lunedì 29 ottobre 2012

il senzatetto

Oggi sono andata da Zia per pranzo, nonostante l'ora abbondante e i 2 autobus necessari per giungere a destinazione.
Tornando indietro, seduto in bus, mi è successa una cosa strana.
Guardavo fuori dal finestrino, nelle orecchie la musica a tutto volume, occhiali da sole Route 66, la città che scorreva di fronte a me.
L'autobus si ferma per un semaforo rosso e i miei occhi catturano un senzatetto, seduto sul marciapiede. Barba bianca e lunga, giacca autunnale logora, bastone per camminare mollato in mezzo alla strada forse per attirare meglio l'attenzione.
Il cappello, a terra, conteneva pochi centesimi.
Muoveva la mano callosa e supplicava quanti entravano ed uscivano dalla palestra o dal bar vicini per avere qualcosa.
A un certo punto sembra notarmi. Alza lo sguardo verso di me, si porta la mano alla fronte e la muove in segno di saluto militaresco. Poi mi sorride.
Non ho potuto far altro che sorridergli di rimando e alzare la mano in un amichevole "ciao-ciao" quando l'autobus è ripartito.

Ci sono rimasta male. Sorridevo, cercando di apparire fiduciosa, eppure mi sentivo triste.
Una parte di me urlava di scendere e dargli quel poco che avevo in tasca, un'altra parte mi ricordava quanto letto sui giornali e sentito in giro, riguardo la "mafia dei senzatetto".
Persone con pochi scrupoli e ancora meno remore, infatti, porta i senzatetto o i disabili fisici in giro per la città, li costringe a sedere sul marciapiede per un'intera giornata, ruba quando guadagnato, in cambio, si spera, di un tozzo di pane e un posto per la notte.

Eppure forse quello che ho avuto di fronte non era del giro.
Ma non lo saprò mai perchè, anche se tornassi lì domani, non lo troverei.
Forse la cosa più intelligente da fare sarebbe stato fermarsi al primo bar/market, comprare panino e acqua e darglieli. Quelli sarebbero stati suoi sicuramente.

Mi sento ancora triste e mi sembra che le scemenze della giornata e le futilità da cui sono circondata siano ancora più inutili.
Non so se sia una reazione normale oppure io la stia sopravvalutando.
So solo una cosa.
Mia madre, quando mi comporto male, ha l'abitudine di chiamarmi per nome scandendo bene ogni singola lettera e aggiungere un drastico "vergognati", per poi partire con la tiritera di turno.
Quel vergognati lo sento ancora nelle orecchie.
Eppure quello che so è che solo quando avrò perso la mia umanità e la mia compassione dovrò veramente vergognarmi.


Seya

2 commenti:

Amedeo ha detto...

Non sei sola. Credo che siamo in molti.
A me è capitato più di una volta di provare una profonda tristezza e un profondo senso di copa. Che cittadino e che persona sono?
Penso, però, che servirsi in colpa non serve a nulla. Anche se ne aiutassi uno ce ne saranno sempre altri che non ne hai aiutato; se ne aiuti uno un giorno, gli altri giorni? Ciò che possiamo fare è fare tutte le volte che possiamo/vogliamo.
Es. Per settimane ho fatto la stessa strada per andare a lavoro. Sempre nello stesso punto un senzatetto dell'est. Abbiamo cominciato a salutarci ogni mattino, e così fino all'ultimo giorno.
Voglio pensare che già questo piccolo gesto faceva per lui la differenza.

seya ha detto...

gia`, l'unica e` convincersi che piccoli gesti come un saluto o un sorriso bastino.

Seya