Io scrivo.
E per "io scrivo" intendo che mi siedo davanti al pc oppure su una panchina, per terra, in bus, in uni con il mio quaderno, e scrivo.
Scrivo racconti, storie, fanfic, riflessioni.
Scrivo ma non pubblico.
Sebbene esistano moltissimi siti di scrittura amatoriale, molti che io stessa seguo, non pubblico. Non mi viene naturale, non mi viene istintivo.
E poi c'è sempre il timore e l'idea del "non sono abbastanza brava", anche se leggendo in giro, ci sono sempre più scrittori e scrittrici ragazzini che non conoscono la consecutio temporum, che bravi autori.
Forse prima o poi pubblicherò qualcosa, forse addirittura qui. Vediamo.
Questa passione è nata dall'invidia.
Quando ero piccola, mia cugina (7 anni più grande) scriveva e partecipava a racconti letterari. Mi faceva leggere le sue cose, mi teneva informata sulle sue prove, mi rendeva partecipe delle trame e delle situazioni e questo non per gentile rapporto tra cugine (non solo) ma anche perchè, avendo io sempre letto moltissimo e da subito, sapevo darle le citazioni migliori e le impressioni più serie, anche se molte cose non le capivo.
E, preda della più infantile smania di imitazione, ho scritto anche io.
All'inizio cose stupide, che pretendevano di essere più adulte e serie di quanto potessi essere capace, poi cose più ragionate.
Ora ho in piedi una saga. Una storia familiare, lunga e complicata, quasi ottocentesca come struttura, nata mentre leggevo i Buddenbrook di Mann, ormai quattro anni fa.
Nella mia mente dovrebbero essere otto storie lunghe, una per i genitori, e una poi per ogni figlio.
Ebbene sì, sette figli di cui due coppie di gemelli.
Giusto, proprio perchè io conosco i rapporti tra fratelli! Come no!
Due le ho già concluse e di una in particolare sono estremamente soddisfatta, altre due le sto scrivendo, un'altra è già pronta nella mia mente.
Inoltre ognuno dei sette racconti vuole parlare e raccontare di uno dei sette peccati capitali, sempre perchè io sono un'esperta in materia.
E ovviamente il tutto non è ambientato in Veneto o per lo meno in Italia, no. Neanche a Londra, che ormai potrei quasi dire di conoscere. No.
Il tutto è ambientato a New York, città in cui ho trascorso solo due giorni!
A volte mi chiedo che cosa io stia facendo. Mi imbarco in imprese intricate e vagamente titaniche con situazioni che non conosco e realtà che non ho vissuto.
Eppure se tutti gli scrittori della storia avessero scritto solo di cose che conoscevano, la maggior parte dei romanzi che esistono non avrebbe visto la luce.
Ma ormai non posso lasciar perdere, dovessi metterci anni e anni. Le storie di Kei, Gen, Evgeni e Miki mi hanno completamente assorbito.
Seya
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