sabato 23 luglio 2011

e si volta pagina

Ieri la Bottega in cui facevo volontariato ha chiuso e si è trasferita in un'altra zona della città.
Ho addosso una tristezza incredibile.
Tristezza dovuta al trasferimento in sè, alla gestione della bottega nell'ultimo periodo che ha allontanato tanti volontari e clienti affezionati, alla sensazione che qualcosa di magico è finito e non c'è possibilità di recuperarlo.

Ero arrivata in quella bottega da due anni dopo averne passati altrettanti al magazzino centrale, a cui torno ora. All'epoca la gestiva quella che ora è la mia Guida e subito c'era stata grande antipatia per me nei suoi confronti, dovuta soprattutto al suo carattere espansivo e alla sua estrema affabilità. Buone doti, ma per una ragazza di vent'anni chiusa e molto introversa, era come avere a che fare con un mostro.
Eppure ha saputo prendermi.
Non mi ha costretto a nessun lavoro che non avrei mai fatto, come ad esempio la cassa ed il rapporto diretto con il pubblico,  e mi ha fatto ragionare su cosa significa far parte di una Cooperativa e vendere Commercio Equo e Solidale.
Mi ha dato una bella svegliata, tanto che non so come, sono veramente finita a fare vendita diretta e sono risultata estremamente portata e capace.
Ho scoperto in me caratteristiche che non credevo di avere e sono in poco tempo diventata una delle colonne pensanti della bottega e del gruppo volontari.

Questo però non a tutti piace e la politica repressiva attuata contro Guida, ha anche me e altri volontari sulla mia stessa onda tra le sue vittime.
Il problema è l'essere volontari pensanti e non pecore che, senza porsi domande, fanno tutti i lavori necessari.

Spesso lo si dà per scontato. Si crede che fare volontariato significhi aiutare questa o quella organizzazione e, tutti amici, tutti contenti, si crei un bel gruppo. Non è esattamente così.

Si inizia a far volontariato per ragioni molto diverse tra loro e in ambiti molto diversi tra loro, ma ci sono due correnti di pensiero: Il Volontariato Attivo e il Volontariato Passivo.
Io porto avanti quello attivo, e ci credo fermamente, perchè ho bisogno di sapere perché faccio le cose, in nome di cosa e che risvolti ha tutto ciò. Altri si accontentano di fare il loro turno settimanale perchè ormai così si sono abituati e non si fanno troppe domande, ma ascoltano e seguono gli ordini del gestore di turno.
Ci sono pregi e difetti in entrambi i gruppi ma a quanto pare la mia cooperativa preferisce il volontariato passivo.
Problemi loro!
Io, finché non raggiungo un grado di saturazione tale da impedirmi di andare, continuerò a porre domande e questioni, e magari a mettere la pulce nell'orecchio a qualche altro volontario. Così, tanto per farmi odiare un pò di più!

Però ieri, quando sono entrata nel negozio praticamente spoglio e ho visto le pareti dipinte con coloranti naturali arancio e giallo, mi è venuto un groppo allo stomaco. Mi sembrava che quelle mura, in cui mi sentivo molto bene e protetta, fossero improvvisamente diventate nude e spoglie e non mi abbracciassero più.

Non so se metterò mai piede nella nuova bottega. La curiosità c'è ma la delusione che tutta questa situazione mi ha provocato è molto forte.
Forse lunedì, per l'inaugurazione, vedrò di passare ma di certo non ci saranno né un sorriso sul mio volto, né una lacrima sulla mia guancia.

Seya

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