venerdì 17 agosto 2012

Espana (3)

Come vi dicevo, le persone che sto incontrando al centro sono le più particolari.
Le loro storie poi sono spesso quelle dei film. Sarebbero drammaticamente belle se non si leggesse nei loro occhi la tristezza che ne deriva.

Richi è un orsacchiotto, letteralmente. E' più alto e grosso di me, sembra un armadio. L'AIDS su di lui ha colpito a livello neurologico lasciandolo bloccato fisicamente (non può muovere liberamente la parte sinistra del corpo) e mentalmente. A livello mentale è un bambino di 10 anni circa.
Ha 40 anni, ne dimostra quasi 30. E conoscendolo in questo momento, quando tutto in lui ti dice che è un bambino dispettoso a cui piace stare nell'acqua e schizzarti, a cui piace fare battute e sentirsi dare del "cabron", a cui piace il colacao (la versione spagnola del nesquik) non diresti che ha alle spalle un'infanzia fatta di case famiglie sempre diverse, di problemi di droga che l'hanno portato a rubare più e più volte, di anni passati in tutte le carceri del paese e di una figlia che non vuole sapere nulla di lui.
E' solo al mondo e qui ha una famiglia.
E a volte sembra capirlo.

Antonio è schizofrenico. E' un ex marinaio che ama la libertà e il mare. Ho passato con lui moltissimo tempo nella piscina, a nuotare e gareggiare. E' dannatamente bravo.
Gli hanno diagnosticato la schizofrenia in ritardo e prima lui o altri hanno pensato bene di curarlo usando farmaci strani e siringhe non sterili. E dunque si è beccato l'HIV.
Questo sì lo hanno diagnosticato in tempo. Lui è uno dei pochi qui che è riuscito a rendere questo male cronico e dunque le possibilità di sviluppare AIDS sono meno dell'1%, sempre che segua il trattamento.
E' una brava persona anche se riservata.
Mi hanno raccontato che l'hanno scorso ha cercato di scappare dalla struttura. Ha preso un asciugamano, ci ha appoggiato le sue poche cose e lo ha chiuso a mo' di borsa, poi è sceso dalla finestra e via.
Il Prete di qui ha sentito il rumore e lo ha rincorso.
Mi immagino la scena e ci rido sopra, poi però penso a quanto deve essere doloroso per una persona che ama la libertà restare chiuso qui fino a che il trattamento di disintossicazione e reinserimento non sia completato.

Juan Pablo ha la storia più particolare, io credo.
Non ricorda molto della sua vita, sa solo che lavorava per un azienda di pulizie e faceva regolare uso di droga, da cui l'HIV. Un giorno ha avuto un incidente sul lavoro ed è finito in coma.
Si è svegliato 5 anni dopo, solo e privo di memoria.
Lo hanno portato al centro che non parlava nè camminava, ora corre e gioca nella squadra di calcio e parla per 100.
E' meraviglioso. Credo che sia il mio preferito qui, sempre ammesso che si possa fare una top ten dei chicos.

Pedro era torero. Le donne gli sono sempre piaciute e non si vergogna di ammettere di essere stato più volte con prostitute. Gli piace cantare quelle che sono le arie classiche della tradizione spagnola e nei suoi gesti spesso si rivedono quelli di un grande torero, gli piace ballare e vorrebbe visitare Granada.
L'AIDS gli ha tolto un occhio e ora un grande cerotto lo fa sembrare un pirata, e gli ha bloccato una gamba costringendolo all'uso di un bastone.
Ha due figli, ormai grandi, che non vogliono sapere nulla di lui. Anni fa ha fatto in modo che i suoi soldi andassero a loro ma questi hanno rifiutato. Lui però, testardo e convinto, ha fatto in modo che alla sua morte, tutti i suoi averi finiscano ai nipoti, di cui sa l'esistenza ma di cui non conosce i nomi.

....e come loro ci sono altre 28 persone qui.
Tante. Troppe, forse.
Quasi a voler ricordare che le vite sono tante ma che la fine è una sola.



Seya

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