbi.
Non senti il Natale? Okay, ma ti sei pulito le orecchie? Ti sei predisposta? Ti sei preparata?
Nessuno pretende che sia facile ma bisogna pur iniziare da qualche parte.
E se lo dico, è perchè conosco perfettamente la situazione, avendola vissuta io stessa neanche molto tempo fa.

Gli angioletti fatti dalla Mamma
Che poi, non è mica detto che sia sempre necessario fare le cose in grande.
Noi pranziamo in pigiama, metà seduti sulle sedie, metà sui divani, perchè la casa di Venezia è troppo piccoli per i 3+2 che siamo, ci prepariamo con ore di anticipo per andare a San Marco e immancabilmente arriviamo all'ultimo perchè fermarsi a bere 'n cicchetto non fa male e ascoltiamo il concerto di turno, mentre mio padre si lamenta che facciano sempre gli stessi pezzi.
Non è un gran festeggiamento visto da fuori però stiamo insieme e questa è la cosa principale.
Questa sarà sempre la cosa principale, perchè essere uniti anche se apparentemente non sopportiamo è la nostra forza.
Ah, e poi le corna da renna mi stanno da Dio!



Seya

Nessun commento: