mercoledì 26 settembre 2012

carciofo mode ON

Mi sembra di essere in un posto che non mi appartiene e la domanda "che ci faccio io qui?" e` incalzante nella mia testa.

La Torre, quello che dovrebbe essere il mio rifugio per lo studio, per imparare, per prepararmi al mio mondo, mi sembra quasi minaccioso oggi.

In mensa ero seduta di fianco a Codino e poco e` mancato che gli sputassi nel piatto; entrando ho incrociato Nonno Beppe cui ho fatto un sorriso e salutato, e lui mi ha ignorata; in sala caffe` ho incrociato il Relatore cui ho fatto un cenno con il capo e questi mi ha risposto con altro cenno per poi girare le spalle.

E allora, che ci faccio qui?

Non pretendo saluti, baci e abbracci, vorrei solo un po' di..boh, educazione?
O forse sono io che non ne ho a sufficenza per parlare con queste persone. E istinti come quello che mi e` venuto prima con Codino non dovrebbero neanche passarmi per la mente, e invece mi devo sforzare di reprimerli.

La mamma me l'ha insegnata la buona educazione, me ne ha insegnata parecchia, altrimenti non si spiegherebbe perche` io sia brava nella vendita la dettaglio e nella comunicazione con i clienti. Eppure qui mi sento uno scricciolo impaurito, senza appigli e senza sostegni.
E l'Universita` non dovrebbe farti sentire cosi`.

Mia madre dice che devo essere piu` umile, io dico che devo essere un pelo piu` sicura di me e non avere sempre quell'aria intimidita e la parlantina incerta.
Quando entra un cliente da Guida alzo fiera la testa e saluto calorosa, qui abbasso gli occhi e mi mordo il labbro.

Mah, sono strana.
E confusa.

Il non poter chiudere qui il mio percorso di studi mi ha "sbarellato", termine che mi ha insegnato BimbaAstuta delle ripetizioni e che significa sostanzialmente "confuso", "cambiato i piani troppo velocemente".
Gia` mi vedevo in un qualunque paese del mondo a fare volontariato e a mangiare il panettone con le scimmie della foresta tropicale, invece sono qui, scontenta e delusa, triste e poco combattiva.
E non so se, una volta terminato questo dannato percorso, avro` ancora la voglia, la grinta, la possibilita` di partire, di decidere, di fare.
Ne possono succedere di cose in sei mesi.
Ne possono succedere in sei giorni.
Settimana scorsa ero eccitata per la probabile fine, per il weekend in Foresteria (il grande ritorno dal forno a legna), per la possibilita` di rivedere Mela, Medico e Peter Pan, ricominciare spagnolo e fare le scenografie per i Burattini; ora sono demoralizzata.
Il weekend e` stato un disastro perche` mia zia si e` sentita di nuovo male e quindi abbiamo letteralmente volato dai Colli fino a casa sua per portare assistenza e aiuto, i ragazzi li vedo ma incastrandomi nei loro impegni e nelle loro vite, e non so quanto volentieri, Spagnolo sembra non parta per la mancanza di adesioni e le scenografie fanno pena.

L'unica cosa positiva e` che ho ripreso in mano la lettura e mi sono fiondata su The Phantom Of The Opera che, per carita`, non sara` alta letteratura ma mi ha sempre incuriosito.

Vorrei avere il tempo per scrivere, per dormire, per disegnare, per vedere gente e rilassarmi. Il tempo ci sarebbe, manca la forma mentis adatta.

Probabilmente mi sto facendo piu` pare del dovuto e le mie carciofaggini mi rendono antipatica e poco socievole ma ora come ora, questo e` il mio umore.



Seya

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