martedì 21 agosto 2012

A volta ritornano....

Seya è tornata.
Inutile dire che non ne è contenta.
Da una parte perchè i ritmi presi fuori Italia sono difficili da dimenticare, un pò perchè  la realtà l'ha riportata con i piedi per terra in cinque secondi.

Padre a letto con influenza e mal di gola (più che altro stress) e zia in ospedale con sospetta colica biliare.
Ieri pomeriggio passato in sala d'attesa del Pronto Soccorso, al telefono con mia cugina che è ansiosa a livello patologico.
Ma che bello!

Dicevamo del ritorno.
Un tuor-de-force! Un pò perchè sono loca (scema!), un pò perchè sono troppo buona, un pò perchè faccio le cose senza sapere.
Mi sono beccata 18 ore di attesa in aeroporto. E ho scoperto a mie spese che l'aereoporto di Barajas non ha nulla prima del check-in. Nulla!!
Solo un bar con prezzi assurdi!
Immaginatevi me, senza ipad o pc, senza libro (tranne uno di studio...ma mi sono rifiutata!) che aspetto. Mi hanno salvato le parole crociate e il mio quaderno delle scritture.
E comunque è stata una discreta avventura anche questa. Per carità, non ci tengo a ripeterla però l'idea di avere 18 ore senza far nulla, sola in un certo senso mi piace.
Ho pensato, abbastanza. Ho scritto, sufficientemente (anche se non so quando riuscirò a trascrivere dal cartaceo all'elettronico). Ho osservato, forse troppo.

La gente degli aeroporti è tanta e abbastanza diversificata. Ci sono quelli del "io viaggio comodo" (di cui io faccio parte), ci sono quelli "ma che penseranno di me quando scendo dall'aereo", ci sono quelli "il corpo è mio e me lo gestisco io".
E altri. Senza contrare poi che ogni nazionalità diversifica queste mie categorie a modo suo e in maniera spesso pittoresca.

Un'avventura.
Un pò come quella vissuta a Manzanares.

Ieri Kàlos, quando ho dato segnali di vita, mi ha chiesto "ti senti cambiata?". Non gli ho risposto causa emergenza zia, eppure ancora adesso non saprei.
Non mi sento diversa. Mi sento la stessa Seya di sempre. Con un pò di cose in più da dire, che non dirò mai, e con un pò di coscienza in più sulle cose, che non userò perchè troppo impulsiva.
Eppure vedo alcune cose con prospettive diverse.

Mi mancano i ritmi di lì e la tranquillità del luogo, sebbene io sia al 100% un animale da città.
Non mi manca la rigida schedule quotidiana che diceva cosa fare in ogni momento del dì.
Mi manca il senso di libertà e di sicurezza che provo ogni volta che esco dall'Italia.
Non mi manca la cucina di lì.
Mi manca l'affiatamento con gli altri volontari, le nostre riunioni in 3/4 lingue (una sera avevo il cervello diviso in 4 scompartimenti e facevo da traduttrice tra uno e l'altro: italiano, inglese, francese e spagnolo...considerando che il mio francese e il mio spagnolo sono abbastanza patetici, immaginatevi che ne è venuto fuori!) e le eterne partite di carte.
Non mi manca l'isolamento del luogo, in cui non arrivava internet, saltava regolarmente la luce e spesso l'acqua del bagno non funzionava.

Non credo che lo rifarei. Eppure vorrei tornare, sicuramente nella Mancia, ma anche al centro, tanto per vedere se le cose continuano con la loro lenta pacatezza.
Lo consiglio, questo sì, perchè tanta gente ha bisogno di avere un impatto diretto con le cose per apprenderle, quindi sì, andateci!

E una cosa è certa, se già la droga non mi interessava nè entusiasmava prima, ora è decisamente fuori dalla mia vita.



Seya

3 commenti:

Amedeo ha detto...

Bentornata, Seyuccia, e raccontaci tutto!
Divertentissima la categorizzazione dei viaggiatori: io, ovvio, non sono del "io viaggio comodo" - vi detesto. -.-"

la povna ha detto...

Bentornata, cara! E invece ora parto io!

seya ha detto...

@Amé: Io ti vedo più come il viaggiatore "il corpo è mio e me lo gestisco io" XD..non mi stupirei a vederti in shorts e maglia a prendere un volo da 20 ore e poi passare il tempo a lamentarti che i pantaloni ti sono scomodi...XDXDXD

@'povna: Grazie e Buon Viaggio!!!


Seya