mercoledì 25 gennaio 2012

seriousness of the third year

Martone ha dato degli sfigati a quanti si laureano a 28 anni.
Per carita`, non e` una bella cosa da dire, pero`, io dico, ha proprio tutti i torti?
Certo, ci sono casi e casi ma alla fine il succo della questione non e` mica sbagliata, e non capisco tutto questo scatenarsi contro chi ha semplicemente detto la verita`.
Da anni si parla di meritocrazia e di dare maggior spazio alle eccellenze d'Italia, e se lo diceva una che, non riuscendo a laurearsi in Lombardia (o dovunque lei fosse), e` andata a discutere la tesi a Reggio Calabria (con tutto il rispetto per l'Universita` di Reggio Calabria) e vantava una grammatica italiana degna della pubblicita` della Dash, allora possiamo anche iniziare a pensare che qualcosa di vero ci debba essere.
Non bisogna generalizzare.
Laurearsi a 28 anni, senza fare masters o stages, ne` lavorando, e` veramente da sfigati pero`..

Pero` io qui sono punta sul vivo.

Un po` per il mio stramaledetto orgoglio che, spesso e volentieri, mi ha fatto sbagliare strada e prendere delle grandi cantonate, un po` per la mia situazione.
Ok, tra 5 esami mi dovrei laureare alla Triennale e non ho intenzione di fare la Specialistica, non subito almeno e, sicuramente, non a Padova, pero` sono un anno fuori corso.
E la cosa mi pesa.
Mi pesa tantissimo.
Mi pesa specialmente vedendo amici e conoscenti laurearsi e farcela prima di me.
E mi fa ancora piu` rabbia sentire la gente lodarmi quando dico di studiare Matematica a Padova che, per chi non lo sapesse, (qui)  e` una delle facolta` migliori e piu` difficili d'Italia. Non per la lode in se`, per carita`, ma per l'implicita e, per alcuni, ovvia conseguenza che io sia un genio.
Non lo sono.
Ho passato una vita a sentirmi realizzata solo a livello scolastico e ci sono stata malissimo (specialmente durante le scuole medie). Ora ho una consapevolezza diversa di me e voglio essere apprezzata come persona, non solo come studentessa.
E uno che e` una pippa a scuola cosa dovrebbe essere? Un reietto?
E' giusto lodare la meritocrazia, ma questo non significa denigrare chi non ce la fa.
C'e` un sacco di gente, ci sono moltissimi ragazzini (e molti di questi vengono a ripetizioni da me) che non hanno un briciolo di logica fisico-matematica ma non per questo sono dei disperati senza futuro.

Ma il post non vuole essere una lamentela del tipo "oh, me misera! Oh, te tisera..".

Andare male a scuola, non riuscire "in tempo" negli studi e` una caratteristica tipica di tutte le epoche e di tutte le eta`.
La maggior parte dei grandi personaggi dei romanzi ottocenteschi sono ragazzi in piena crisi ormonale, con grandi sogni di gloria e un pessimo rendimento. E infatti le scene tra gli istitutori e i ragazzi sono degli autentici capolavori di ironia e comicita`.
Perche` per loro questo non rendimento e` segno di patetico (pathos!) e romantico stile di vita e per i ragazzi di oggi e` segno di asineria?
O forse e` solo la nostra rilettura postuma a prendere queste caratteristiche? Siamo noi che, ritrovandoci in questi birboni, li difendiamo a spada tratta?
Eppure nessuno darebbe a Yanez, a Holden Caulfield, a Victor Frankenstine dello sfigato.
O forse lo farebbe lo studente inteligente ma pigro, sveglio ma sbruffone che siede all'ultimo banco e guarda fuori dalla finestra mentre la Professoressa spiega.  Perche` lui e` forte e intraprendente e ha capito il tal personaggio meglio di chiunque altro.

E le stesse cose si potrebbero dire per il copiare durante un compito, aspettare i suggerimenti durante un'interrogazione o il bigiare.
Ora la polemica e` questa, domani sara` un'altra.
Quindi, per favore, possiamo lasciare a chiunque la possibilita` di dire la sua ed evitare polemiche inutili?



Seya

2 commenti:

la povna ha detto...

Il problema non credo che sia il contenuto sottinteso dell'affermazione del vice ministro, ma appunto quell'aggettivo (sottinteso). La frase in sé e per sé manca di analisi e come tale è vuota. E soprattutto, se questo è un dato nazionale dell'università italiana (lo è) bisogna comprendere che la questione non si risolve dando solo responsabilità ai singoli, ma facendo delle analisi sistemiche. Almeno credo.

seya ha detto...

@ povna: Si`, sicuramente se la gente che frequenta l'Universita` non si sentisse come se non avesse un futuro, la motivazione sarebbe maggiore e quindi il numero di laureati in ritardo sarebbe migliore...manca tanta motivazione..
E purtroppo lo Stato e il mondo del lavoro sono al centro di questa crescita di motivazione


Seya