giovedì 21 aprile 2011

le donne reggono il mondo

Da quattro anni a questa parte ormai collaboro come lavoratrice-volontaria in una cooperativa di commercio Equo e Solidale.
Ogni anno il nostro fornitore principale fa sua una ematica, suo un problema, sua una visione del mondo.
Quest'anno tocca alla figura della Donna come lavoratrice.
Il problema di cui si parla e che si cerca di risolvere è quello della discriminazione lavorativa e del lavoro sommerso, quello che tutti definiscono lavoro nero, ma che per le donne spesso si tinge di rosso, come il colore del sangue che spesso accompagnano violenze e torture.
E di fianco a racconti di orrore e tortura, ci sono storie di donne che ce l'hanno fatta. Che si sono risollevate e si sono date da fare fino a diventare determinanti nelle zone dei paesi che le hanno viste crescere.
Ed è divertente, o ironico, vedere come sia più "facile" (non è l'aggettivo adatto ma al momento è l'unico che mi viene) diventare produttrice di tè su scala mondiale in una zona poco conosciuta dell'India che non diventare ricercatrice all'Università di Padova.
La cosa migliore è, una volta tanto, sentir parlare di donne come lavoratrici e non come madri, casalinghe, veline, bambine, femmes fatales, mangiuomini, suore..., e il non sentir neanche pronunciare tali stereotipi.
Durante una delle conferenze si è alzata una signora un pò impettita ed ha chiesto come facesse la produttrice indiana a far coincidere il suo essere "imprenditrice" con il suo essere madre e moglie, specialmente in un paese come l'India.
La produttrice è stata fantastica e ha zittito la signora ricordandole poche semplici cose.
Essere indiana è per lei un onore, oltre che un dato di nascita, e non si è mai sentita discriminata nel suo paese come donna.
Essere "imprenditrice" per lei non ha un significato particolare.
Le terre che lei gestisce per conto dei villaggi che glieli hanno dati sono la sua casa e dunque prendersi cura di loro e farli fruttare e fiorire al meglio, non è più difficile e pesante di fare il letto la mattina.
Essere madre e moglie è la sua gioia e non le costa nulla.
Ha inoltre aggiunto che avere una visione così stereotipata e per scompartimenti della donna, dà dimostrazione di un'ignoranza così profonda che rasenta l'imbecillità.
Inutile dire che da ora in avanti comprerò il suo tè piuttosto delle bustine del supermercato


http://www.altromercato.it/it/altromagazine/marzo-2011


Seya

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